476 d.C.

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Papà era decisamente ansioso, in quegli ultimi, non mesi, ma anni. Tossiva spesso, e non capivo perché: era sempre in forma più che smagliante, prima di settanta anni fa circa. Anche mamma non stava bene. Non la vedevo molto spesso, aveva brutte relazioni con Remo, ed io abitavo con lui. Mi divertivo un sacco con mio padre e mia sorella Marina, parlavamo e giocavamo spesso, nonostante io abbia già qualche secolo. Mentre, in questi anni, l'atmosfera di casa si era decisamente incupita, nonostante stessi metà del tempo con la mia sorellina a distrarci.

Quel giorno papà era uscito dopo pranzo, aveva detto che sarebbe ritornato entro l'ora di cena. Diceva che aveva una cosa da sbrigare al Senato, non ha specificato. Non ci feci troppo caso, alla fine. Era molto impegnato in quel periodo in politica: diceva solo che erano "affari di Stato". Non capivo mai di cosa parlava, volevo sempre andare con lui ma me lo negava. E fidatevi, se vi opponete a mio padre, siete nei guai.

Io e Marina non facemmo altro che giocherellare per casa con le prime cose che ci capitavano a tiro, a volte passavamo anche per il giardino, nonostante non ci fosse il sole. La pioggia ci rinfrescava, ci piaceva.

Arrivò la sera, insieme alla fame, e papà non ritornava. Iniziavamo a preoccuparci, nel dubbio cominciammo a mangiare completamente soli.

Passarono i giorni, le settimane, e il dolore ci affliggeva, aumentava col tempo che passava, perché lentamente capimmo che eravamo soli. Che papà fosse scomparso nel nulla, in una giornata piovosa come le altre.

Capimmo solamente alcuni mesi dopo, nella nostra Roma rovinata, che la nostra patria era caduta di fronte a i popoli barbari provenienti dal nord, e che eravamo totalmente soli. Soli. I nostri genitori, morti, scomparsi.

La cosa brutta?

Non morivo, e non potevo morire.

E non capivo perché.

ITALIA - Storia di una nazione e di un uomoWo Geschichten leben. Entdecke jetzt