trenta

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The story never ends (Piano Version), Lauv

«Non credevo saresti venuta.» Callie lo dice con un sorriso e non come un rimprovero, come una mancanza di fiducia nei miei confronti. Sta semplicemente imparando a conoscermi.

«E invece...» le rispondo scrollando le spalle, ma lei si rende conto che c'è qualcosa di più.

Ho lasciato l'appartamento di Harry stamattina, mentre lui dormiva ancora, come qualcuno che ha commesso un errore irreparabile e che non voleva affrontare la realtà. Mi sono sentita egoista nel farlo, perché continuo a fuggire nonostante io lo abbia sempre ritrovato dall'altra parte del burrone. Mi chiedo se comportandomi in questo modo lo stia sfinendo portandolo a non aspettarmi più da quella parte. Sono consapevole di allontanarlo così facendo; è quello che faccio con tutti.

«Aspettiamo di avere lo stomaco pieno, che ne dici?» continua Callie, perché ormai sa. Tuttavia mi concede i miei tempi, non mi mette mai nessuna fretta né mi fa sentire sotto pressione, come se fossi sempre in corsa e a corto di fiato. Callie mi concede delle pause per respirare, per prendere una boccata d'aria e ricominciare a camminare prima di poter accelerare.

Annuisco, poi le sorrido consapevole e un po' più sicura, certa del fatto che in lei avrei trovato quella sicurezza e quella forza che al momento non sento di avere. Con lei è stato così sin dal primo momento, anche se non me ne sono resa conto subito. Forse lo sapevo, ma la paura di ritrovarmi di nuovo con un pezzo di cuore nelle mani di qualcuno che non lo meritava mi ha portata a mettere le mani avanti per permettermi di ripararmi se ne avessi avuto bisogno. Spero tanto di non averne con lei.

Il cappuccino che ho ordinato mi scivola davanti insieme al timido sorriso del cameriere che ci serve solo pochi minuti dopo le nostre ordinazioni. Callie invece gli va incontro non appena lo vede impacciato, allunga le mani e prende il suo tè dal vassoio. Lo ringrazia da parte di entrambe.

La schiuma del cappuccino mi bagna tiepidamente le labbra, ed è un leggero tintinnio quello che scaturisco poggiando la tazza sul piattino.

«Hai qualcosa negli occhi, Mia» inizia Callie osservandomi con un sorriso. Lei osserva sempre a fondo, non si ferma mai soltanto a guardare. Ha gli occhi talmente grandi che riuscirebbe a vedermi anche se fossi lontana anni luce da lei. «So che le cose non stanno andando bene, ma hai una luce che non passa inosservata. Brilla e desidera solo di essere alimentato alimentata.»

Io la guardo non potendo più nasconderlo, e non è neanche quello che avrei fatto. Dentro mi sento così, pero non ero sicura lo si notasse anche da fuori o che qualcuno a parte Eve potesse rendersene conto.

«Non lasciare che si spenga e non sforzarti affinché lo faccia solo per la paura» mi anticipa ancora, perché io non so bene cosa dirle, da dove cominciare. Non so se sono in grado di individuare il momento in cui tutto è cambiato e quello in cui il centro si è spostato.

«Non sono sicura di avere paura» rispondo con un filo di voce. Non sono capace di credere neanche io alle parole che ho appena pronunciato. Sono terrorizzata perché vorrei aggrapparmi a quella luce per sempre e lasciarmi guidare da lei, ma se mi lasciasse cadere?

«Ha un nome?»

Annuisco con la tazza tra le mani. Non riesco ad evitare di sorridere mentre lo dico. «Harry.»

È così che comincio, partendo e finendo con il suo nome. A Callie racconto tutto. Le dico di mio padre e di mia madre, delle parole di Evan, della lettera di Eve e di Nina, del modo in cui mi ha distrutta, frammento dopo frammento. Le parlo di Darlene, di Matt e delle mie abitudini, dell'università e del lavoro, fino ad arrivare a Harry e al modo che ha di capirmi e di trovarmi, di afferrarmi delicatamente ogni volta che mi sembra di stare per precipitare come la scorsa notte.

𝐔𝐓𝐎𝐏𝐈𝐀 [𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐒𝐭𝐲𝐥𝐞𝐬]Where stories live. Discover now