Capitolo 44

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Arriviamo davanti al locale e se non ci fosse Jace ad aprire la porta non so se io avrei trovato il coraggio di farlo... già dall'esterno si capisce la tipologia di ristorante.

Ovvero il contrario di quello che piace a me. Elegante e lussuoso alla sfinimento, giusto per sentirmi ancora di più in soggezione ed un pesce fuor d'acqua.

Mentre lo seguo continuo a ripetermi all'infinito che stasera non dovrò essere io quella impaurita, ma lui. Mio padre.

Dire che la mia rabbia verso di lui si è ridotta sarebbe una grandissima cazzata. Ora come ora nei suoi confronti provo solo schifo, specialmente dopo il suo comportamento dell'altro giorno.

Jace parla con un cameriere vestito tutto d'un punto visto che io a quanto pare non sono in grado neanche di camminare senza inciampare nei miei stessi piedi e lo ringrazio ancora una volta con lo sguardo per stringermi a se prima di entrare nell'immensa sala ''ascoltami raggio di sole, basta che tu me lo dica ed io ti porterò via da qua in qualunque momento'' annuisco cercando di non scappare all'istante ''ok...io... io credo di potercela fare. Ma tu non allontanarti da me'' scuote la testa ''mai, ora andiamo''.

Nello stesso istante in cui oltrepasso l'enorme arco che divide l'entrata dalla sala, la sicurezza mi pervade tutta... scomparendo subito dopo quando intercetto mio padre.

È seduto davanti ad un tavolo apparecchiato con così tanti piatti e bicchieri da poterci servire tranquillamente venti persone e non è solo... accanto a lui c'è Sophia. Che accidenti ci fa qua? Ha per caso fatto apposta nel fare ogni cosa al contrario di come la volevo?

Cerco di sorvolare e camminare verso di loro, ma è come se i piedi mi si fossero ancorati a terra... come al solito Jace mi fa forza e con il suo solito fare sicuro che lo contraddistingue inizia a camminare nella loro direzione.

Più mi avvicino a mio padre, più vorrei urlare... più lo guardo, più prendo coscienza che non so se riuscirò ad affrontare ancora dolore.

Sophia vestita in un bellissimo abito nero si volta e appena ci vede, sorride radiosa, perfettamente a suo agio...mi chiedo se stia fingendo o meno.

La saluto con un gesto impacciato della mano ma poi appena mio padre alza lo sguardo su di me, dimentico addirittura come si respira... ma non come si incenerisce una persona. È più forte di me, al senso di abbandono si è aggiunto quello del rifiuto e non riesco a controllarmi.

Così prima che qualcuno possa fermarmi sbotto un ''non ce la faccio'' per poi voltarmi e allontarmi a grandi passi, sento un gran trambusto dietro di me e poi sento la sua voce ''Nathalie aspetta'' in quel momento mi fermo.

Non so perché, forse il modo in cui lo dice, con la voce carica di rammarico... o forse semplicemente perché è mio padre e dopo tutto non riesco a rinunciare fino in fondo a lui, ma mi volto a guardarlo trovandolo in piedi che mi guarda con sguardo guardingo e pentito ''non te ne andare...siediti... per favore'' parla lentamente ed io lo fisso, per poi annuire lentamente e sedermi.

Guardo Jace e ovviamente la sua faccia è impagabile, ma non aggiunge altro e si siede accanto a me.

Ovviamente se non parlasse Sophia resteremmo in silenzio per tutta la serata, nell'imbarazzo generale di ognuno dei presenti, anche perché io continuo a fissare gli infiniti bicchieri davanti a me. sono davvero di tutte le forme...cazzo a me bastava una bottiglia di bir... magari un succo di frutta.

Alzo lo sguardo su mio padre, sperando che non se ne accorga ma quando lo trovo a studiarmi e a fissarmi rimango imbambolata ''ciao Nathalie'' ''ciao.. pap... Ray'' mi correggo, per paura che a lui dia fastidio... mi sorprendo quando lo vedo stringere le labbra deluso. Ok amico, che pretendevi? Tanti baci e abbracci?

Endless LoveWhere stories live. Discover now