L'amore è tutto quello che ci pare

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"Non importa come lo so,
ma mi fa ridere quando mi guardi
mentre parli a raffica e ti scende la neve dagli occhi

forse un giorno ce ne andremo lì,
sopra a quell'isola da tanti s
oldi

bevendo vino e birra e non importa quanto ingrassi

L'amore è tutto quello che ci pare
L'amore è avere armi senza fare male
L'amore è così stupido ma vallo poi a capire

L'amore è solo carte da scoprire " 



Quella era l'ultima settimana di permanenza nella casa e nonostante un po' tutti l'avessero odiata a volte, nessuno era veramente felice di abbandonare definitivamente quella dimora. Raffaello era il primo fra tutti, felice com'era stato fra quelle quattro mura. La vita fuori era un grande interrogativo,soprattutto poi se si fermava a pensare al fatto che gli toccava abbandonare quella casa proprio nel periodo di Natale che a lui non era mai piaciuto. Immaginava il pranzo di Natale con sua madre,seduto al tavolo con altri parenti che non lo avevano assolutamente visto in tv. Si immaginava lì a dover raccontare loro di Luca senza sapere quali parole usare e un po' gli veniva da ridere, se metteva da parte tutta l'ipocrisia delle feste in famiglia. Luca invece sembrava il più felice della fine di quell'avventura e Raffaello non aveva avuto modo di interpretare la sua euforia. Certo, fuori di lì quel ragazzo così bello aveva dei genitori che lo aspettavano e lo avevano guardato appassionati. Fuori di lì c'era una famiglia che li aveva visti condividere il letto, abbracciarsi, insultarsi bonariamente e guardarsi tanto.
Se si fermava a rifletterci, l'imbarazzo gli infiammava anche le orecchie.
Luca non avrebbe dovuto raccontare nulla di lui perché probabilmente non gli avrebbero fatto domande. Oppure per Natale loro sarebbero belli che finiti, chi poteva saperlo? Magari avrebbe dovuto raccontare soltanto di Soleil, ecco. Per capodanno avrebbe potuto già avere un rimpiazzo e per il momento Raffaello non voleva neppure pensarci.

"Fuffy!"
Aveva alzato di riflesso il capo dalla sua sigaretta e si era trovato davanti Daniele che come al solito indossava un sorriso smagliante. Da quando aveva fatto la sua proposta alla compagna poi era diventato anche peggio. Raffaello aveva alzato un sopracciglio in risposta e quello gli si era seduto accanto, iniziando a parlargli di meditazione, menù della cena ed altre mille cose che onestamente non gli interessavano, ma che potevano distrarlo da tutta quella riflessione sul Natale. Non aveva fatto in tempo a cambiare linea di pensiero che si era visto arrivare addosso Luca, bello come il suo solito, con un sorriso che Raffaello avrebbe indossato al collo se avesse potuto. In risposta aveva soltanto sbuffato e aveva cercato di scrollarsi l'altro dal petto, ma quello aveva continuato a toccarlo ovunque. "Sono arrivati gli addobbi di Natale!" aveva cinguettato contento nelle sue orecchie. Daniele aveva cercato di ignorare la situazione in favore della sigaretta che aveva quasi finito di fumare e Raffaello doveva ricordarsi di rimproverare il più giovane riguardo gli atteggiamenti che assumeva troppo liberamente davanti agli altri.
"Ottimo, vai a decorare su"
Luca gli aveva afferrato le mani e lo aveva trascinato verso di sé. "Certo, che vado"– aveva ribadito continuando a strattonarlo – "ma tu devi venire a decorare con noi"
"Ti prego, non chiedermi di occuparmi del Natale, sono la persona meno indicata. Resto qui da bravo con Daniele e quando avete finito giuro che vengo a vedere"
"Viene anche Daniele adesso, vero Dani?"
Quello aveva emesso un mugolio di assenso ed aveva buttato via il mozzicone di sigaretta per entrare a parlare con Ivana. Raffaello aveva sospirato esasperato.
"E poi ci sono io lì dentro, perché devi restare fuori con Daniele scusa?"
"Sei sempre la solita tragedia, giuro"
Luca aveva riso di nuovo e lo aveva trascinato dentro tenendolo per mano. Giulia gli aveva messo in mano le luci di Natale e lo aveva relegato a districare quella serie infinita di fili. Sapeva che quella di mettersi a decorare un albero di Natale era una cattivissima idea. Comunque, attraverso varie peripezie, Raffaello ce l'aveva fatta e aveva consegnato le luci a Luca, che fino a quel momento non aveva fatto altro che dar fastidio e ora era impegnato ad avvolgere i rami di plastica dell'abete di luci gialle. Era stato così distratto dai suoi coinquilini che a decorazioni ultimate, Luca aveva dovuto richiamarlo più di una volta e alla fine si era trovato a fissare l'albero illuminato con canzone natalizia annessa di sottofondo. Il ragazzo che gli stava accanto gli aveva afferrato le mani d'improvviso, ponendosi davanti a lui con un sorriso genuino. Un passo in avanti, uno indietro e Raffaello gli si era ritrovato spalmato addosso.
"Che fai?" aveva borbottato imbarazzato. L'altro, di rimando, aveva soltanto riso e iniziato a canticchiare. Lui aveva chiuso gli occhi per un paio di secondi, come se non fosse già abbastanza ridicolo sapere di star ballando nel suo modo scomposto davanti a tutti i suoi coinquilini,abbracciato per di più a quello che per il pubblico poteva essere il suo amico più stretto e no, non era quello, probabilmente non lo sarebbe mai stato. Se fossero esplosi in una nuvola di niente e fumo da festa di fine anno, non avrebbero mai potuto tornare amici, questo lo sapevano entrambi e la consapevolezza rendeva Raffaello nervoso. Una carezza di Luca sul dorso della mano lo aveva fatto tornare in sé, giusto in tempo per aprire gli occhi in quelli del ragazzo, già sorridente. La canzone era finita appena qualche secondo dopo, ma loro erano stati fermi ancora per un po', indecisi se abbracciarsi o meno. Il colpo di tosse di Daniele li aveva riportati nella casa del Grande Fratello ed era stato Raffaello per primo a separarsi dall'altro e dirigere lo sguardo altrove. "Bene" – aveva detto vagamente imbarazzato, cercando di ignorare Luca – "se abbiamo finito, io andrei a fumare una sigaretta". Tutti avevano annuito, anche se poi erano rimasti indietro a parlare e a contemplare il lavoro ultimato. Lui invece era andato spedito in veranda, sicuro che gli altri non lo avrebbero raggiunto ancora per parecchio. La pioggia aveva preso a colpire piano ma decisa le vetrate della casa e Raffaello si era concentrato sull'assalto preciso e matematico della pioggia per qualche minuto. Neppure aveva visto arrivare Luca, né aveva notato che quello aveva indosso uno dei suoi maglioni. Quando se ne era accorto, la prima cosa che si era domandato era come potesse stargli una maglia che nel suo armadio sembrava così piccola. Subito dopo, il pensiero invasivo della sua bellezza aveva spazzato via dei legittimi dubbi, ma immaginava andasse bene così. Luca aveva sorriso complice, gli si era accomodato accanto ed aveva esordito con un "devo andare in confessionale" strascicato e vagamente scocciato.
"Ancora una settimana di confessionale, su" aveva borbottato pensieroso. Luca aveva annuito visibilmente felice all'idea. "Hai ragione"– aveva sospirato contento – "non vedo l'ora di esser fuori di qui, ci sono tante cose che devo fare"
Raffaello aveva taciuto qualche secondo, aggrappandosi alla sua sigaretta come se fosse stato un salvagente. "Ricorda che io e te parliamo lunedì" si era quasi fatto scappare alla fine senza mai guardarlo. Luca aveva sospirato e aveva dedicato qualche secondo all'osservazione del profilo dell'altro. Aveva annuito al niente. "Sì, lunedì. Ci dobbiamo raccontare un sacco di cose lunedì". Dall'altro non era arrivata nessuna risposta, solo un cenno del capo nervoso e il più giovane aveva provato il desiderio bruciante di avere i suoi occhi azzurri su di sè. Con un movimento calcolato del braccio se lo era portato addosso. "Vieni qui" – aveva soffiato delicato, neanche stesse abbracciando un cagnolino appena salvato dalla strada – "non ti preoccupare adesso. Vieni qui". Raffaello aveva chiuso gli occhi, poi aveva contato fino a dieci più e più volte, come aveva imparato a fare quando aveva iniziato a soffrire di attacchi di panico. Due secondi del tocco di Luca sul petto ed era riuscito a tornare alla realtà.
"Perché sei così felice di andar via di qui?" aveva chiesto poi guardando le macchie di pelle più chiare sulle ginocchia dell'altro.L'abbraccio era diventato più forte. "Perché? Tanto per cominciare, la totale assenza di telecamere. Poi la libertà di uscire, guardare la tv, girare nudi per casa -"
"Come se già non lo facessi" aveva borbottato a quel punto Raffaello,scatenando così una delle risate esplosive di Luca.
"Mi stai per caso facendo un reclamo, Fuffy?"
"Ma vai, dico che sono libertà che ti prendi già ampiamente, queste"
"E poi a casa c'è la famiglia. Sai, dopo quasi cento giorni comincio a sentire la mancanza"
"Beh, almeno tu, Nani"
"Tu non hai voglia di uscire fuori di qui, di sederci da qualche parte con un caffè e raccontarci tutto?"
Raffaello aveva sospirato, poi aveva scosso vagamente la testa. "La verità?"- aveva esalato insieme ad una boccata di fumo – "Non lo so. Qui è tutto così protetto. Qui dentro io sono controllato,costantemente arginato e al sicuro in qualche modo. Lo siamo tutti e due, anche se – insomma non lo so se fuori di qui riuscirò a sentirmi allo stesso modo: tranquillo, sereno, equilibrato, quasi come se fossi diventato effettivamente adulto"
"Ci lavoreremo su" - aveva quasi sussurrato Luca, come se stesse cercando di incidere quelle parole su pietra con una piuma –"abbiamo tanto tempo. A cosa serve tutto questo se devi – se dobbiamo confinarlo qui?"
Raffaello aveva riflettuto un po' su quelle parole. Sapeva che il ragazzo accanto a lui si stava riferendo soltanto parzialmente all'equilibrio psicologico personale che aveva citato prima. Stava parlando di loro e di qualsiasi cosa avessero. Le etichette le avrebbero messe lunedì e Raffaello non era sicuro di volerlo, di riuscire a sostenerlo e contemporaneamente sentiva che non avrebbe sopportato neppure un rapporto come il loro senza avere un nome per chiamarlo: quel costante trattenersi lo aveva stancato, ma il contrario gli faceva paura.
"Forse hai ragione, Nani. Forse non ha senso"
"Io ho sempre ragione, Fuffy Ruffy,dovresti saperlo. E ora entriamo in casa che qui fa un freddo, come diamine fai con sti maglioncini così sottili?"
"Stavo giusto per farti notare che indossi qualcosa di mio e stavo anche per domandarti perché non riesci a star fermo davanti alle mie cose"
Luca gli si era avvicinato con quel sorriso fatto di incisivi sporgenti che sembrava non abbandonarlo mai e gli aveva sfiorato il mento. "Perché i miei vestiti sono tutti a lavare, Fuffy"
"Ma cosa, che ho visto una tua felpa sul divano quando mi sono alzato!"
"Volevo la tua. Come mi sta?"
Raffaello lo aveva guardato per qualche secondo, poi aveva nascosto malamente un sorriso intenerito.
"Ti aspetti che ti dica che ti sta meglio perché hai più muscoli, così riesci a costringermi a far allenamento, ma non risponderò a questa domanda neppure sotto tortura"
Luca aveva riso forte, conscio del fatto che il vero problema dell'altro non fosse affatto l'allenamento, ma l'idea che il più giovane potesse indossare qualcosa di suo, soprattutto davanti agli altri. "Indosserò qualcosa di suo tutti i giorni della mia vita", aveva pensato,ma poi la sua attenzione era stata nuovamente catalizzata dall'altro e dai suoi spostamenti in cucina.

La cucina sembrava essere il suo posto,proprio lui che per mangiare doveva essere ingannato come i bambini. Luca aveva preso spesso in giro Raffaello per la sua cucina, anche se in realtà era fra i migliori cuochi della casa e lui non sapeva neppure preparasi un panino. Come al solito, quello non gli aveva mai fatto pesare gli sfottò sulle sue doti culinarie mettendolo davanti alla dura realtà, ossia la sua totale incapacità ai fornelli che non era certamente un pulpito abbastanza alto per una critica. Vederlo all'opera era però sempre affascinante. Tanto per cominciare, in cucina Raffaello non aveva mai dato alcuna attenzione a Luca e ai suoi schiamazzi, preso com'era dalle sue ricette. La cosa aveva sempre divertito il più giovane, portandolo ad improvvisare scherzi ed esagerazioni continue per richiamare l'altro ottenendo successi alterni. Quello che non avrebbe mai detto – forse neppure al diretto interessato – era che sentirsi ignorato, anche solo in favore di pentole e padelle, lo agitava, voglioso com'era di avere sempre gli occhi di Raffaello su di sé, anche solo per una presa in giro. Lo aveva bloccato con tutta la sua mole accanto ad uno scatolone di provviste, nella speranza che quello gli desse retta. Raffaello aveva soltanto alzato gli occhi al cielo, continuando la sua ricerca. E Luca non aveva resistito: aveva incastrato la sua testa appena sotto una guancia del più grande, per pizzicarlo sul petto con le dita. "Cosa fai, Nani" aveva bofonchiato a quel punto l'altro, senza però togliere il viso dall'incavo in cui Luca lo aveva incastrato. Si erano separati dopo qualche secondo e dopo qualche altro battibecco, Raffaello aveva fatto per tornare davanti ai fornelli. Ci aveva provato, almeno, nonostante un peso lo tenesse ancorato al terreno.
"Luca!"
Il ragazzo se ne stava steso lì a terra, ancorato ad una caviglia del più grande. "Su, reagisci"- aveva detto fra le risate e gli strattoni dell'altro – "portami da qualche parte Fuffy"
"Ma se devo cucinare! Dove ti devo portare?"
"Non lo so. Portami a letto"
Il povero Raffaello non era caduto a terra per pochissimo ed era riuscito solo a strattonare più forte quel ragazzo bellissimo che era steso sulla moquette come il più immaturo dei bambini. "Pesi cento chili, dove vuoi che ti porti? Lasciami andare,su!"
L'intervento di Daniele era stato provvidenziale: il conduttore aveva infatti ribadito la necessità di preparare la cena prima del mattino dopo e Raffaello non poteva sentirsi più d'accordo di così. "Lascialo andare, Luke", aveva detto alla fine col suo fare pacato, difficilissimo da ignorare o contraddire. Luca aveva finalmente mollato la presa, poi si era rialzato e aveva seguito Raffaello in cucina. "Ti lascio andare" – aveva bofonchiato guardando le pentole con fare distratto – "ma sappi che è solo per qualche altro giorno".


Angolo autrice:  Ciao miei cari fuffy!
Sono tornata con un altro capitolo che parla di aria fritta, però gente (credo) mi serva per la realizzazione della trama, quindi vi chiedo di fidarvi di me. Certo, se il capitolo vi fa schifo invece vi prego di dirmelo perché lo sapete ormai che vivo dei vostri commenti. Spero abbiate guardato le dirette degli ultimi giorni, è stato come essere sulle montagne russe dei feels. Se avete visto riconoscerete le cose che sono successe veramente (tipo l'annuncio dell'imminente chiacchierata) e il mix di diverse giornate che ho dovuto fare per esigenze narrative. Il bello penso non sia ancora arrivato, mi scatenerò con la narrazione del dopo-GF, con le feste di Natale e tutto il resto, spero che per allora siate ancora interessati e pronti a leggermi. Segnalo che il titolo del capitolo viene dalla meravigliosa canzone di Enrico Nigiotti "L'amore è", ve ne consiglio l'ascolto. Inoltre colgo l'occasione per dirvi che una santa ragazza su twitter ha pensato di realizzare una playlist oneston su spotify che vi invito a riempire di ascolti.

Altra cosa, non so se vi succede mai, ma quando incollo il testo da word a wattpad, mi pare che l'app mi unisca senza motivo tutte le parole e prima di pubblicare mi tocca fare una revisione e staccar tutto. Se riscontrate qualche errore del genere nel corpo del testo segnalatemelo pure e magari fornitemi pure una soluzione a questa cosa delle parole perennemente attaccate che sono disperata


Aspetto come sempre i vostri consigli, critiche e perché no, anche le vostre belle parole, sempre inaspettate ma assolutamente gradite. 
State con me che fuori fa freddo
Gab

Questo mi fa stare bene solo con teWhere stories live. Discover now