CAPITOLO 19

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Quella sera sul balcone ripensai al pomeriggio. Chiusi gli occhi, appoggiai le mani alla ringhiera e lasciai che la carezza del vento scivolasse sul mio viso. Sperando mi togliesse quel senso di mancanza che avevo addosso. Una mancanza che aveva un solo motivo di essere e che sapevo bene a cosa era dovuta.

Un alito si mosse leggero su di me. Pungente. Respirai a fondo quell'aria che sapeva di mare e per un istante mi sentii parte di esso. Il suo fresco profumo mi riempì i polmoni cercando di rischiararmi la mente.

Il suo sibilo, lieve sussurrò nella notte e un brivido mi stuzzicò le braccia, costringendomi ad intrecciarle per riscaldarle.

Era inevitabile... Saverio non avrebbe mai fatto parte della mia vita – continuai a pensare.

Un formicolio si insinuò sotto la pelle, costringendomi a sfregarle per smorzarlo. Guardai lontano la luna riflettere il suo bagliore a filo dell'acqua e farla scintillare. Pareva così vicina. Il mare sembrava olio e rifletteva le luci nitide della città al contrario.

Alzai lo sguardo e scrutai le stelle sopra la mia testa. Immobili. Silenziose. Curiose.. Che stavano a guardare. Appese a quel telo nero. Quasi gli piacesse ascoltare il dolore che avevo dentro.

Il mio sguardo si perse nel vuoto...

Non potevo tradire Mauro, nemmeno col pensiero. Eppure lo avevo fatto. E lui non lo meritava... non lo meritava affatto.

In quell'istante mi parve di sentire squillare il telefono di casa.

Entrai svogliata e lo cercai sulla mensola accanto al tavolo.

Lessi il numero: mia madre... Lo immaginavo. Era forse l'unica che mi chiamava sul telefono fisso.

Il primo istinto fu quello di lasciarlo suonare. Non avevo voglia di sentirla. Avevo già abbastanza preoccupazioni per la testa. Non me ne servivano altre. Poi mi arresi e risposi.

"Tesoro!" esclamò subito, "Ma dove sei stata tutto il pomeriggio? Ti ho chiamato e richiamato per ore!"

"Ciao, mamma" feci abbattuta, "Non dovresti preoccuparti troppo. Ti farà male prima o poi..."

"Oh... non angustiarti. Ho la faccia buona, io... Ci vuole ben altro per abbattermi"

Già... me ne ero accorta... - riflettei.

"Che cosa volevi?" non avevo risposto alla sua domanda. Non mi andava...

"Spero almeno sarai stata in cerca di idee per la lista di nozze. Non vorrai mettere in difficoltà tutti quelli che ti vogliono fare il regalo. È ora di farla, piccola! Ti sposi ad ottobre" non c'era bisogno che me lo ricordasse ogni volta! Lo sapevo benissimo... "... siamo già in ritardo, se pensi che tra una settimana potremmo spedire gli inviti. Anzi ho sentito Cinzia..." pure la mia futura suocera aveva stressato... "E dice che sarebbe meglio farne due. Tanto per dare più scelta. Loro hanno parecchi parenti e..." Dio, che stress! Non me ne fregava un bel niente della lista. Soprattutto quella sera... "Ah... e poi c'è il vestito da aggiustare. L'hanno messo in misura, ma dovresti fare un salto in questi giorni a controllare. Il tempo corre..."

"... veloce..." conclusi io per lei. Non sapeva dire altro.

Spensi il cervello. Perché la libertà di decidere che mi era concessa, era quella di fare quello che lei si aspettava da me? - mi domandai sfinita. Dovevo fare la conta degli invitati, dovevo provare il vestito, dovevo spedire gli inviti, dovevo fare due liste di nozze... Era tutto un dovere!

"Un giorno... qualunque"Where stories live. Discover now