11-"L'ammiratore segreto"

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"Dr.Quinzel che diavolo ci fa lei qui?"
Il superiore mi colpì leggermente la spalla, in modo da svegliarmi. La scena era piuttosto imbarazzante perché appena risalii composta sulla sedia, il documento di presentazione di Joker era rimasto appiccicato alla mia guancia.
"Ehm ehm... Scusi, eh che, mi ero resa conto che avevo tanto lavoro da fare e... Beh mi mi sono tr-trattenuta per approf-fondire alcuni casi..." balbettai nervosamente nel tentativo di levarmi i documenti di dosso e rimetterli di fretta nella loro cartella.
Mi guardò stranito
"È sicura di stare bene Harleen? Con la collega abbiamo discusso riguardo la sua situazione e, nonostante l'ottimo lavoro che lei sta svolgendo, continuiamo a credere che l'affidamento del Joker sia stato un errore..."
Sbiancai. Letteralmente.
"No no ma perché? Vi ho dimostrato che ce la posso fare!"
Alzai leggermente il tono della voce.
"Sì ma Dr.Quinzel vede..."
Non gli diedi tempo di finire la frase perché potevo immaginare già le sciocchezze che avrebbe detto. Mi innervosii e questa volta mi alzai di scatto dalla sedia.
"Vede cosa? Cosa devo vedere? Sono stata la prima a riuscire in un colloquio con il paziente. Io ho scoperto cose che nessun altro è stato in grado di scoprire prima di me. Joker si fida di me. Io posso sapere tutto su di lui se soltanto glielo chiedo. Nessuno di voi c'è mai riuscito. MAI!"
Rimase lì senza parole, seduto sulla sedia di fronte la scrivania. Mi fissò e aprì la bocca, in segno di voler prendere parola. Ma niente uscì dalla sua bocca. Solo un sospiro di rassegnazione.
Si alzò e si diresse verso la porta, ma, proprio nel momento in cui la stava aprendo per uscire si voltò verso di me e guardò il pavimento.
"Dr.Quinzel, faccia in modo che questa situazione non le sfugga di mano. Buona giornata."

"DANNAZIONE!"
Scoppiai in lacrime. Confusione e delusione furono le uniche sensazioni che provai in quel momento. Mi sentivo tremendamente in colpa. Avevo trascurato la mia famiglia, i miei colleghi (persone che, pure se non erano proprio miei amici, mi avevano aiutato ad entrare all'ospedale perché credevano nel mio impegno) e me stessa per prima. Mangiavo e dormivo poco, non mi preoccupavo degli altri pazienti e molti di loro li trascurai in maniera vergognosa. Una psicologa non si dovrebbe comportare così. E tutto questo per un pazzo. Per un assassino. Per un MOSTRO. Mi facevo schifo. Non me ne importava più nulla del libro, dei premi, del successo. Non me ne fregava più niente. Nemmeno di lui.
Stavo troppo male.
Toc Toc
Mi sbrigai ad asciugarmi le lacrime prendendo un fazzoletto dalla tasca del mio camice bianco.
Presi un respiro profondo e schiarii la voce prima di parlare.
"Si-i avanti..."
Entrò la segretaria dell'Arkham, Marie. Una donna di mezza età molto dolce e paziente, anche se con un terribile senso di stile, sulla quale non mi voglio soffermare più di tanto visto che non sono nelle condizioni. Più volte mi domandai se lavasse veramente il camice. Non faceva niente dalla mattina alla sera se non dire "buongiorno" e "arrivederci". Per questo rimasi sorpresa a vederla entrare nel mio studio.
"Marie, buongiorno mi dica."
"Mi hanno detto di consegnarla direttamente a lei..."
Rimasi a bocca aperta.
"A quanto pare qui abbiamo un ammiratore segreto eh..." canticchiò.
"Grazie, ma è sicura che sono per me?"
"Si è per caso scordata come si legge Dr.Quinzel?"
Notai allora la lettera, attaccata con un filo a quella bellissima rosa rossa.
"Per Harley"
La bocca si riaprì nuovamente. Non ci potevo credere. Era sua.
"Grazie mille, Marie. Puoi andare.."
Mentre presi la lettera in mano, la segretaria si avvicinò a me di scatto.
"Mi faccia vedere un po..."
La riposai immediatamente.
"Ho detto che PUOI ANDARE."
Ci rimase male. Ma non erano affari suoi. Indietreggiò sui propri passi e si scusò. Una volta chiusa la porta l'aprii.

Birth of a Queen: The OriginsWhere stories live. Discover now