CAPITOLO 13

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Calipso era da giorni che faceva sogni terribili. Vedeva l'acropoli di Atene ricoperta di sangue, uno strano tavolo attorno al quale erano sedute delle persone e l'esile corpo della figlia steso a terra, come se fosse... meglio non pensarci.

Guardò Leo dormire e sorrise lievemente, addolcita da quell'immagine. I ricci castani schiacciati sul cuscino e la bocca leggermente aperta, con un filino di saliva che scendeva.

Si alzò piano, per non svegliare il marito.

I suoi passi sembravano riecheggiare sul pavimento di marmo.

Decise di bere un bicchiere d'acqua e magari prendere un po' d'aria, ne aveva bisogno.

Dalla terrazza vedeva l'Empire State Building estendersi contro il cielo, mostrando tutta la sua imponenza. Non c'era da stupirsi che quella fosse la sede degli dei dell'Olimpo.

A tratti però a lei metteva ansia tale vicinanza, d'altronde erano stati loro ad esiliarla per migliaia di anni.

Sedette su una poltroncina in vimini e ammirò quanto fosse bello il lavoro fatto da Adriana, soprattutto alle prime luci dell'alba. Un sistema di lucine e piante copriva il perimetro della terrazza, rendendola bellissima. Con tutti quei colori e profumi, sembrava il giardino pensile di Babilonia. Si erano divertite così tanto a costruirlo, non si era mai sentita più vicina alla figlia.

Neanche gli dei sapevano quanto le mancasse.

Da quando poi avevano ricevuto la chiamata di Chirone, dove spiegava tutto, Calipso si era sentita un vuoto dentro, che continuava a crescere a dismisura. Il centauro li raccontò dell'impresa, della profezia e di come fosse coinvolta Adriana.

Lei sapeva di aver generato un'arma letale, ma voleva che la figlia lo scoprisse il più tardi possibile.

Presto si sarebbe accorta che cosa può fare il sangue di Titano, e sperò che fosse in grado di riuscire a controllarlo.

Chissà dove era la figlia in quel momento, quali orrori stava affrontando.

Leo aveva reagito quasi peggio di lei, forse perché lui sa quali sono i pericoli  che comportano imprese.

Si era chiuso in se stesso ed era diventato cupo come non mai.

Ma come biasimarlo?

Toccò un bellissimo fiore di gelso e le sembrò di sentire improvvisamente la risata di Adriana quando era piccolina. Calipso le diceva sempre che era bella come un fiore di gelso, ed effettivamente era vero.

Le tornarono in mente momenti del passato ai quali non pensava da anni, ma non per questo avevano meno valore.

Quando lei scoprì di essere incinta vivevano ancora alla Way Station, nella città di Indianapolis.

Leo stava lavorando con Jo, ma lei lo prese da parte.

Lui era così giovane, praticamente un bambino. In quel momento non avevano pensato ad avere un figlio, semplicemente era successo.

Aveva il viso sporco di grasso e la maglietta bianca sudata, ma comunque era bellissimo.

Lei gli prese la mano e lui sulle prime si trovò disorientato, non sapeva come reagire.

"Leo, devo dirti una cosa molto importante. Cambierà il nostro futuro, completamente" Calipso sorrideva, non poteva evitarlo. L'espressione del ragazzo era indecifrabile, chissà a cosa aveva pensato. A tratti, la maga provò tenerezza per lui, a diciotto anni può essere un colpo duro.

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