CAPITOLO 2

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Alice era una delle mie amiche normali. Ventisette anni, come me, capelli biondi, lisci, col taglio asimmetrico, occhi azzurri, carnagione chiara e una nuvola di profumo che la seguiva ovunque.

"Non preoccuparti. Oggi sono un po' in ritardo anch'io. Comunque possiamo andare adesso che ci sei. Recupereremo..."

"A piedi?" le risposi perplessa. Non c'era la macchina come immaginavo al suo fianco, "Quando arriveremo in stazione il treno sarà già partito" continuai alzando un sopracciglio.

Lei spalancò gli occhi come se stessi parlando un'altra lingua.

"Certo che no!" scosse la testa, "Sta arrivando" precisò riferendosi a Lorenzo, "L'ho lasciato a tirare fuori la macchina dal box. E' sempre così lento quel ragazzo!" frugò nella borsa alla ricerca del cellulare, "Me lo fa apposta, credimi" toccò un punto nello schermo e se l'avvicinò all'orecchio, alzando gli occhi al cielo, "Lorenzo!" fece non appena rispose, "Si può sapere dove sei? Ti vuoi sbrigare. Rachele ti aspetta già da dieci minuti! Ha fretta, Lorenzo..."

"Non è vero!" tentai di fermarla. Alice alzò una mano per bloccarmi e restò un attimo ad ascoltare in silenzio,"Non mi interessa!" continuò autoritaria, "Muoviti! Non posso far restare i clienti sul marciapiede... e Rachele non può arrivare in ritardo. E' piuttosto scocciata, te lo dico..."

Scossi la testa contrariata. Perchè doveva sempre mettermi di mezzo?

Alice richiuse il cellulare senza nemmeno ascoltare la sua replica e lo ripose nella borsa, non preoccupandosene più. Quindi vi rovistò dentro e prese la pochette dei trucchi con noncuranza. Tirò fuori il rossetto e me la passò perché gliela reggessi.

Certo, che alcune volte era incredibile! Non mostrava affatto la minima preoccupazione. Come se la faccenda non la riguardasse per niente. Soprattutto quando si trattava di lui.

"Sei andata poi a fare shopping ieri sera?" continuò passandosi il rossetto rosato sulla labbra.

Col pensiero non potei fare a meno di chiedermi se lo facesse intenzionalmente o proprio non ne potesse fare a meno.

"La vuoi finire di mettermi sempre di mezzo, Alice"

"Per cosa?" mi domandò smarrita.

"Prima... con Lorenzo"

"Ti preoccupi troppo. Non lo ricorderà nemmeno" fece con un gesto veloce della mano.

Era di una calma irritante!

"E poi comunque potresti anche trattarlo con un po' più di gentilezza ogni tanto!" commentai incontrollabilmente severa come risposta.

"Chi? Lorenzo?" domandò sempre più stranita, spalancando le ciglia. Strinse le labbra per distribuire il colore e tornò a controllare la sua immagine in uno specchietto con indifferenza.

"E' sempre premuroso con te, Alice. Non se lo merita" puntualizzai passandole il mascara.

"E allora?" disse con enfasi rimettendo il rossetto al suo posto e prendendolo dalle mie mani, "Anch'io lo sono con lui. Sai quanti piaceri gli faccio ogni giorno? Da quando viviamo insieme continuamente!" precisò lasciandolo a mezz'aria.

"Gli parleresti meglio se fosse il tuo cane!" riconobbi irritata, "E lui fa tutto per te..."

Certe volte mi mandava in bestia sul serio. Lorenzo era come un fratello per me. Non potevo accettare che lo trattasse come se fosse stato una nullità. Era da un po' che volevo parlarle. Doveva smetterla...

"Oh... insomma. Beh, sappi che anch'io faccio tutto per lui. Troppo..." fece una pausa per sistemarsi meglio i capelli, "Gli preparo da mangiare, lavo i piatti..." con una mano cominciò ad elencarli scorrendoli sulle dita dell'altra, mettendo ben in mostra le sue lunghe unghie, gialle, decorate, "... gli lavo la roba, gli stiro, gli rifaccio il letto... E questo tutti i giorni! Da quattro anni!"

"Un giorno... qualunque"Where stories live. Discover now