Capitolo 8

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Quando suo fratello mostrò l'ultimo verso, lei ebbe un tuffo al cuore.
Sapeva a chi si riferiva la profezia.
Lo sapeva perfettamente.
Ebbe la stessa sensazione che provava quando stava avendo una visione, ma questa volta lo stesso spirito la condusse in un angolo della sua mente.
A un ricordo molto remoto, praticamente cancellato.
Si trovava nella casa di Mountauk della nonna.
La spiaggia bianca e deserta, l'oceano che si estendeva all'orizzonte, i gabbiani che volteggiavano sullo specchio d'acqua e l'odore di mare che giungeva anche dentro la piccola casa.
Lei era talmente piccola che a stento stava in piedi e sua madre, così giovane da sembrare appena una diciassettenne, che la aiutava a muoversi sullo scricchiolante pavimento in legno.
Nella sala accogliente, dove vi era un vecchio ma soffice divano, sedevano suo padre e altri due ragazzi dal volto conosciuto.
Nico e Will.
Ridevano tutti e tre, parlando delle divertenti avventure vissute al Campo Mezzosangue.
Il ricordo era così realistico che le sembrò di udire nuovamente quelle risate.
Però la sua attenzione si concentrò sulla parte opposta ai divani.
Davanti al caminetto c'erano due bambini.
Apparentemente molto simili.
Entrambi biondi e riccioli, alti per la loro età, pelle olivastra.
L'unica differenza erano gli occhi.
Quelli di suo fratello gioiosi e azzurri come il mare, due grandi gemme prodissime.
Invece gli occhi dell'altro bambino erano completamente diversi, ma non per questo meno interessanti.
Così scuri da sembrare neri, profondi come l'ade. Magnetici a tal punto che quando incrociavi il suo sguardo sembrava di vedere la tua anima riflessa.
I ragazzini giocavano con i lego e si divertivano a costruire edifici astratti.
Quel bambino era Lee Di Angelo.
Figlio di Will Solace e Nico Di Angelo.
Soltanto allora comprese che quell'irritante ragazzo nel padiglione della mensa era proprio lui.
Bellissimo e proibito.

"Ragazzi io so di chi si tratta, ma non so se mi crederete" Esordì Alyssa, catturando l'attenzione di tutti i presenti.
Come faceva a spiegare che quello fosse il figlio naturale di due uomini?
"Si tratta di Lee Di Angelo" La frase uscì in modo molto più brutto di quanto volesse.
Forse era stata troppo diretta.
Lavinia e Leonardo non capirono, ma gli altri sembrava che avessero ingoiato un grifone.
E come biasimarli?
"Sorellina è impossibile, Lee non è mai voluto venire qui. Poi me ne sarei accorto se fosse tornato" Narses quasi la schernì, ma notò un barlume di incertezza nei suoi occhi.
"Aly, io sinceramente non credo... è da anni che quel ragazzo non si fa vivo" Chloe esitò, anche lei non parlò con tono sicuro.
"La cosa è strana, indubbiamente. Ma avrebbe senso..." Adriana era disorientata quanto gli altri due, ma fu l'unica obbiettiva.
Almeno provò ad accettare la verità.
"Scusate l'ignoranza, ma io continuo a non capire." Leonardo emerse dall'ombra e Lavinia annuì, confermando quando detto dal connazionale.
Adesso arrivavano i guai.
Spiegare chi era.
Fortunatamente esisteva Adriana Valdez, che mai aveva paura di affrontare discorsi delicati.
"È figlio di due semidei molto potenti, che hanno partecipato alla grande guerra. Si tratta, ehm, come dirvelo senza confondervi. Va bene, lo dico senza giri di parole. Suo padre è Nico Di Angelo, figlio di Ade." Adriana fu interrotta da Lavinia.
"I figli dei tre pezzi grossi sono rari, ma non c'è niente di strano."
La ragazza continuò come se non fosse mai stata interrotta "... e suo padre è Will Solace, figlio di Apollo"
Sui volti degli italiani si dipinse un grande punto interrogativo. La bocca di Leonardo si aprì in una gigantesca O.
Le cicale smisero di cantare.
Adriana le maledisse, quelle infami avevano reso il momento ancora più imbarazzante.
"Rilassatevi, non fatevi troppo domande suicome. Quel ragazzo è stato un dono degli dei, dato loro come premio per il coraggio. Gli olimpi lo hanno creato a immagine somiglianza dei pensieri dei ragazzi. Per questo è un figlio naturale, perché è come se fosse cresciuto dentro di loro"
Adesso erano un po' meno confusi, ma non per questo digerirono subito la notizia.
Mister mistero era tornato e il fatto che fosse stato nominato nella profezia e non nella lettera era decisamente inquietante.
***
Il corno che li richiamava a cena era suonato ormai da un'ora ma Leonardo non riusciva a smettere di pensare alle deliberazioni della fugace assemblea.
I suoi compagni facevano casino, come sempre.
Lui, da bravo figlio di Ermes, era sempre il primo a scatenate l'ignoranza. Tuttavia quella sera non spiccicò praticamente parola e praticamente non toccò cibo.
Il padiglione era eccitazione allo stato puro.
La prima partita di Caccia Alla Bandiera dell'anno.
Era elemento di entusiasmo per i semidei.
Lui però non riusciva a togliersi la storia del ragazzo dell'ombra.
Effettivamente vi era uno nuovo tra di loro, che tra l'altro gli era anche molto simpatico, ma non immaginava minimamente che potesse trattarsi di lui.
Certo, sapeva che non dormiva nella cabina di Ermes, ma comunque aveva stretto amicizia con molti della sua casa. Soprattutto Jordan Cruz, il suo affascinante fratello.
Poi avevano cercato di interpretare altri versi della profezia, arrivando a delle vaghe conclusioni.
Lavinia aveva visto Atene in una delle sue visoni, così supposero che la fiorente città fosse quella.
Notizia cattiva: le antiche terre erano pericolose il 300% in più rispetto all'America.
Per quanto riguarda la congiura, quello era semplice: i congiurati volevano spaccare tutto e loro dovevano ammazzarli.
Promettente.
Non sapevano chi fosse il nemico e neanche la terribile dea, tuttavia pensarono che con l'avvertimento la profezia si riferisse alla lettera ricevuta.
Per avere conferme però dovevano aspettare di parlare con Chirone; ossia, Narses ci stava già parlando.
Al falò poi il campo sarebbe stato informato dell'impresa.
Erano tutti così eccitati che si erano perfino dimenticati che Chirone dovesse fare l'annuncio.
"Ehi amico, perché questa brutta faccia?" Jordan lo riportò alla realtà.
Intanto due suoi compagni giocavano a lanciarsi una mela, sfiorandogli il naso con un lancio.
"Niente, sono solo stanco" Mentì Leonardo.
"Andiamo, tu non sei ma stanco. Non è che qualche bella fanciulla tormenta il tuo cuoricino?" ridacchiò il sudamericano, dandogli una gomitata nelle costole.
"Calma, pareja. Nessuna ragazza frulla nella mia testolina" Il ragazzo non lo guardò negli occhi Jordan e per mascherare tale gesto si sforzò di ingoiare un boccone di pollo arrosto. Tuttavia il petto gli fece male, come per vendicarsi di aver detto una bugia.
Lui maledì il cuore, dicendogli che non gli piaceva nessuna.
Lui però rispose con una fitta più forte.
"io infatti non ho detto testa, donjuán "
Jordan stava per dire qualcosa, ma fu interrotto da Chirone.
Quando attraversò il padiglione, tutti gli eroi smisero di parlare e calò il silenzio.
La sua espressione era indecifrabile, quindi non potette provare a capire quanto si era detto con Narses.
"Semidei, vi invito a prendere parte al falò. Devo fare un annuncio, ma non per questo non si terrà la tradizonale partita di Caccia Alla Bandiera"
I ragazzi esultarono, sbattendo i bicchieri sul tavolo.
Non fecero neanche caso alla prima parte della sua frase.

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