Capitolo 7

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Narses non aveva mai visitato direttamente lo spirito dell'oracolo di Delfi. In tutte le imprese in cui
aveva preso parte c'era sempre stato un ragazzo grande, a capo della spedizione. Questa volta però, sentiva che doveva essere lui ad affrontare la profezia e, finalmente, poteva capire l'ansia che provava suo padre.
Il prode Percy Jackson che va a sentire il suo fututo.
Adesso, circa vent'anni dopo, suo figlio andava ad incontrare il destino.
Narses era cresciuto con la figura di due genitori eroici ed era difficile sostenere tale discendenza. Tutti, anche se non lo ammettevano, pretendevano il valore dei suoi. Era difficile misurarsi costantemente con queste origini, tanto nobili quanto rigorose.
In tutta la sua vita si era addestrato per essere un bravo guerriero, rompendosi ossa e riportando feriti. Sempre si era impegnato in tutte le attività del campo, specialmente il combattimento e la strategia militare. Era da anni che guidava la squadra della caccia alla bandiera, cercando di rendere tale simulazione una gloriosa vittoria.
Ma adesso, arrivava il momento di mettere veramente in atto quando imparato.

Nella parte orientale del Campo, aleggiava il silenzio. I rumori delle attività arrivavano deboli e gli unici suoni che si potevano udire erano il canto degli uccelli e il fruscio delle foglie.
La statua dell'Atena Parthenos li dominava dall'alto della Collina Mezzosangue.
Sembrava scrutarlo, con faccia severa.
Sua nonna lo aveva messo in soggezione in tutti i fugaci momenti in cui l'aveva incontrata.
Ma vederla così, che lo torreggiava e lo fissava, era decisamente una sensazione molto più forte del semplice imbarazzo.
L'edera ed altre erbe coprivano parzialmente l'entrata alla grotta dell'oracolo.
Prima di fare un altro passo avanti si girò verso Lavinia, la splendente figlia di Apollo.
"Rachel è una brava donna, non aver paura..." Lo incoraggiò, posandogli una mano sulla spalla.
Era abituato a vedere Rachel, era un'amica di famiglia, e sapeva anche che il potere di Delfi era da lei incanalato. Ma incontrarla per ricevere una profezia non era esattamente la stessa cosa che incontrarla per la cena del ringraziamento.
Poteva sentire già da lì l'odore delle tempere fresche.
"Lo so, ma è la prima volta che vado a cercare un responso" Narses scrutò incentro l'entrata, talmente buia da non lasciar trapelare niente della grotta dall'esterno.
"Nemmeno io ho mai consultato personalmente l'Oracolo, però so che devi farlo te. È una sensazione fortissima" La ragazza si avvicinò ancora alla grotta, lasciando un po' indietro Narses.
La Collina Mezzosangue era improvvisamente diventata più oscura e pericolante, come se volesse schiacciare i due giovani alle sue pendici.
"Ogni tanto vedo delle cose, non sono proprio previsioni, ma sicuramente frammenti del futuro. In uno di questi c'eri tu, ecco perché abbiamo percepito entrambi questo legame. Io sapevo della tua esistenza ancora prima di conoscerti. Ed è una delle motivazioni per cui sono venuta qui, io dovevo svolgere un compito al Campo Greco" Lavinia prese una mano del ragazzo e lo avvicinò, esortandolo ad essere coraggioso. Quella rivelazione della figlia di Apollo doveva sconvolgerlo, normalmente sarebbe rimasto sbalordito davanti ad una cosa così inquietante, ma in qualche modo si aspettava di sentirsi dire una cosa del genere.
Apprezzò che lei glielo avesse detto, perché adesso aveva una motivazione in più per fare quella che stava appropinquandosi a fare.
Sospirò ed entrò nella grotta, seguito dalla ragazza.
L'umidità era altissima, tuttavia vi era un bel fresco. La roccia viva che si estendeva ovunque posasse lo sguardo.
Quell'ambiente era stato adibito per essere abitato ed era sorprendentemente piacevole. Schizzi di colore qua e la, dipinti appesi per tutto il perimetro e pungente odore di attrezzi da pittura. Un tavolo in legno bianco era ricoperto di fogli bianchi, con un notebook della Apple che li sovrastava tutti.
Davanti al computer era seduta Rachel Elizabeth Dare, con una folta chioma di capelli rossi che sembravano brillare di luce propria. Probabilmente stava lavorando ad un progetto, si occupava del marketing grafico e lavorava per varie aziende.
"Non mi piacciono mai le visite di voi eroi" La donna sospirò e finalmente li degnò di uno sguardo. Quando vide Narses i suoi occhi si incupirono, anche se le labbra sorridevano.
Spense il computer e si portò davanti a loro, indossando una semplice salopette beige abbinata ad una canotta bianca.
"Perché ogni volta che venite qui io devo rilasciare responsi che portano a destino molto pericoloso" sospirò ancora e si appoggiò al tavolo.
"Questa volta sarà ancora più difficile per me. Santo cielo, in cosa ti sei cacciato ragazzo?!" Rachel non lo abbracciò e non lo baciò, non lo faceva mai. Sapeva che Narses aveva bisogno dei suoi spazi e mai aveva tentato di invaderli. Tuttavia era palese che fosse preoccupata, anche se ancora nessuno aveva detto qualcosa di compromettente.
"Salve, signora" Lavinia si presentò timidamente, allungando la mano. La rossa la strinse prontamente e sfoggiò un sorriso amichevole "Ciao Lavinia, io sono Rachel. Perdonami se non mi sono presentata prima"
La figlia di Apollo le rivolse uno sguardo strano, come se volesse dire che lei già la conosceva. Effettivamente era vero, suo padre le aveva mostrato l'oracolo in tanti dei suoi sogni.
Intanto Narses spiegò velocemente che cosa era successo, non tralasciando nessun dettaglio. Raccontò anche delle visioni avute da Alyssa e da Chloe, che lasciarono profondamente provata la donna.
Alla fine del discorso Rachel stava tentando di nascondere le emozioni, forse per non fare preoccupare i ragazzi più del dovuto, ma era palese che fosse disorientata.
"Non ho mai sentito parlare di niente di simile. Nella storia greca non credo siano state fatte lettere che somigliano ai bigliettini d'auguri preparati dai bambini delle elementari" Indugiò sulla sua posizione, tamburellando le dita sul tavolo.
"Neanche io, tuttavia ho visto anche questo in uno dei miei sogni..." Lavinia si rigirava tra le mani il foglio di carta, a tratti sembrava che lo volesse strappare. Narses non conosceva questo dono della ragazza, ma da come ne parlava intuii che lei non era felice di parlarne. A dire il vero, lui sapeva molto poco sulla figlia di Apollo, attorno a lei aleggiava una sorta di mistero e misticità.
"Immagino che voi vogliate che mi sieda su quell'attrezzo infernale, per mandarvi incontro a missioni mortali. Se solo tuo padre sapesse in cosa ti stai cacciando" Rachel si allontanò per andare a prendere un panchetto, ma il ragazzo si immaginò che avesse un'espressione triste.
"Non sono stato io a cercare il messaggio, lui ha trovato me" Ribattè, ricordando tutte le imprese alle quali il padre aveva partecipato.
"Purtroppo lo so, ma te sei troppo giovane per capire la grandezza di questa cosa. È troppo più grande di te" Intanto la donna si sedette sul treppiedi e rivolse uno sguardo di scuse a Narses, probabilmente per quello che stava per dire.
Aveva assistito ad altri responsi di Rachel, ma mai si era trovato praticamente solo con lei e nella sua grotta.
L'ambiente si fece più buio e sembrava che essi venissero schiacciati sotto il peso delle rocce. L'aria era diventata fredda e il tassò di umidità stava aumentando a dismisura.
Il viso di Rachel si contorse in una strana espressione.
Lavinia tirò Narses indietro e subito dopo la donna iniziò ad esalare vapori verdi.
Le uscivano dal naso,dalla bocca e dalle orecchie, per poi andarsi a depositare in tutta la caverna.
Poi parlò, ma con una voce diversa, profonda ed antica, l'insieme di centinaia di echi:

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