CAPITOLO 29

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Ci svegliammo abbracciati, poco prima dell'alba quella domenica mattina. I nostri corpi nudi, ancora confusi l'uno nell'altro. Ci eravamo alzati solo per mangiare qualcosa. Poi eravamo tornati a letto. Facendo di nuovo l'amore, fino a che non ci eravamo addormentati, felici di poterlo fare assieme.

Mi sentivo serena come non lo ero mai stata, quella mattina. La nostra relazione si stava rivelando qualcosa di meraviglioso e per una volta quella magnifica sorpresa era soltanto mia. E di nessun altro.

Da quando ci eravamo conosciuti, ogni volta che ci eravamo incontrati, avevo scoperto in lui particolari che nemmeno sospettavo e che ci avevano fatto avvicinare, fino a lasciarci travolgere dalla passione e da un incontenibile desiderio. Quel desiderio che in segreto avevamo sempre covato l'una per l'altro. Senza rivelarcelo

"Buongiorno" disse scostandomi una ciocca di capelli dal viso per baciarmi sulle labbra.

Impiegai qualche secondo a riconoscere dove mi trovavo. Poi i ricordi riaffiorarono impetuosi. Con la mente rivissi la notte appena trascorsa, ricordandone le singole sfumature, con la convinzione che avevo finalmente incontrato l'uomo con il quale avrei voluto trascorrere il resto dei miei giorni.

Sorrisi ad occhi chiusi, mentre un sottile filo di luce, attraversando le persiane chiuse della finestra, iniziava a rischiarare la stanza.

"Buongiorno" gli risposi con la stessa profondità.

Mi chiesi perché avessi impiegato tutto quel tempo a capire che eravamo fatti per stare insieme. Fra di noi c'era stata da subito un'intesa. Come avevo potuto essere così cieca da non rendermene conto prima?

Gli accarezzai il petto, su cui avevo poggiato la testa e vi posai un tenero bacio. Saverio emise un respiro e io continuai ad accarezzarlo, mentre il profilo dei suoi muscoli si tendeva in un fremito di rinnovato desiderio.

"Non ti conviene stuzzicarmi..." mi suggerì lui con voce profonda, "Non sono fatto di legno"

Cominciavo a conoscere bene quel tono di voce. Sorrisi maliziosa al pensiero ed alzai il viso verso il suo, provocandolo. Il bacio che ci scambiammo parlò più delle parole.

Quando aprì gli occhi, trovò i miei. Scrutò il mio viso, le mie labbra... Poi infilò le dita tra i miei capelli e mi attirò a sé, baciandomi ancora e a lungo, con un ardore crescente.

Il calore di quella vicinanza mi travolse. Il cuore esplose di battiti.

"Che cosa mi stai facendo?..." mi chiese in un bisbiglio.

Col pollice mi accarezzò dolcemente la bocca. Il suo sguardo seguì quel gesto e ogni parte del mio corpo vibrò.

"Sei il regalo più bello che la vita abbia voluto farmi... Adesso so perché ho vissuto: dovevo incontrare te... Avrei solo voluto conoscerti prima... avere più tempo..." sussurrò poi, posandomi un palmo sulla guancia.

"Possiamo sempre recuperare" mormorai, "Abbiamo tutta la vita per farlo"

Mi sorrise con amarezza.

"La cosa più crudele è che non sarò più capace di lasciarti andare..." continuò. Lo struggimento che gli lessi negli occhi mi sorprese e mi spaventò allo stesso tempo.

Gli presi la mano e ne bacia la punta delle dita, volgendo poi il viso ancora verso il suo.

"Allora non farlo... non lasciarmi andare" risposi sfiorandogli di nuovo le labbra.

Sentivo che era angosciato all'idea che potessi andarmene, che la distanza che c'era tra le nostre città alla fine avrebbe finito per dividerci, ma non doveva essere così per forza. Avremmo trovato una soluzione. Non l'avrei permesso.

"Un giorno... qualunque"Where stories live. Discover now