Capitolo 3: Confessioni

376 31 3
                                    

I Medici continuano a farmi visite e le infermiere mi chiedono se ho bisogno di qualcosa. Io rispondo di no, a parte voler dormire tutto il giorno.

Henry non vuole staccarsi da me e io, in cuor mio, non voglio che mi stia troppo vicino. Ho sognato di riabbracciarlo tante volte, ma non capisco perchè solo la sua vista mi provoca dolore e delle ferite che non si son ancora marginate.

Non ho detto a nessuno quello che è successo la notte in cui mi hanno ritrovato,ho solo risposto alle domande degli agenti di polizia, ma nulla di più.

Non hanno ancora capito chi si celasse veramente dietro la banda di rapitori. L'ipotesi più probabile è che abbiano agito da soli per ottenere tanti zeri col riscatto.

Mary, mia mamma e mio papà mi fanno visita ogni giorno, con loro cerco di parlare un po', ma quando mi chiedono dettagli della mia prigionia, mi ammutolisco.

"E' una forma di difesa." Mi ha detto lo Psicologo in uno dei nostri incontri. "La sua mente va in autoprotezione quando le persone le chiedono del tempo passato in prigionia." Mi ha spiegato.

L'altro giorno, l'ho sentito parlare con Henry. Loro pensavano che stessero parlando a bassa voce, ma ho sentito alcune parti di quello che diceva lo psicologo. "E' in uno stato di shock. Non riesce ancora a capacitarsi della situazione. E' come se stesse vivendo un incubo."

Forse ha ragione. Forse.

Sto leggendo sul mio tablet alcuni articoli che raccontano la mia tragedia e moltissimi hanno commentando augurandomi una pronta guarigione.

In realtà, non so nemmeno io se riuscirò mai a guarire dal ricordo di quello che mi è successo. Da quello che mi hanno fatto...

Sento bussare alla porta e ,poco dopo, entra Henry con un sorriso a trentadue denti.

"Ehi." Mi saluta.

"Ehi." Rispondo io.

"Porto buone notizie. I medici dicono che stai bene e che non ha più senso tenerti in ospedale. Domani ti dimetteranno e potrai tornare a casa." Mi informa lui.

Io lo fisso per un secondo e mi sento la nausea salire.

"Quale...Quale casa? La nostra stanza d'albergo?" Chiedo acidamente per colpirlo.

Lui rimane un attimo interdetto e mi guarda con occhi terrorizzati. E' come se avesse parua di me.

"Se vuoi, possiamo andare ovunque tu voglia. Possiamo prendere il primo volo e andare a Green River e passare del tempo con la tua famiglia... Magari potrebbe farti bene." Azzarda lui.

"Pensi davvero che un viaggio a Green River possa risolvere tutto quanto? Credi che magicamente dimenticherò questo periodo infernale?" Urlo.

Lui rimane fermo a fissarmi.

"Non ho... Non ho detto questo, Jay. Dicevo solo che potevamo prenderci una pausa e cercare di rilassarci."

"Henry, non sono più la persona che tu hai conosciuto. Tutto quello...Tutto quello che ho vissuto, mi ha cambiato profondamente. Non riesco... Non riesco più a riconoscermi." Le lacrime iniziano a rigarmi il viso.

Henry si avvicina e mi stringe a sé. E' la prima volta che gli permetto di toccarmi in questo modo da quando mi hanno salvato.

Il suo petto è sempre la mia ancora di salvezza e la sua vicinanza mi fa sentire al sicuro. Allora perchè mi viene da vomitare?

Lo allontano di scatto, poi mi volto a guardare la finestra. Continuo a piangere silenziosamente.

Questo mio gesto improvviso, deve averlo sorpreso molto.

"Che... Che ti è successo lì? Perchè mi allontani?" Le sue domande sono legittime, ma io non so cosa rispondere.

"Non lo so, Henry. Voglio solo dormire, ti prego." Lo imploro di lasciarmi in pace.

"Credi che tutto quello che ti è successo sia colpa mia? E' per questo che non riesci a toccarmi o guardarmi dritto negli occhi?" Mi domanda quasi in sussurro.

Io non parlo.

La verità è che so che non è stata colpa sua, che sono stato io incauto da essermi fatto convincere a scendere nel parcheggio sotterraneo con l'autista sconosciuto. Ma non posso certo dirgli che non riesco a stargli accanto perchè uno dei rapitori mi ha stuprato.

Se lo facessi, non so quale sarebbe la sua reazione.

"Lascia solo dormire." Insisto io.

Lui mi fissa ancora per qualche istante, poi se ne va.

Una volta solo, mi sciolgo in un pianto liberatorio. Piango per il tempo indefinito che ho passato in quello stanzino. Piango per il cocktail di tranquillanti e ,soprattutto, piango perchè per la prima volta in vita mia, non sono stato padrone di me stesso.

Cerco di distrarmi e guardo un po' di notizie vecchie.

Mi accorgo che buona parte del popolo di Luanda è a favore di Henry e lo vuole come prossimo sovrano.

Mi chiedo quanto questo mio rapimento abbia influito sul giudizio della gente.

Sento bussare nuovamente alla porta e ho il terrore che sia di nuovo Henry.

"Avanti." Dico, ma vorrei che la porta non si aprisse.

Vedo entrare una dea bionda, alta e slanciata e con un vestitino color arancio.

"Bethany." Sono sorpreso della sua visita.

"Ehi, come va?" Domanda lei, rimanendo ferma vicino alla porta.

"Sono stato meglio." Ammetto. "Puoi anche avvicinarti, non mordo mica." Anche se ultimamente non ne sono più tanto sicuro.

E' la prima volta che vedo Bethany così agitata. Si avvicina al mio letto e si siede sulla sedia posta accanto.

"Mi spiace per quello che ti è successo, Jay. Mi sento terribilmente in colpa." Mi confessa lei.

"Perchè mai dovresti sentirti in colpa?" Le domando incuriosito.

"Se non ti avessi spinto a fare quelle interviste... Quelle apparizioni pubbliche, non ti sarebbe successo nulla. Sono stata davvero una persona orribile."

La fisso per un secondo e vorrei mettermi a ridere. Non sembra nemmeno la Bethany che conosco io.

"Che hai da sorridere?" Mi domanda lei perplessa.

"Niente. E' solo che questo comportamento non ti si addice per niente. Preferisco la Bethany stronza. Quella sì che mi avrebbe fatto sentire meglio." La sprono io.

Lei mi studia con i suoi occhi. Alla fine, capisce che non sono pazzo.

"Beh, se vuoi la vera me, allora... Che diamine ci stai facendo ancora fermo in quel letto a poltrire come una nonna in fin di vita?"

Faccio spallucce.

"Non mi sento ancora al massimo delle mie forze." Cerco di giustificarmi io.

"Sai cosa penso io, invece? Penso che stai cercando delle scuse per continuare a piangerti addosso. Non mi piace per nulla questa versione di te." Mi fa notare lei.

"E non mi sembra giusto nemmeno il modo in cui stai trattando il povero Henry. Non sai quanto e' stato male. C'è mancato poco che non diventasse matto. Non ha dormito giorno e notte per trovarti. Il minimo che potresti fare, è non trattarlo in questo modo."

"So che chi ha sofferto di più sei tu, Jay, ma ti assicuro che nessuno si è riposato nemmeno un momento per tutto il tempo che eri in balia dei rapitori."

"Henry non merita di stare ancora male..." Si blocca di scatto quando che sto piangendo.

"Jay...Scusa,forse sono stata troppo dura, è solo che..."

"Mi hanno violentato."Confesso, all'improvviso.

Innamorato di un Principe #Wattys2017 (Innamorato di un Re)Where stories live. Discover now