CAPITOLO 1

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CHRISTIAN

«Mr.Grey, Miss Kavanagh è qui. Posso farla entrare?»

Porca miseria! Avevo proprio dimenticato che oggi dovevo farmi intervistare da quella rompipalle. E' da tre settimane che non fa altro che chiamare in ufficio, senza nessuna risposta da parte mia ovviamente. Ma è riuscita ad avere anche il mio numero personale, ma come ha fatto?

"Piantala Grey, non sei l'unico essere al mondo che riesce a sapere tutto di tutti". Fanculo la mia vocina.

Quindi ho dovuto ascoltare quell'insopportabile donna anche dal mio Blackberry e alla fine ho dovuto cedere. E poi, ero davvero curioso di incontrare questa donna. Mi ha colpito il suo carattere, un po' come il mio. Una donna tenace.

Prendo un gran bel respiro, aspirando tutta l'aria possibile e ricacciandola fuori. Bene, cominciamo.

«Falla entrare, Andrea»

Trenta secondi più tardi, sento un trambusto davanti la porta del mio ufficio. Miss Kavanagh stava per cadere dritta faccia a terra sul pavimento. Peccato si sia ripresa. Avrei gradito sicuramente vederla in imbarazzo, così da eliminare tutta la sicurezza che esprime mentre parla, almeno con me.

«Mi scusi» mi dice poggiandosi ancora un po' incerta alla porta.

Alzo gli occhi al cielo. Mi avvicino a lei, con il mio modo sicuro. Il "mio" modo da stronzo amministratore delegato maniaco del controllo. Ma lei non è per niente imbarazzata, né intimidita dal mio sguardo. E' proprio come la immaginavo: alta, bionda e snella. Il suo fisico è contenuto da un tailleur nero e sotto porta una graziosa camicetta scollata, che mette tranquillamente in mostra la parte alta del seno.

«Miss Kavanagh, sono Christian Grey». Le tendo la mano. Lei la stringe abbastanza forte.

«Signor Grey, la ringrazio per aver accettato questa intervista in così poco tempo»

Mi prende per il culo? O sono io che noto un certo sarcasmo nella sua voce? Già la odio.

«Si figuri. Non potevo permetterle di intasarmi ancora la segreteria...». Sfodero il mio sorriso da bastardo, «... ma la prego, si sieda. Non ho molto tempo»

Le indico i divanetti bianchi di fronte alla mia scrivania e lei, seguendo il mio invito, si incammina per accomodarsi. In questo modo mi dà un'ampia visone del suo culo, accettabile direi. Dopo essersi seduta, tira fuori dalla borsetta un piccolo registratore, un foglio e una penna. Io mi accomodo nella mia poltrona di pelle nera. Lei mi guarda ogni tato, senza scomporsi, e noto incredibilmente che questo mi irrita.

"Sarà lesbica, non può reggere così il mio fascino"

Raddrizza ancor di più le spalle e mi guarda.

«Mr. Grey, è pronto? Cominciamo?»

«Sono nato pronto»

«Mi fa piacere per lei, ma questa non è una gara e spero sinceramente che prenda sul serio questa intervista»

Ma che cazzo vuole questa? Come si permette? Perché non mi ringrazia per il fatto che le sto dando minuti preziosi del mio tempo. Quanto è irritante!

«Cominci pure.. non ho molto tempo»

Lei mi guarda con aria irritata e spero che percepisca il fatto che io sono irritato tanto quanto lei.

«So che le faranno in molti questa domanda ma..» prende fiato «.. a cosa deve il suo successo?»

A cosa devo il mio successo? Davvero? Ecco qui un'altra ragazzetta priva di originalità. Io le rispondo con la solita risposta che do a tutti, sempre uguale, come un copia e incolla. Lei sembra non apprezzare molto la mia risposta finta. Ma che vuole? E' lei quella priva di spirito di iniziativa.

50 sfumature di gelosia #wattys2018Where stories live. Discover now