3-Mi chiamano con tanti nomi

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Il tempo per pensare era ormai terminato perché il mio paziente stava aspettando. Quel giorno più che mai, notai che la stanza aveva molto più le somiglianze di una cella. Sarà per le quattro guardie o perché è blindata, ma la stanza era veramente più una cella che altro.
"Dr.Quinzel" , esclamò sotto voce Mark, una delle guardie fuori dalla porta blindata, dandomi un colpetto sul braccio e afferrandolo delicatamente.
"Si ricordi che ,per qualunque cosa, noi ci siamo. Entriamo e gli facciamo pentire di essere nato." Aveva questi modi di fare un po del duro. Non era convincente ma non era nemmeno pessimo. Non gli risposi. Ero troppo impegnata a ripetermi tutto ciò che mi era stato detto e le domande che mi ero preparata.
Nel tentativo di aprire la porta blindata, il cigolio metallico distrusse quel silenzio che circondava la stanza. Era un posto scuro. L'unica luce che filtrava all'interno proveniva dalla piccola finestra (per altro sbarrata) posizionata in alto nella "cella".
"Buongiorno, Dr.Quinzel"
Ecco risalire nuovamente il brivido di freddo lungo la mia schiena. Era lui. Intravidi la sua figura accanto alla finestra. La poca luce che filtrava delineò parzialmente la sua figura. Un uomo alto, snello e dai capelli di un colore che non individuai esattamente fino a che non si avvicinò al tavolo. Erano verdi.
"Buongiorno, Joker.. É..É...Così che che la chiamano? Giusto?"
Si accorse subito della mia insicurezza, mi stroncai sul nascere.
"Mah si Dr.Quinzel, molto brava, mi chiamano Joker; mi chiamano con tanti nomi : Jack, Mr.Kard, pensi un tempo mi chiamavano anche Cappuccio Rosso..." Nell'elencarmi tutti suoi nomi "d'arte" prese posto sulla sedia di fronte a me "...Però io preferisco il pagliaccio principe del crimine. Suona decisamente meglio. Vero? É più eccitante!" Scoppiò in una risata semi-isterica. In quel momento capii del perché i miei colleghi mi diedero tutte quelle dritte. Sapeva come manipolarti ancora prima che aprissi bocca. Capiva tutto subito. La cosa m'inquietò... Però mi affascinò allo stesso tempo.
"Allora mi dica, i crimini da lei commessi..."
Mi bloccò subito, chinandosi verso di me.
"Dr.Quinzel, per favore, sono domande sentite e risentite. Non mi annoi così. La prego. A forza di ripetermi le stesse cose mi farete uscire matto."
Scoppiò a ridere di nuovo. Ma stavo sbagliando, dovevo mantenere le distanze ed essere fredda.
"Non è mio compito divertirla Joker, o come gradisce di più essere chiamato. Io sono qui per sapere di più su di lei e cosa l'ha spinta a commettere quei crimini." Ero fiera di me. Decisa e chiara. Lo spiazzai. Cambiò rapidamente posizione, indietreggiò e si mise composto.
"La prego, non mi sgridi. Mi trattano male qua. Non lo faccia anche lei, mi metto a piangere." ricominciò a ridere.
La cosa m'innervosì.
"La smetta di fare il finto scemo e risponda alle mie doman..."
Bam. Mi colse di sorpresa. Si alzò di scatto e ribaltò la sua sedia con un calcio lanciandola verso la fine della stanza.
"Cosa dovrei smettere di fare Dr? Lo ripeta!" Il tono della voce non era più delicato come prima. Nell'avvicinarsi verso di me, notai meglio il suo volto. Aveva gli occhi affossati, la pelle era di un bianco candido che sembrava trasparente. Ma a colpirmi fu la sua bocca. Rossa e deturpata.
Bam.
"Che stai facendo maniaco?" , strillò Mark.
Buttarono giù la porta le guardie e si lanciarono contro di lui, colpendolo con i manganelli fino a farlo cadere a terra stordito.
Scappai di corsa dalla stanza, ero terrorizzata. Non ero decisamente pronta ma non volevo nemmeno abbandonare il mio compito.

Birth of a Queen: The OriginsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora