16 - I killed her

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Appena oltrepassata la soglia di casa mia trovo come al solito i due bambini di Barbara giocare e litigare vicino alle scale.
Una smorfia compare sul mio viso ma decido che è meglio sorvolare per il momento.
Faccio un salto in cucina per prendere una bottiglietta d'acqua e affretto il passo verso il secondo piano diretto nella mia stanza.
Una figura è sdraiata sul mio letto e non ci impiego molto a riconoscere il capelli scuri di mia madre.
Osservo il suo viso rilassato dormire con confusione: c'è l'evidente segno delle lacrime sulle sue guance e le labbra leggermente socchiuse lasciano uscire un po' di bavetta su un fazzoletto che probabilmente avrà usato per soffiarsi il naso.
Sbuffo esausto sfregando una mano sul viso e mi dirigo verso il mio bagno.
Lascio la bottiglietta intatta sul bordo del lavandino e lascio l'acqua fredda scorrere sperando diventi il più ghiacciata possibile.
E infatti quando mi bagno il viso sento come se i brividi mi scendessero lungo le spalle e arrivassero fino alle gambe.
Osservo le mie mani tremanti sotto il getto d'acqua vedendo dei palmi sporchi di sangue, le mani di un assassino e più sfrego più sangue sembra uscire.
Per poco non urlo dalla disperazione vedendo l'inutile lavar le mani, quel sangue rimarrà per sempre lì, come l'inchiostro di un tatuaggio, il tatuaggio del sangue di Charlotte.
Faccio fatica a respirare ricordando il suo viso incavato e pallido sporco di sangue e strizzare gli occhi non aiuta affatto.
Mi porto le mani tra i capelli bagnandoli e mi sembra di strapparli mentre tirando lascio le ciocche scivolare dalle mie dita.
Mi accascio a terra contro il mobiletto del lavandino alla ricerca di un appiglio che non trovo.
Con la vista appannata mi sembra di vedere qualcuno inginocchiarsi davanti a me e incitarmi di trattenere il respiro. Ma come diamine fa a dirmi di trattenere il respiro?! Non riesco a respirare!
Tolgo le mani di mia madre dal viso e tiro lunghi profondi e lenti respiri regolarizzando il mio battito cardiaco e il mio fiato.
"Cosa ti è preso?" Mi guarda spaventata, quasi sotto shock e posso solo scuotere la testa.
"Parla Adam, è tutto okay" mi sposta i capelli dal viso e mi accarezza una guancia sedendosi davanti a me.
"Ti sei mai pentita di avermi fatto nascere?" Sussurro non riuscendo a guardarla negli occhi, mi sento sporco, ho paura di raccontargli cosa ho fatto, non so come potrebbe reagire e questa cosa mi spaventa troppo.
"Cosa stai dicendo Adam?" Mi guarda confusa.
"Rispondi e basta mamma" sospiro spostando lo sguardo su un'altra piastrella del bagno.
"Mi sono pentita di aver dato alla luce il figlio di Brandon Larracuente, ma non di aver dato alla luce Adam" mi accarezza il viso nuovamente lasciandomi un po' perplesso sulla sua risposta.
"È una cosa che poi è passata con il tempo, ti ho amato dal primo istante che ti ho visto quando ti hanno messo sul mio petto ancora tutto sporco avvolto nel asciugamano bianco, e ancora ti amo, non potrei vivere senza di te" il suo tono di voce è spezzato e capisco che ciò che gli ho appena chiesto non era nel momento migliore.

"Scusami mamma" le circondo il collo con le braccia come un bambino affondando il viso nell'incavo del suo collo.
"Va tutto bene -cerca di alzarsi con me appresso- ora dimmi, cosa è successo?"
Cammino sui miei piedi fino al letto lasciandola accomodare al mio fianco.
"Come mai hai dormito qui?" Mormoro mettendo un cuscino sulle gambe.
"Dormo qui da quando sei andato via" scrolla le spalle sorridendo leggermente, posso vedere le sue piccole rughe vicino agli occhi.
Minuti di silenzio proseguono, non imbarazzanti, solo silenzio rilassante in cui non penso a niente rimanendo incantato a guardare il vuoto.
"Ho sparato a Charlotte" sussurro buttandola lì senza nemmeno accorgermene.
"Per quale motivo?" Dice lei tranquillamente dopo un paio di secondi senza alcun sbalzo d'umore, senza alzare la voce.
"Non lo so..." Ed effettivamente è così, qual'è il vero motivo per cui le ho sparato alla testa? Non poteva essere semplice rabbia. Forse se non le avessi sparato non sarei comunque potuto tornare a New Orleans con lei, avrebbe rovinato la mia copertura.
"Sono sicura che ci sia un motivo, Adam, anche banale" stringe una mia mano rassicurandomi.
"Non sono andato a New Orleans solo per studiare..." Mormoro rendendomi conto che sto per raccontarle una cosa che le ho tenuto nascosto, ingenuamente troppo entusiasta dal mio primo compito.
Tutti le abbiamo mentito.
Non sentendo alcuna parola da lei, continuo a dirle la verità.
Il vero motivo per cui sono andato a New Orleans, la ragazza che stavo cercando di conoscere con cui stavo ci fintamente provando.
Le descrissi la loro base con tutta l'attrezzatura, cosa ho dovuto fare per entrare nella loro gang, e la missione assegnata da Megan. Le mostrai anche i miei documenti falsi e il contratto di assunzione.
"Ero talmente contento della mia prima missione che non ho pensato alle conseguenze, non potevo portare Charlotte da loro per rischiare di essere ucciso per colpa della sua bocca larga... E... E..." Mi copro il viso con le mani sbuffando pesantemente.
In cosa mi sono cacciato... E soprattutto cosa ho appena fatto...
In un attimo mi ritrovo a singhiozzare tra le braccia della donna che mia ha messo al mondo, e mi sento un nulla, mi sento troppo debole e non è da me, non sono solito a smancerie.
"Va tutto bene -sussurra cullandomi e potrei dire che è imbarazzante- Brandon mi aveva già accennato qualcosa, va tutto bene non ti preoccupare" ridacchia .
"E non gli hai staccato la testa?"
"Bhe... È stato il mio primo pensiero, ma mi sono contenuta. È la nostra vita dopo tutto"
"E Charlotte? Non credo riuscirò più a dormire" la voce mi morì in gola appena ricordai di nuovo il suo viso sporco di sangue.
"Adam, sei un Aureum Lilium -prende la mia mano destra mostrandomi il mio anello al dito medio- una persona come Charlotte non ti abbatterà, sei forte"

É passata una settimana ops :')

Lily&Guns - The KingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora