Sorry Not Sorry

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•La dedica di questo capitolo va a LucreziaCastellini, ringraziandola davvero per tutto il sostegno che mi ha dimostrato in questi giorni e sperando che esso soddisfi le sue aspettative

3 anni prima

Era passato quasi un mese dalla famosa uscita al parco, da quell'improvvisato obbligo o verità che, in un modo o nell'altro, aveva dato inizio alla cosa più simile ad una relazione che io avessi mai avuto.
Mai stata fidanzata, non avevo mai provato per nessuno niente più di un minimo interesse che aveva portato ad un bacio o due.
E, neanche a dirlo, dal canto suo Derek non sapeva neppure cosa fosse una storia seria: non vi era mai stata alcuna affinità tra quelle parole così spaventose e il suo rilassato e noncurante modo di fare.
Tra me e lui però, l'avevo sempre saputo, era diverso.
Non stavamo insieme, non dichiaratamente almeno, eppure da quel giorno non ci eravamo più separati.
Aveva smesso di ignorarmi nei corridoi e, anzi, si fermava a salutarmi ad ogni cambio dell'ora, anche se ci eravamo già visti praticamente solo sessanta minuti prima.
Mi scriveva ogni giorno dopo la scuola e, quando non avevamo troppo da studiare (problema che ero più io a pormi rispetto a lui) trovavamo sempre il modo di vederci e trascorrere il tempo insieme, che potesse essere in un cinema, al parco, o semplicemente per strada a mangiare un boccone.
Stavo conoscendo un Derek diverso e, ne ero certa, anche lui stava scoprendo una parte di sè che non credeva di avere, un ragazzo dolce e premuroso che si stava legando a me e che, inaspettatamente, trovava attraenti ed interessanti caratteristiche che io invece avevo sempre provato a nascondere.
Gli piaceva la mia inesperienza e la mia timidezza, il modo in cui lo stringevo più forte a me quando allungava le mani ad accarezzarmi i fianchi o a palparmi il sedere (cosa a cui dovevo ancora abituarmi), adorava la mia spontaneità e il mio sentimento così palese, il sorriso involontario che si disegnava sul mio viso quando restavo immobile a fissarlo, il rossore sulle guance quando venivo scoperta dal suo sguardo divertito.
Non stavamo insieme, era vero, però stavamo bene.
Bene come non ero mai stata prima.
<< La smetti di sognare ad occhi aperti, principessa? >> ridacchiò Lea scuotendomi una mano davanti agli occhi.
Era l'ultima ora di lezione prima delle vacanze natalizie e, come sempre, io ero troppo immersa nei miei pensieri per concentrarmi su qualsiasi nozione la professoressa stesse cercando di impartirmi.
<< Allora, gli hai fatto un regalo? >> mi domandò Chloe, seduta nel banco davanti ma anche lei troppo distratta per poter seguire la lezione.
Scossi la testa.
<< Non stiamo insieme, ragazze! >> ricordai loro << insomma, sembrerei una stupida >>
Nascosi loro il fatto che avevo riflettuto per giorni chiedendomi se fosse davvero il caso di comprargli qualcosa per Natale.
Fosse stato per me, avrei speso tutto ciò che avevo pur di trovare qualcosa di carino che potesse piacergli, ma non mi andava di mettergli pressione e temevo che un gesto così esplicito potesse spaventarlo.
<< Oh andiamo! >> si intromise Sam, anche lei presente essendo quello l'unico corso che frequentavamo tutte insieme << Ti ha praticamente chiesto di farlo innamorare di te! >>
Aveva ragione.
Quella frase detta al parco, quel suo fammi cambiare idea, non l'avevo affatto dimenticato.
<< Ed è da quel giorno che vi comportate come due fidanzatini >> continuò Lea, facendo annuire le altre due con decisione.
Sbuffai.
<< È complicato >>
Sbuffarono loro.
Ma la verità è che non potevano capire.
È impossibile capire davvero qualcosa se non la si sente sulla propria pelle.
Come quello, come la paura di perdere qualcuno che non è neppure tuo.

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