Capitolo 9

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Il pomeriggio della festa di Caroline, lo passai a farmi truccare da quest'ultima che, a suo dire, voleva farmi fare delle conquiste quella sera, ignorando del tutto le mie lamentele.
Un'ora prima dell'inizio della festa, tornò a casa sua per potersi preparare a sua volta, non dopo aver preparato i vestiti a Damon.
-Il suo modo di curare tutti i dettagli è quasi maniacale! La cosa mi rende un po' inquieta...-, borbottai, mentre vagavo per il soggiorno, stanca di stare chiusa in camera mia, dopo averci passato ore.
- All'inizio spaventava anche me, ma poi ci si fa l'abitudine-, cercò di tranquillizzarmi Stefan. –Ti ritroverai tra un po' a preoccuparti se farà l'opposto...
-Che poi: per che cos'è questa festa? Cosa si deve festeggiare?-, chiesi, rendendomi conto solamente in quel momento di non saperlo.
-A dire il vero non lo so...
-Voi due: sbrigatevi! Caroline mi ha scritto per ricordarmi che dobbiamo arrivare con almeno un quarto d'ora d'anticipo per aiutarla con gli ultimi ritocchi e per accogliere gl'invitati-, disse Damon, entrando in soggiorno. –Ed devi anche passare a prendere Elena.
-Non pensavo t'importasse così tanto questa festa: Caroline ti ha contagiato?
-No, semplicemente non vedo l'ora di rivederti con quell'abito addosso...-, mi rispose, facendomi l'occhiolino.
Lo spinsi scherzosamente mentre gli passai accanto per salire in camera a cambiarmi. Dopo aver indossato l'abito, raccolsi i capelli in un morbido chignon con un fermaglio a forma di farfalla ricoperto di strass neri. Scesi lentamente le scale, sentendomi come se stessi affrontando la scalinata di Sanremo, percependo gli occhi di Damon fissi su di me.
-Non potrò lasciarti sola nemmeno un secondo, altrimenti tutti i ragazzi presenti ti s'incolleranno addosso...-, mormorò afferrandomi la mano per accompagnarmi fuori fino alla macchina.
Quando arrivammo a casa di Tyler Caroline ci mise subito al lavoro, facendoci apparecchiare i tavoli per il buffet e costringendo i ragazzi a spostare nuovamente i mobili, perché la loro posizione non la convinceva più tanto.
Dopo mezz'ora arrivarono tutti gli invitati, circa cento, che si affollarono nel salone per mangiare e in giardino, scatenandosi al ritmo di musica hause che non faceva per me.
-Ora, è il momento di un po' di romanticismo!-, annunciò il Dj, facendo iniziare un lento.
Io ero seduta su un divanetto con i ragazzi, quando Damon si alzò e, porgendomi la mano disse: -Potrei avere l'onore di questo ballo?
-Mmm... non saprei, messere...-, risposi, fingendo di doverci pensare.
-La prego, mia dolce punzella...
-Non chiamarmi punzella...!-, esclamai, mentre afferravo la sua mano e mi alzavo, seguendolo ridendo in mezzo alle coppiette che stavano ballando.
Mi cinse delicatamente la vita con un braccio e mi strinse forte al suo petto, fissandomi intensamente negli occhi, fino a farmici sentire affogare. Persi del tutto la cognizione del tempo e dimenticai tutte le persone che ci circondavano: esistevamo solo noi due. Non mi accorsi nemmeno che un uomo si era fermato alle mie spalle, fino a quando Damon non smise di ballare e mi fece girare.
-Zio...-, sussurrai.
Ero sconvolta. Non riuscivo a credere che il mio amato zio fosse ancora vivo. Lacrime calde scivolarono oltre i miei occhi e stavo per andare ad abbracciarlo, quando mi ricordai di come aveva fatto soffrire Damon da piccolo: suo figlio.
-Nora, mia cara-, mi salutò, con il suo solito sorriso gentile e paterno. –Figlio...-, aggiunse rivolto a Damon.
-Padre. Che ci fate qui? Dovreste essere cenere sotto terra, a quest'ora-, disse freddo Damon.
-Dov'è il mio amato Stefan?-, chiese, ignorando del tutto la domanda del padre.
-Ve lo chiamo subito, padre-, rispose sarcastico, facendo una smorfia di dolore quando il padre dichiarò apertamente di preferire Stefan a lui.
Mentre Damon diceva per telefono a Stefan di raggiungerci vicini all'ingresso, gli appoggiai una mano sulla spalla, cercando di confortarlo come potevo, vedendo il dolore che gli attraversava lo sguardo.
-Andiamo in un luogo più appartato, Stefan ci sta già aspettando-, disse Damon, appena terminò la chiamata.
In silenzio raggiungemmo la parte più in ombra vicino all'ingresso, dove trovammo Stefan ad attenderci, con la mascella contratta per il nervosismo. Damon non lasciò mai andare la mia vita, tenendomi il più lontano possibile da Giuseppe Salvatore.
-Spiegatemi, padre: io vi ho ucciso! Non avevate più una goccia di sangue nel corpo!-, esclamò Stefan, avvicinandomi a me, stando dal lato opposto rispetto a quello del fratello maggiore.
-Temevo che qualche vampiro potesse scappare dalla cripta e trovarmi per uccidermi, per vendicarsi, così mi sono procurato una fiala di sangue di vampiro...-, spiegò tranquillamente.
-Voi che li avete sempre odiati e fatti segregare nella cripta: questa sì che è comica!-, esclamò Damon con nero sarcasmo.
-Cosa volete ora, dopo così tanti anni a farci credere che foste morto?-, chiese Stefan, diretto.
-Aspettate un attimo! Perché hai inscenato la tua morte e hai ucciso anche la zia? Lei non c'entrava nulla: non doveva morire!-, dissi, con le lacrime pronte a uscire al ricordo di mia zia.
-Non ho inscenato la mia morte! In tutti questi decenni, mi sono fatto parecchi nemici che purtroppo sono riusciti a trovarmi e hanno cercato di uccidermi, e quando hanno visto che non ci riuscivano hanno ucciso mia moglie. Ho dovuto fingere di essere morto anch'io per proteggerti! Ti amo come la figlia che non ho mai potuto avere, Nora -, concluse, guardandomi intensamente negli occhi.
Incapace di sostenere il suo sguardo lo abbassai.
-Allora che ci fai qui adesso? Cosa vuoi?-, gli chiese Damon in tono sprezzante, smettendo di dargli del "voi". –Se volevi controllare come sta Nora, puoi metterti l'animo in pace: sta bene e io non permetterò mai che qualcuno le faccia del male.
-Voglio che formiamo di nuovo una famiglia. Rivoglio l'affetto dei miei figli: mi siete mancati così tanto. Ho bisogno di voi e del calore sincero che la piccola Nora regala a chiunque la circonda-, rispose Giuseppe con gli occhi che splendevano.
- L'affetto dei tuoi figli? Tu il mio affetto l'hai perso il giorno in cui è morta nostra madre!-, esclamò Damon, avvicinandosi di un passo al padre con fare minaccioso.
-Damon...-, lo richiamai, afferrandolo per un braccio.
-Bene, tu hai già fatto la tua scelta.-, disse impassibile, con un tono che non gli avevo mai sentito usare. –Stefan?
-La mia vita è qui, e non ho intenzione di cambiarla, nemmeno per voi-, dichiarò Stefan. –Non mi fido. Avete già mentito fino adesso, chissà quante bugie potreste ancora raccontarmi...
- D'accordo. E tu, mia amata Nora?-, mi chiese dolcemente.
Guardando i suoi occhi mi tornarono in mente tutti i bei momenti trascorsi con lui e mia zia e le lacrime iniziarono a scorrere lentamente sulle mie guance.
-Nora...-, mi sussurrò Stefan, accarezzandomi un braccio, cercando di confortarmi.
-Non farti incantare dalle sue belle parole, Nora: non gli è mai importato nulla di nessuno all'infuori di sé stesso.-, disse duramente Damon.
-Io... io non voglio morire come è successo alla zia...-, dissi con un filo di voce.
-Ma non rischierai di morire, perché ti trasformerò in un vampiro-, rispose semplicemente mio zio, con un sorriso sereno sulle labbra.
-Cosa?!-, esclamai terrorizzata, facendo un passo indietro.
-Mi sembra chiaro che la tua offerta non le interessi...-, disse Damon, spostandomi istantaneamente alle sue spalle.
-Smettila di fare l'idiota, Damon-, lo rimproverò duramente Giuseppe. –Non è davvero tua cugina!
-Non lo capisci che non le importa di diventare un mostro?! Perché la devi condannare ad una vita di sofferenza come la nostra? Sempre costretti a non legarsi a nessuno per non metterlo in pericolo...-, Esclamò Damon.
-Non ti piacerebbe poter stare con lei per sempre?-, lo stuzzicò il padre. –Lo so, sei mio figlio e riconosco il modo in cui la guardi: ti stai innamorando di lei...
-Non è vero!-, esclamò Damon, staccandosi subito da me, come se fosse stato scottato.
Quel suo modo quasi inorridito in cui disse di non amarmi, mi fece sentire ferita, anche se non ne capivo il perché. Di certo non mi aspettavo che Damon fosse innamorato di me, però...
Scossi violentemente la testa per liberarmi di un pensiero assurdo che mi aveva appena attraversato la mente.
-Non voglio diventare un vampiro-, decretai con sicurezza, rivolta a mio zio.
-Non vorresti avere tutta l'eternità per vedere e fare tutto ciò che hai sempre voluto? Tutti ti temerebbero portandoti rispetto...-, cercò di tentarmi.
-Non voglio ritrovarmi a sgozzare le persone che amo perché perdo il controllo...!
-Ma imparerai a controllarti con il tempo!
-Ma io...!-, dissi, senza sapere come concludere la frase.
-Ti do tempo per pensarci ancora per qualche giorno... prossima settimana, qualsiasi sia la tua decisione, ti unirai a me-, disse con tranquillità, mantenendo l'ombra di un sorriso sulle labbra.
E se ne andò, senza lasciare il tempo di ribattere.

Salvatore's cousinWhere stories live. Discover now