Capitolo 2

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Gli anni passavano, ma l'arrivo al campo mezzo sangue non cambiava mai.
Le colline boscose, i campi di fragole che si estendevano all'orizzonte e le strutture già gremite di semidei frenetici.
Ad ogni inizio dell'estate regnava il caos, perché tutti si dovevano riprendere dai lenti ritmi invernali.
Lo spettacolo di suo padre che cercava di portare una delle sue tre pesantissime valige la divertiva, soprattutto perché sua madre non aveva nessuna difficoltà.
Percy Jackson stava lottando con quella rosa fin da quando erano scesi di macchina, trascinandola sulla terra come se fosse unincudine. Nel percorso avrà sradicato innumerevoli piante innocenti.
"Percy, non devi farci forza, basta camminare e tirare" Spiegò divertita Annabeth, guardandosi intorno con sguardo nostalgico. Qui aveva vissuto i momenti più belli e più brutti della sua vita, ma la nostalgia del campo mezzosangue è assolutamente irreparabile.
Scesero giù per una collina, incontrando un mucchio di eroi con i loro genitori. Non potevano fare un passo che si dovevano fermare a salutare altre famiglie. Certe volte Alyssa dimenticava che anche i suoi una volta vivevano qui.
Mentre sua madre era profondamente immersa in chiacchiere con una certa Clarisse La Rue, la ragazza si discostò e decise di andare a sfare le valige.
Passò davanti alle capanne dei vari semidei, realizzando che niente era cambiato dalla scorsa estate. La capanna di Demetra era come sempre un esplosione di colori e di fiori, quella di Apollo sembrava riflettere la luce del sole, costringendo quasi Alyssa a tapparsi gli occhi. L'alloggio dei figli di Ares emanava rabbia e furia anche da fuori, mentre quello dei figli di Afrodite era semplicemente splendido, come chi lo abita.
Piano piano passò in rassegna tutte le altre, trovandosi davanti a quelle di Zeus ed Era.
Finalmente potette entrare nella sua postazione al campo, insolitamente calma e silenziosa.
Alyssa dormiva nella capanna di Poseidone, dato che aveva poco a che fare con Atena. Non le piaceva la mentalità di quei ragazzi, troppo rigidi. Da sempre aveva avuto un legame più forte con l'altro lato divino del suo sangue e sicuramente la sfera di influenza di Poseidone era molto più forte in lei.
Alzò gli occhi e incontrò il gigantesco tridente che la dominava dall'alto. Una volta entrata assaporò il sapore del mare e l'odore della salsedine, sentendosi finalmente libera.
"Benvenuta a casa" si disse.
***

Era ormai da dieci anni, forse anche di più, che accompagnava i ragazzi al campo. Ma tutte le volte le sembrava come se dovesse tornarci lei, a rivivere quei momenti dell'adolescenza. Le battaglie per la bandiera, le imprese e i primi sentimenti con Percy. Tuttavia non riusciva a smettere di pensare a Luke...
Portarono le valige di Alyssa nella sua cabina e, dopo qualche imprecazione di Percy, riuscì finalmente a sistemarle.
Tutte le volte che guardava il giovane volto di sua figlia le sembrava che fosse appena nata, non che avesse già quindici anni.
Lasciarla in quello spazio arioso e tipicamente marino, dove incontrava sempre Percy, le faceva un po' strano; ma era incredibilmente felice per lei.
Sapeva che Aly non adorava le smancerie così la lasciò con qualche abbraccio e un po' di raccomandazioni, con la consapevolezza che quello era il posto più sicuro per lei.
Più dura era stata con Narses, il quale ormai era perfettamente integrato nel giro delle imprese. Lo aspettarono fuori dalla capanne di Atena per non metterlo in imbarazzo di fronte ai suoi compagni, e Annabeth lo abbracciò forte, abbandonandosi tra le sue braccia. Più volte aveva già rischiato la vita e non riusciva a scacciare il pensiero di vederlo come tanti altri semidei coraggiosi, che hanno eroicamente partecipato a spedizioni...
La cabina di Atena da fuori non era cambiata per niente e, nella mente della donna, riaffiorarono tutti i ricordi dei trascorsi al suo interno.
Una volta lasciati i ragazzi, incontrò lo sguardo di suo marito, che la baciò con tanta dolcezza. Lei lo abbracciò come aveva fatto col figlio e si disse che, se lei non avesse avuto la forza, sicuramente gliela avrebbe data lui.
Camminarono insieme verso il padiglione della mensa, attraversando la splendida vegetazione del parco. Erano circondati da cespugli ricchi di fiori colorati, alberi rigogliosi e fitti arbusti. Quando passarono vicino al laghetto delle canoe, un gruppo di semidei in costume li passò davanti, trascinando una piccola canoa.
Scambiò uno sguardo con suo marito e ridacchiarono, ricordando il loro bacio subacqueo.
La mensa era sempre la solita, con i tavoli disposti come quando Annabeth li aveva lasciati e l'imponente edificio a colonne.
Trovarono seduti allo stesso tavolo Piper e Jason assieme ai loro figli, che stavano bisticciando animatamente. I genitori però erano troppo impegnati a chiacchierare con Chirone.
"Santi dei, quella è Annabeth Chase" Il centauro le trotterellò incontro, sfoggiandolo uno splendido sorriso.
"E questo è Percy Jackson, grazie della considerazione" Percy strinse la mano di Chirone che lo osservò attentamente, per poi dargli un buffetto sulla nuca.
"Anche quest'anno ho il piacere di accogliere i tuoi figli per soltanto tre mesi?" Domandò alzando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto, in segno di disapprovazione. Chirone infatti insisteva continuamente che era rischioso lasciare i ragazzi per così tanto tempo fuori dal campo, specialmente per due bocconcini appetitosi come loro. Purtroppo però ognuno fa le sue scelte e lei non voleva che passassero la loro vita in un confine invalicabile, così con qualche sforzo e precauzioni riuscirono a far trascorrere ai ragazzi un'infanzia praticamente normale.
"Quest'anno hai vinto, Chirone. Rimarranno per un periodo di tempo indefinito" Il centauro sorrise e soltanto allora l'abbracciò forte. Stranamente non chiese la spiegazione di questa decisione, ma a lei andò bene così e si lasciò coccolare.

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