Capitolo 22

13.2K 741 46
                                    

Pov Julya:

Rimasi seduta sul tavolo, mentre lui era di spalle. Era rimasto fermo, come bloccato dalle mie parole. "Fuggirai da me."
Per un attimo la mia mente si ricordò delle sue parole. Mi affrettai a scendere, mettendomi davanti a lui. Sembrava triste, o forse no. È strano che nessuna emozione si mostri sul suo viso, è difficile poter leggere qualsiasi tipo di emozioni.
«Non andartene da...» ricordai questo dettaglio importante.
-Nel senso: sai, l'università? Cioè, vorrei continuare con gli studi. È per questo che cerco di avere la media alta; se riesco posso prendere una borsa di studio-. Mi affrettai a dire, mentre la mia mano si posò sul suo braccio nudo.
-Sì, l'università- disse confusamente, prima che i suoi occhi tornassero a posarsi su di me.
-Sì, solo per l'università.- Dissi, provando a fargli capire che non sarei fuggita per colpa sua.
-Va bene. Se sei pronta ti accompagno.- Sussurrò allontanandosi da me, per dirigersi di sopra.

«Stupida, imbecille. Ma pensare prima di parlare, no?» iniziai a sbraitare contro me stessa per le parole dette, una volta rimasta da sola. Me lo sentivo, oggi sarebbe stata una giornata di merda.

-Sei pronta?- chiese, una volta scesi tutti e due giù.
Io mi chiedo: come fa ad essere sempre dannatamente perfetto, ànche con un jeans strappato, una t-shirt bianca e con i capelli spettinati. Come? Feci un sorriso, dando un occhio al mio aspetto.
Felpa con un orsacchiotto, jeans neri, e le mie converse che stanno pregando di lasciarle morire in pace.
« Una ragazzina » mi ricordò la mia vocina, prima di alzare gli occhi al cielo, sotto il suo sguardo sorpreso per quel mio gesto.
-Sì, pronta!- presi il cappotto per via del freddo.
Quando raggiungemmo il Butch, lui si fermò. Sembrava che volesse dirmi qualcosa.
-Julya, io non ci sarò oggi. Tornerò domani, forse. Ti lascio le chiavi.-
-No!- lo fermai, sorpresa di quello che mi aveva appena detto.
L'altro giorno mi aveva detto che i suoi week-end li passava a Las Vegas. Ma non pensavo che ..
« È un uomo, e tu non sei nessuno per lui ». Ho già detto che odio la mia vocina? Beh, ora se potessi la strozzerei. Sapevo benissimo che era un uomo, che non poteva stare dietro a una ragazzina.
Ma non pensavo che facesse così male sapere che quelle labbra si sarebbero posate su un'altra donna. Che i suoi occhi avrebbero guardato qualcun'altra.
Strinsi di più le mani, cercando di trovare un dolore più forte per farmi dimenticare quello che stavo provando ora. Tolsi la cintura per scendere velocemente, ma la sua mano mi fermò. Rimasi di spalle, perché sapevo che se avessi visto il suo viso, i suoi occhi, mi sarei persa. Io avrei abbandonato la mia corazza e gli avrei mostrato l'effetto mi fa.
-Julya- mi chiamò.
- Daniel, non mi devi nessuna spiegazione, sei un uomo libero. Io torno a casa mia. Poi, forse, quando tornerai...-provai a dire, ànche se dentro di me non ero sicura che sarei tornata a stare da lui.
-Devi tornare per forza, sei sotto la mia tutela.- Rispose, mentre la delusione si trasformò in rabbia. Era già la seconda volta che me lo rinfacciava, ma ora basta!
Mi voltai verso di lui e i miei occhi si posarono sui suoi.
-Basta! Continui a rinfacciarmi sempre la solita cosa. Ti ho già ringraziato, ànche se ora incomincio a pentirmene. Avresti dovuto farmi portare via, sarebbe stata la cosa migliore, così non avresti avuto la ragazzina tra i piedi. Se devi rinfacciarmelo ogni volta che apro bocca, è meglio che me ne stia a casa mia.- Dissi, prima di aprire la portiera della macchina.
-Ah, io non fuggirò perché scoprirò qualcosa di te che dovrebbe farmi fuggire. No, io fuggirò perché tu continui ad allontanarmi.- Dissi sbattendo la porta, e andando verso il locale.

Furiosa!

Sì, ecco in che stato sono in questo momento. Pensa davvero che sarei rimasta in silenzio ad aspettare che lui decidesse cosa fare o no? Si sbaglia! Sarò anche una ragazzina, ma so cosa voglio.
« E cosa vuoi? »
-Taci, ti odio!- mi ritrovai a dire, mentre un cliente mi guardava in mal modo.
Feci un piccolo sorriso, prima di tornare verso il bancone dandogli le spalle.

Cosa voglio? Voglio lui. Voglio che mi guardi dimenticandosi la nostra differenza di età.
Vorrei che le sue labbra sfiorassero ancóra le mie, mentre le nostre lingue facessero quei giri da far venire il mal di testa. Voglio sentire quella scossa, quelle farfalle dentro allo stomaco che mi fanno sentire viva. È questo che voglio, ma non posso averlo..

 È questo che voglio, ma non posso averlo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
ETKEN - l'ultimo Principe Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora