Capitolo 2

6.6K 271 8
                                    

Il viaggio in macchina con Damon fu molto silenzioso, ma piacevole: non era uno di quei silenzi lunghi ed imbarazzanti, in cui non si sa bene cosa dire, ma era molto rilassante e tranquillo. Il Grill era un locale piuttosto piccolo, dall'aria molto rustica e piacevole. -Ehi ragazzi!-, ci sentimmo chiamare appena entrammo. Damon mi mise un braccio intorno alla vita e mi guidò verso un tavolo piuttosto affollato. -Cuginone caro, potresti togliere quel braccio?-, gli chiesi mentre ci avvicinavamo al tavolo.
-Ma come, il mio fratellino lo abbracci e io non ti posso nemmeno toccare?
-Finalmente siete arrivati!-, stroncò Elena la mia risposta sul nascere.
-Eh, già! Ora la festa può cominciare!-, esclamò platealmente Damon, strappandomi un sorriso.
-Ragazzi, lei è Nora!-, mi presentò Stefan. –Noa, loro sono Caroline, Bonnie, Tyler, Matt, Jeremy ed Alaric.
-Piacere...
Mi sedetti tra Stefan e Damon, sentendomi un po' a disagio a causa di tutti gli occhi che mi sentivo puntati addosso. Non sapevo cosa dire, così mi misi ad osservare le persone sedute al mio tavolo. Caroline era magra e slanciata, con lunghi capelli biondi ed occhi verdi, era seduta accanto a Tyler, un ragazzo alto e muscoloso con occhi e capelli scuri. Dalle occhiate che si scambiavano intuii che stavano insieme e che probabilmente Matt era l'ex di lei, visto l'espressione triste che assumeva ad ogni contatto tra i due. Matt aveva l'aria del tipico americano, biondo e ben piazzato. Seduto accanto a lui, c'era Jeremy, il fratellino di Elena, castano con gli occhi color cioccolato, come la sorella. La ragazza mora e dalla pelle scura che gli teneva la mano era Bonnie, quindi anche loro erano fidanzati. Infine, accanto a Damon, c'era il professore di storia: Alaric Saltzman.
Caroline passò la maggior parte della serata a parlare e a farmi una specie d'interrogatorio, mi chiese anche com'erano morti i miei genitori ed i miei zii, ma Stefan la ammonì dicendole che era sconveniente farmi una simile domanda, così non risposi.
-Domani dovrai iscriverti a scuola...-, mi disse Elena ad un certo punto.
-Credo proprio di sì, purtroppo.
-Verrai in macchina con me-, mi promise Stefan.
-Grazie, ma solo per il primo giorno, poi userò la mia auto, così sarete liberi di tubare...-, scherzai. Assistere alle loro manifestazioni d'amore mi faceva ricordare il periodo in cui ero stata fidanzata con un ragazzo della mia scuola, prima della morte dei miei zii, poi io mi ero chiusa nel mio dolore e lui, non capendomi mi lasciò, facendomi soffrire ulteriormente. Proprio in quell'istante tutte e tre le coppiette si scavano scambiando tenerezze che non riuscii a reggere, così mi alzai e scusandomi mi diressi al bancone.
-Una tequila, grazie-, ordinai al barista.
-E io che credevo fossi astemia! Mi deludi, cuginetta...-. La voce di Damon mi raggiunse da dietro le spalle: evidentemente mi aveva seguita.
-Se non sbaglio ti avevo detto che non bevo a stomaco vuoto, non che sono astemia... E poi ci si dovrà pur consolare in qualche modo, non credi?
-Se vuoi a questo ci posso pensare io...-, mi propose con voce roca e sensuale, avvicinandosi lentamente. -Grazie, ma credo che mi farò aiutare dalla mia tequila...
-Come vuoi...
Decise saggiamente di non insistere ed ordinò del bourbon. Quando arrivarono le nostre ordinazioni facemmo un piccolo brindisi, per poi buttare giù tutto d'un fiato il contenuto dei bicchieri.
-Ho avuto come l'impressione che stessi scappando, prima...
-Avevo solo bisogno di staccare un po' dall'interrogatorio di Caroline... Ma è sempre così?
-Purtroppo sì. E ultimamente è pure peggiorata...
-Povero Tyler, allora!
-Quando sono soli fanno ben altri tipi di conversazione, non so se capisci cosa intendo...-, ammiccò maliziosamente.
Decisi di ignorarlo e non gli risposi, alzandomi e tornando al tavolo dei ragazzi.
-Beh, ragazzi, inizia a farsi tardi, noi andiamo-, esordì Elena, appena mi sedetti.
–Vieni con noi o ti fai riportare da Damon?-, mi chiese.
-Credo che tornerò con voi: devo ancora riposarmi dal viaggio. A domani allora-, salutai tutti con un sorriso, per poi avviarmi verso l'uscita, quasi correndo, senza aspettare una loro risposta.
Quella serata mi era sembrata tutta una recita, era come se dovessero scegliere con precisione le parole prima di parlare.
-Allora, che impressione ti sei fatta dei ragazzi?-, mi chiese Elena, appena Stefan mise in moto l'auto.
-Non saprei... Mi è sembrato che prima di parlare pensassero attentamente cosa dire...-, risposi sincera, lasciandoli senza parole.
-Beh... non volevano fare subito una figuraccia, probabilmente-, azzardò Stefan dopo alcuni istanti di silenzio.
-Già, probabilmente è così...
Le parole di Stefan non mi avevano affatto convinta, ma ero troppo stanca per pensare unna risposta diversa. Appena arrivammo a casa, lo salutai ed andai subito a dormire, addormentandomi appena appoggiai la testa sul cuscino. Quella notte sognai il giorno in cui tornando a casa avevo trovato la cucina piena di schizzi di sangue e i miei genitori a terra morti, imbrattati della loro linfa vitale. Mi sveglia con un piccolo urlo e tutta sudata.
-Nora! Tutto bene?-, mi chiese Stefan, visibilmente preoccupato, entrando nella mia stanza di corsa. Dietro di lui notai Damon, che in quel momento indossava solamente un paio di boxer neri piuttosto aderenti.
-Sì...-, dissi con un filo di voce.
-Ma tu stai tremando come una foglia! Che succede?-, mi chiese Stefan, avvicinandosi al mio letto, preoccupato. Io, d'istinto mi coprii con il lenzuolo fino al mento: per dormire avevo il vizio d'indossare solamente le mutande, senza reggiseno, con una maglietta leggere, che in quel momento era bianca ed leggermente trasparente.
-Vai a dormire, fratellino, ci penso io...-, gli consigliò Damon, capendo che non volevo farmi vedere così da Stefan, visto che era fidanzato.
-Ok...-, disse poco convinto, per poi lasciarmi da sola con il maggiore dei fratelli Salvatore. Damon si avvicinò al mio letto, per poi sedersi comodamente al mio fianco e mettendomi un braccio intorno alle spalle. Non disse nulla, aspettò semplicemente che smettessi di tremare e che mi calmassi, fino a riaddormentarmi, al sicuro tra le sue braccia.

Salvatore's cousinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora