Capitolo 10

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Appena Giuseppe Salvatore se ne andò, Damon e Stefan decisero di riaccompagnarmi a casa, vedendo che rischiavo di crollare da un momento all'altro.
-Cosa voleva dire con "qualsiasi sia la tua decisione, ti unirai a me"?-, dissi con un filo di voce.
-Non lo so. Ma ora non ci pensare, stai tranquilla. Non gli permetteremo di farti del male, te lo assicuro-, mi disse Stefan, mentre mi accarezzava il braccio, cercando di tranquillizzarmi.
-Io non voglio diventare un vampiro! Non voglio perdere il controllo e rischiare di uccidere qualcuno...!
Ormai stavo per avere una crisi isterica: la mia voce si era alzata di un paio di ottave e iniziavo a tremare in modo convulsivo.
-Damon, sbrigati: sta per crollare-, disse Stefan con un po' di preoccupazione nella voce.
Dopo meno di un minuto Damon spense la macchina e scese dirigendosi in casa, senza degnarmi nemmeno di uno sguardo. Stefan, invece, scese dalla macchina e dopo mezzo secondo mi aprì la portiera per aiutarmi a scendere, per poi prendermi in braccio e portarmi di corsa sul divano.
- 'Sta ferma qui-, mi ordinò, scomparendo in cucina.
Tornò dopo un minuto con un bicchiere di latte caldo e una coperta.
-Ecco qua. Ora sdraiati qui al caldo e rilassati. Chiamo Damon così ti fa un po' di massaggi per farti calmare: sai lui è bravissimo...
Scomparì di nuovo e al suo posto tornò Damon. Si sedette sul divano dietro di me, facendomi appoggiare la schiena al suo petto. Appena iniziò a massaggiarmi le spalle, smisi subito di tremare e mi rilassai completamente, iniziando a ragionare sulle parole di mio zio in modo più lucido.
-Damon, cosa faremo?
-Non pensarci ora.
Il suo tono era diverso dal solito che utilizzava quando parlava con me, mi sembrava più freddo e distaccato.
-Va tutto bene?
Ormai non parlavo, ma sussurravo. Entro pochi minuti avrei iniziato a fare le fusa da tanto mi sentivo bene e coccolata, nonostante i pensieri che mi tormentavano.
-Certo.
A malincuore mi voltai a guardarlo, interrompendo così i massaggi. Appena mi girai, abbassò subito lo sguardo.
-Damon...
-Che c'è? Perché cerchi sempre di interpretarmi? Smettila: m'innervosisci!-, esclamò con durezza, alzandosi dal divano con uno scatto salendo poi le scale.
Rimasi per qualche istante immobile a fissare le scale, incredula del tono con cui mi aveva risposto, poi, assalita dalla stanchezza, mi addormentai senza rendermene conto, proprio lì, sul divano.
Sognai Damon, nel giardino della scuola, che mi guardava quasi con disgusto.
-Io non ti amo-, diceva, per poi rivolgermi un ghigno cattivo, rimanendo però, sempre bellissimo.
Io iniziavo a piangere e mentre Elena gli passava accanto, lui l'afferrava e la baciava con passione.
Mi svegliai di soprassalto, ritrovandomi nel mio letto e non più sul divano. Mi girai confusa sul fianco, scontrandomi contro il petto di Damon, che se ne stava tranquillamente sdraiato accanto a me.
-Non volevo svegliarti...-, disse con noncuranza, come se poco tempo prima non mi avesse trattata da cani.
Sentii la rabbia per il suo comportamento ribollirmi dentro, così, senza rispondergli, mi voltai sull'altro lato, mostrandogli le spalle.
-Ah, vuoi un altro massaggio?-, chiese ironicamente, iniziando a massaggiarmi.
Mi sciolsi all'istante, rilassandomi del tutto appoggiandomi al suo petto.
-Non è valido...-, borbottai.
-Ah, allora la smetto-, disse, allontanando subito le mani dalle mie spalle.
-No! Non scherzare su queste cose!-, esclamai inorridita. –Ricomincia subito!
-Agli ordini!-, disse sorridendo. –Mi dispiace averti risposto così, prima...-, mormorò, tornando subito serio.
-Mmh mmh-, risposi, ormai in trance.
-Nora, mi hai sentito?
-Sì sì, tranquillo...
-Nora!-, mi richiamò smettendo subito di massaggiarmi.
-Perché hai smesso?
-Hai sentito cosa ti ho detto?
-Certo! Hai detto che ti dispiace...
-Ah, ok, pensavo non mi stessi ascoltando...
Gli feci la linguaccia scherzosamente, come una bambina piccola. In risposta lui mi scompigliò i capelli.
In quel momento sembravamo quasi una coppietta felice, e quel pensiero mi fece ricordare il modo in cui aveva negato di amarmi con suo padre, il che mi rabbuiò improvvisamente.
-Che hai?-, mi chiese, osservandomi attentamente.
-Nulla, stavo solamente pensando... Senti, tu provi qualcosa per Elena?-, gli chiesi, incapace di trattenermi.
-Cosa te lo fa pensare?-, mi rispose, mettendosi subito sulla difensiva.
-Non lo so... sensazione...-, mentii.
-Mmh... non è che sei gelosa?-, mi chiese ironicamente, pizzicandomi un fianco.
-Ahi! Ma che dici!
-Bah, se lo dici tu...
Restammo in silenzio per alcuni minuti, ognuno perso nei suoi pensieri.
-Damon, ho paura...-, mormorai, dopo un po'.
Lui appoggiò il mento sulla mia testa, mentre io ero comodamente adagiata con la schiena contro il suo petto. –Non ti succederà nulla: te lo prometto...!
-Proprio nulla?
-Nulla nulla-, mi confermò, con un mezzo sorriso sulle labbra.
Il suo sguardo era dolce e gentile, accogliente come un abbraccio. Senza rendermene conto mi ci persi e mi ritrovai involontariamente ad avvicinarmi al suo viso, con una lentezza estrema. Lui continuava a guardarmi dritto negli occhi, come se volesse penetrare fino all'anima.
-Nora...-, sussurrò, dolce come una carezza.
Chiusi gli occhi e senti il suo viso avvicinarsi sempre di più. Mi rendevo conto in modo lucido di ciò che stava per accadere, ma non riuscii a fermarmi e a fermarci. Le sue labbra incontrarono le mie con una delicatezza inimmaginabile.
Fu un bacio lieve, un semplice sfiorarsi di labbra che mi arrivò al cuore per la sua dolcezza.
Il contatto fu brevissimo, ma bastò per farmi attraversare la schiena da mille brividi.
-Ora dormi tranquilla, Nora: ci sono io qui con te...
-Buona notte, Damon...-, sussurrai, prima di chiudere gli occhi lasciandomi cullare dal tranquillo Morfeo.

Salvatore's cousinWhere stories live. Discover now