1870 d.C.

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Il Mazzantini capo d'eserciti, stavolta guida suprema ed illuminante del reparto di bersaglieri che stava causando la caduta della Città Eterna in mano al crudele papato che osteggiava la ricongiunzione della futura unica e sola capitale d'Italia, era in testa ai coraggiosi soldati che si stavano propagando per le strade dell'urbe. Con assoluta maestria il fucile maneggiava assieme a leggiadri, celeri e superbi movimenti del corpo che riusciva ad estrapolare dalle sue multiple doti solo in occasioni specialissime e irripetibili come la seguente, l'impresa di Roma che verrà ricordata nei libri di storia come una delle più importanti, celebri e nobili imprese del Regno d'Italia.

Un'impresa a dir poco soddisfacente, esaltante ed eclatante, non c'è che dire. La città capitolò in meno di un giorno, in neanche una settimana il plebiscito. I risultati furono ovviamente scontati: i romani tutti votarono per l'annessione all'Italia con una maggioranza schiacciante: i contrari furono meno del 5%.

Lo Stato Pontificio fu soppresso. Roma era Italia. Mai gioia più grande s'era destata nel cuore dell'italianissimo Marco.

Il problema fu esattamente dopo il trasferimento della CountryBall italiana a Roma.

La sua nuova residenza era sublime: costruita durante l'epoca romana come domus, ma poi fatta distruggere dal Papato e fatta ricostruire come "piccola reggia" in stile barocco, occupata prima da VaticanBall, ora era stata da poco fatta ristrutturare dall'Italico Regno.

Quel "problema", non era tanto la nuova dimora, ma la reazione dei fratelli cattolici all'espulsione dello Stato Papale dal Lazio.

Così, senza preavviso: l'italiano si ritrovò i parenti francese, spagnolo e portoghese all'uscio della propria abitazione. E pensava pure che fossero venuti a fargli gli auguri per l'impresa compiuta.

"...Oh.

...Fratelli!"

Disse, abbracciandoli tutti insieme, felice. Una di quelle poche volte che esce un sorriso sincero e compiaciuto.

"Qual buon vento vi porta qua?"

Marco si separò da loro, ricomponendosi, ma notò le espressioni buie delle facce dei fratelli.

Alejandro fu il primo tra loro ad aprire bocca.

"...Dobbiamo parlare."

"Uhm-"

Il padrone di casa non capiva perché avessero quell'atteggiamento schivo, ma li condusse comunque al salone. Si sedettero tutti.

"Di cosa volete parlarmi?"

"Ecco, Marco-" Indugiò Francois, ma lo zittì lo spagnolo, con un cenno della mano, accompagnato da uno "sh" lieve.

"Faccio io."

"Vi decidete, per favore?" Disse quasi come una pretesa l'italiano, sempre accompagnato da quella..."falsa" cortesia tipica di un piemontese nonostante lui stesso fosse romano.

"Marco, fratellino caro..."

"Non chiamarmi fratellino."

"Faccio quello che voglio."

"Pazienza, riprendi, non voglio sprecare minuti inutili della mia vita per litigare sulle tue manie di supremazia."

Alejandro e Marco erano le due personalità "predominanti" del nucleo familiare neolatino: nonostante il fatto che la maggior parte del tempo andassero d'accordo, si scontravano spesso in aspre litigate, era naturale.

"...Stavo dicendo. Perché hai preso parte alla spedizione di Roma come generale?"

Silenzio. Che venne interrotto poco dopo dal fiume di parole che accennava a traboccare dalla bocca dell'italiano.

"...Per caso siete venuti qua a farmi la predica per l'annessione dello Stato Pontificio?"

"Sì."

...

E macello fu.

Non oso neanche riportare le malaparole (e le bestemmie nel caso italico) enunciate da cotali rappresentanti delle nazioni romanze. E questo perdurò fino alla notte, aggiungo.

(P.s.: c'è stata anche una toccata di culo fallita, alla fine).


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⏰ Last updated: Nov 14, 2017 ⏰

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ITALIA - Storia di una nazione e di un uomoWhere stories live. Discover now