Capitolo 106

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Harry si trasformò la mattina dopo.

Non riuscì nemmeno a svegliare Louis quando cominciò a sentirsi male; semplicemente, dopo una terribile fitta allo stomaco cadde dal letto e si trascinò fuori dalla stanza cercando di non fare rumore. Si appoggiò con la schiena contro la porta del bagno, ogni piccola particella del suo corpo che gli gridava di lasciarsi andare, di liberare il lupo, e lui che respirava respirava respirava nel tentativo di rimanere umano.
Riuscì a trascinarsi al piano di sotto, in qualche modo, e avvolse intorno al suo corpo una coperta - era ancora completamente nudo dalla notte precedente. Vedeva le cose attorno a sé come se avessero perso i confini, gli odori e rumori erano diventati qualcosa di lontano e assolutamente insignificante.

Solo dolore. Dolore dolore dolore. Che gli attanagliava lo stomaco, che distorceva e modificava l'intero mondo che lo circondava.

Riuscì ad arrivare fuori. Aprì la porta sul retro e fece qualche passo nel giardino, tremando come una piccola foglia spazzata via dal vento crudele d'inverno. Si morse il labbro per reprimere un terribile gemito e chiuse gli occhi portandosi una mano sullo stomaco - dio, quanto voleva che finisse. Voleva che tutto quello smettesse, voleva trasformarsi per farla finita perché davvero si stava spezzando in mille minuscoli pezzi.

E proprio nel momento in cui si sentì nel peggiore degli oblii, quello in cui stava per lasciarsi andare per farsi avvolgere dal buio più totale per permettere al suo corpo di mutare, una voce, piccola e lontana, lo chiamò timidamente.
<<Harry?>>
Era Louis. Non aveva alcun dubbio che fosse Louis. Dio, la sua voce era così bella. In quel momento così orribile e oscuro era ciò di più simile a una luce. Immensa ed insistente, si insinuò nel cuore di Harry, sotto la carne, lì dove avrebbe potuto tenerla anche quando si sarebbe trasformato.
Trovò la forza di voltarsi. Louis lo osservava dagli scalini che portavano a casa sua, indosso un paio di pantaloni e una felpa completamente diversi fra di loro perché molto probabilmente se li era messi in tutta fretta - eppure, era bellissimo. Lo era sempre, sempre stato, e Harry pensò che era bello poterlo vedere un'ultima volta prima di lasciarlo. Era bello potersi ricordare di quanto lo amava, di quanto pensasse che fosse perfetto. Oltre ogni immaginazione.

E fu esattamente con quel pensiero che si lasciò cadere. Sentì la consistenza dell'erba ghiacciata sotto il corpo, il freddo infimo e crudele che lo circondava e che lo penetrava fin dentro le ossa - e il suo corpo ebbe uno spasmo.
<<Harry>> lo chiamò il castano, il panico nella voce. Fece qualche passo avanti, ma il ragazzo alzò una mano verso di lui.
<<No, Lou.>> disse in qualche modo. Era troppo tardi e lo sapevano entrambi, per cui non c'era davvero più niente da fare. Louis rallentò, guardandolo con l'espressione più distrutta che Harry avesse mai visto in tutta la sua vita. Non piangeva, era come al di là del pianto, solo- devastato dal dolore. Sconfitto, semplicemente, perché il freddo aveva vinto e gli stava portando via la ragione della sua vita. Gli stava portando via Harry.

Rimasero a guardarsi. Louis con gli occhi pieni di lacrime non versate, Harry ansimante e incredibilmente stanco al centro del piccolo giardino che tendeva una mano verso di lui. Tendeva la mano verso la persona che gli aveva fatto capire come vivere, gli aveva insegnato ad amarsi e ad amare.
Il riccio tentò di sorridere, e dal modo in cui gli occhi dell'altro reagirono - illuminandosi di un bagliore di pura, scioccante sorpresa - credette di esserci riuscito alla fine. Anche Louis gli sorrise, e forse semplicemente da quel piccolo gesto Harry percepì tutto quello che il castano voleva dirgli.

Ti amo. Ti amo con ogni respiro. Non ti lascerò mai, mai andare, combatterò e ti troverò - te lo prometto.

Quando cominciò a gridare per il dolore, Louis cominciò a piangere. Voleva andargli vicino ma anche se lo avesse fatto non avrebbe potuto fare nulla per diminuire quell'agonia o per fermarla, per cui rimase a qualche metro da lui, restando fermo a guardarlo. Credeva di farcela. Credeva davvero di poterci riuscire ad osservare Harry mutare - voleva almeno soffrire insieme a lui, vedere il suo dolore per imprimerselo nella pelle e condividerlo, perché questo era ciò che avrebbe fatto per l'altro - ma quando il suo corpo cominciò a contorcersi letteralmente, Louis non riuscì davvero più a continuare. Si voltò e si mise le mani sulle orecchie per poter coprire i suoni delle grida di Harry, le sue ossa che si spezzavano, e il chiaro timbro della sua stessa voce spezzata che provocava netti singhiozzi.
Louis non seppe dire quanto tempo passò, né riuscì mai a capirlo dopo. A un certo punto sentì il suo stesso corpo rilassarsi e tolse le mani dalle orecchie, stringendole braccia attorno a sé come per abbracciarsi. Respirò a fondo per ritrovare la calma, senza mai smettere di versare qualche lacrima. Solo dopo si voltò, e-

<<Oh mio dio, Harry.>>gemette, precipitandosi verso la coperta che ora copriva il corpo di un lupo. Era disteso da un lato e respirava a fatica, completamente stanco per via della trasformazione recente. Gli si inginocchiò vicino e prese ad accarezzarlo, il pelo che era incredibilmente morbido e caldo, proprio come lo ricordava - e proprio come le mani del suo Harry.
<<Oh, Haz amore mio- mi dispiace così tanto. E' tutto a posto. E' tutto...>> un singhiozzo, e Louis fu costretto a fermarsi un attimo e respirare a fondo per non perdere di nuovo il controllo e scoppiare a piangere. Stava rischiando di impazzire. La notte prima aveva fatto l'amore con Harry e adesso- adesso lui-
<<È tutto a posto. Sei stato bravo, Harry, così bravo.>> gli sussurrò, accarezzandogli il pelo al livello del collo. Si ricordava che una sera, prima di addormentarsi, l'altro gli aveva confessato che quello era il punto in cui adorava di più che lo toccassero. In entrambe le forme.

Il lupo - Harry, si corresse Louis immediatamente dopo, il suo Harry - emise un piccolo mugolio e finalmente aprì gli occhi sbattendo più volte le palpebre. Dio- erano i suoi occhi. I suoi bellissimi occhi.
<<Dio, Harry, mi manchi- mi manchi già. Cosa- cosa devo fare?>> chiese Louis a nessuno in particolare, ricominciando a piangere convulsamente. Si sfogò, liberando il suo dolore in maniera davvero poco elegante, almeno finchè non ricevette un piccolo colpo umido sulla tempia.

Era Harry che lo aveva sfiorato con il naso...

Wherever You Will GoWhere stories live. Discover now