Pericolo in autogrill (parte prima)

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Il ticchettio delle dita sulla scrivania accompagnava Damiano da molto tempo: era nell'ufficio di Edoardo da almeno mezz'ora. Si alzò con un sospiro e si avvicinò alla finestra. Le macchine sfrecciavano veloci e, insieme alle insegne, erano le poche luci di una serata da dimenticare. In quella mezz'ora aveva avuto tempo di rivivere tutti i momenti passati quel giorno: da quando aveva rubato il documento a quando Edoardo l'aveva salvato. Il suo arrivo era stato un vero e proprio miracolo. Forse senza il suo intervento Damiano non sarebbe lì, rinchiuso in un ufficio in attesa di poter parlare con Becchi. Avvicinò le dita alle labbra e si appoggiò al muro: aveva rubato un documento molto importante e ora ne doveva pagare le conseguenze. Era stato sciocco: avrebbe potuto trovare un altro modo per incontrare Dark Rose, ma ora non era quello il problema. Rimase a fissare inerme il mondo fuori da quella finestra: Elisabetta era là, chissà dove, senza nessuno che potesse aiutarla. Damiano aveva messo in pericolo la sua vita. Strinse la mano destra in un pugno sempre più intenso: se fosse morta, la colpa sarebbe stata sua. Il suo grande amore sarebbe scomparso a causa di uno stupido piano, di una sciocca volontà di scrivere un articolo scomodo. Ancora una volta aveva prevalso la sua ambizione. Elisabetta gli aveva sempre detto di stare attento e di non lasciarsi trascinare in situazioni più grandi, ma lui ci era sempre cascato di nuovo.

La porta si aprì e apparve Edoardo. Il suo viso era stanco, ma severo.

Il giornalista camminò nella sua direzione: "Ci sono delle novità?"

Il poliziotto gli intimò di sedersi e Damiano obbedì.

Edoardo prese una sedia e la avvicinò al suo interlocutore: "Vedi, hai commesso un grave reato. Certo, non hai ucciso, però ti sei impadronito di un documento riservato in un commissariato di polizia. Non è come rubare le caramelle al supermercato, capisci?"

Damiano esclamò: "Non m'importa di quello che mi succederà! Voglio vedere Elisabetta: sai dove si trova? Hai interrogato Dark Rose?"

Il poliziotto pose alcuni fogli sulla scrivania: "Ci sta pensando il mio capo. È da mezz'ora che sta parlando con lei, ma quella donna ha negato quasi tutto. Ha ammesso di essere Dark Rose, ma non vuole dire né il motivo dei furti né dove si trovi Elisabetta."

Il giornalista si alzò: "È furba! È possibile che tu non sappia qualcosa in più su di lei?"

Il poliziotto guardò Damiano girare nella stanza: "Si chiama Maddalena Crispino, è nata il 10 dicembre del 1984 a Trapani. La madre gestiva un grande negozio di fiori ed è morta qualche anno fa. Ora la figlia possiede due case: una vicino a Mestre e una nel centro della città. La prima è quella in cui ho eseguito l'arresto, l'ha ricevuta in seguito a un'eredità di una lontana parente. Non ha voluto dire neanche dove si trovi la refurtiva che ha rubato in questi anni. I miei uomini stanno perquisendo le sue case, ma non hanno trovato niente. Di sicuro nei prossimi giorni salterà fuori qualche particolare in più..."

"Voglio parlare con lei! Un confronto faccia a faccia la aiuterà a ricordare il luogo in cui ha rinchiuso Elisabetta!" esclamò con decisione Damiano.

Il poliziotto si alzò: "No, non posso permettertelo! Già è un miracolo che il mio capo non voglia prendere seri provvedimenti contro di te..."

Damiano si fermò, stupito: "Davvero?"

Edoardo annuì: "Ha detto che grazie al tuo intervento siamo riusciti ad arrestare Dark Rose, definita dai giornali come il terrore di ogni museo, quindi vuole darti una seconda chance. Non sa che tu non la meriti..."

"Cosa intendi dire?" si avvicinò con prepotenza Damiano.

Edoardo abbassò la voce perché non voleva che i colleghi sentissero: "Sai bene di cosa sto parlando: di quell'assegno con cui tu volevi pagare i tre ragazzi che avevano picchiato Carmine Bacco. Se il mio capo l'avesse scoperto, di sicuro avrebbe preso seri provvedimenti!"

Chiave: il lato oscuro della luceWhere stories live. Discover now