Fare sbagli ci viene solo insieme

1.1K 63 41
                                    

Il Grande Fratello, alla fine, non lo aveva vinto Raffaello. Neppure Luca, in realtà, che aveva ottenuto uno splendido secondo posto. Chi aveva trionfato era stata Giulia, come si sospettava fin dall'inizio di quel percorso. Con i soldi della vittoria aveva potuto finalmente comprare la borsa firmata tanto agognata. Se non l'avesse conosciuta, l'avrebbe criticata per quella scelta, ma che senso avrebbe avuto in ogni caso? Raffaello era stato contento così e la sua vita milanese lo aveva agguantato più velocemente del previsto. Il telefono aveva ripreso a squillare, le offerte di lavoro ricominciavano a fioccare e lui, che era già stato scottato dal mondo dello spettacolo, ci stava ricadendo di nuovo. Questa volta con leggerezza. Con incoscienza.

Di Luca gli era rimasto quello: l'incoscienza. Erano usciti da quella casa in tempo per le feste natalizie e Raffaello aveva preferito tenere Luca dall'altra parte dello schermo del suo cellulare. Whatsapp era sempre intasato dai suoi messaggi e lui rispondeva quasi sempre. L'eccezione erano alcune sere in cui si ritrovava a pensare al suo letto costantemente rivoluzionato dal ragazzo, sempre sfatto perché quell'uomo non aveva mai imparato a rifarselo da solo. La mancanza di un "ci vediamo?" lo faceva sentire più stupido di quanto avrebbe voluto, così seppelliva il telefono fra le lenzuola e lo recuperava magari il giorno dopo, giusto in tempo per sorbirsi gli audio infiniti di Luca e i suoi continui "serata no?" scritti di fretta, ma in maniera pressante.

"Serata no?".
No, Luca, vita no. Casa senza di te no. Lavoro senza di te no. Caffè senza di te no. Sigaretta senza di te no. Parlare con te senza davvero parlare con te, quello é un grande no scritto in rosso sulla mia routine. Lo pensava spesso – avesse avuto il coraggio glielo avrebbe scritto – ma alla fine optava solo per un laconico "ogni tanto capita", seguito immediatamente da un "batti le mani, schiocca le dita, umore alto tutta la vita" di risposta. Raffaello rideva ogni volta.

Natale si era avvicinato troppo, troppo velocemente e per la prima volta nella vita Raffaello voleva pensare ai regali. Nei negozi, però, non aveva saputo dire a chi avrebbe dovuto comprare qualcosa. Aveva pensato a sua madre, ma tutta quella schiera di parenti? Decisamente no, grazie. Soltanto dopo esser entrato in una profumeria, il pensiero di Luca gli aveva attraversato il cervello: un set di creme per le mani aveva risvegliato tutti i ricordi di quei mesi insieme. Aveva sorriso e in uno slancio di positività aveva comprato il tutto e lo aveva fatto impacchettare. A casa aveva scritto un biglietto – in realtà ne aveva scritti venti e li aveva buttati tutti – da allegare al pacchetto che gli avrebbe spedito, perché figurarsi se Luca Onestini voleva veder proprio lui a Natale. Quel pomeriggio Raffaello aveva preparato due regali e si sentiva come se ne avesse preparati mille. Una strana euforia gli aveva riempito lo stomaco fino a sera, o almeno fino a quando aveva telefonato a sua madre per chiederle che cosa fare la sera del 24 e il giorno del 25. "Ah, vuoi festeggiare?" – aveva detto contenta ma incredula attraverso la cornetta – "Avresti dovuto avvisarmi, ho già detto alla zia che sarei andata da lei quei giorni. Mi dispiace tanto". Raffaello aveva assorbito il colpo in fretta, dichiarando che la sua non era vera voglia di celebrare quella festa che, a dirla tutta, era inutile e grazie tante. Una volta terminata la telefonata aveva sospirato e l'idea che anche sua madre avesse smesso di provare a tendergli una mano lo aveva colpito come un treno in corsa. Quando era successo? Quanto era stato malato per non accorgersene? Quanto lo sarebbe stato ancora, nonostante il ritrovato lavoro? Seduto sul divano in stato catatonico, un messaggio di Luca lo aveva riportato alla realtà e a quel pacchetto che aveva comprato in profumeria. Il dono per sua madre lo avrebbe spedito per posta, quello di Luca invece lo aveva scartato e lo aveva riposto nel suo armadietto del bagno. Il messaggio non aveva ricevuto risposta per tre giorni.

Luca non poteva sentirsi meglio, davvero. Era tornato a casa, circondato dalla famiglia che lo amava se possibile ancor di più. Soleil gli aveva scritto e lui l'aveva rispedita cordialmente dove aveva passato anche tutti quei mesi senza di lui. Il dolore che il suo abbandono gli aveva causato era bello che finito e fingere che fosse diverso non aveva senso. Di contro c'era sempre Raffaello che rispondeva ai suoi messaggi e poi di colpo spariva per poi tornare e giustificarsi elencando mille impegni e questioni in sospeso. Avrebbero dovuto parlare, una volta usciti da quella casa, ma la verità è che nessuno dei due aveva avuto il coraggio. Si erano salutati come due grandi amici, con la promessa di vedersi e scriversi e almeno sul secondo elemento non potevano lamentarsi. Tutte le volte che si era ritrovato alla stazione con l'intenzione di partire per Milano, aveva cambiato destinazione all'ultimo minuto, rifugiandosi da Giulia e il suo fidanzato per non sentirsi un codardo. Non aveva mai detto alla ragazza cosa ci facesse lì e lei non sembrava averlo capito. Almeno non aveva dato segno di averlo fatto fino al 22 dicembre, quando Luca si era ritrovato con lei ed Ivana in un bar per un caffè. Aveva passato l'intero pomeriggio a mandare foto a Raffaello, senza però ricevere risposta. Non si era neppure accorto di aver iniziato a fissare il cellulare in apprensione che Giulia aveva preso la parola.
"Con lui non ci vuoi parlare, eh?"
Luca aveva alzato gli occhi dallo schermo per puntarli in quelli della ragazza che con tranquillità aveva continuato la sua filippica. "Vieni qui da me a Verona quando dovresti prendere il treno e andare a Milano da lui. Sai dove abita"
"Non è che posso presentarmi davanti alla sua porta solo perché so dove abita, Giulia"
"Parlate tutto il giorno!" – aveva esclamato lei alzando al cielo le mani laccate di fresco – "Scrivigli che stai andando a trovarlo, che vuoi vederlo!"
"E se fosse impegnato?"
"Non sarebbe mai troppo impegnato per te. Sono sicura che anche lui aspetta solo un tuo messaggio per–"
"Giulia, gli scrivo da mesi e neppure una volta mi ha fatto capire di volermi vedere"
La ragazza aveva sospirato. Nessuno dei due si era quasi accorto del ritorno di Ivana al tavolo, ma lei si era prontamente fatta notare con un gesto della mano. "Cosa fa a Natale lui?" aveva chiesto nel suo italiano stentato.
"Non ne abbiamo parlato. Immagino stia con i parenti"
"Immagini?"
Le due ragazze, che non avevano perso occasione di parlare in sincrono, lo guardavano come se avesse ucciso un cucciolo. "Sí, è quello che si fa a Natale" – aveva bofonchiato imbarazzato – "giusto?"
Ivana aveva sorriso complice, poi aveva abbracciato Giulia. "Siccome siamo due brave amiche e noi non ci limitiamo ad immaginare – sí, Luca, voi uomini non potete limitarvi ad immaginare e basta – abbiamo deciso di farti un regalo di Natale e comprarti questo". Le due avevano tirato fuori da una delle loro borsette una busta. Luca l'aveva aperta incerto fissandone poi il contenuto per diversi secondi. "Un biglietto del treno per Milano"– aveva spiegato Giulia come se lui non se ne fosse reso conto da solo – "purtroppo o per fortuna l'unica data disponibile era quella del 24 sera. Magari puoi portare la tua famiglia a fare una gita, che dici?"
Luca non aveva saputo cosa rispondere ed era rimasto in silenzio per diversi secondi. "Ci penserò" – aveva soffiato alla fine – "Grazie".
Giulia era stata talmente delicata da capire di dover cambiare discorso proprio in quel momento.

La sera della vigilia, Milano era stata sequestrata dal gelo. Il freddo aveva scoraggiato anche i Babbo Natale dell'ultima ora e tutti si erano chiusi in casa prima ancora che l'orario fosse quello consono per iniziare i preparativi del cenone. Raffaello aveva invece optato per un bicchiere di vino e una fetta di pandoro da consumare sul divano davanti alla tv. Alle 23:00, proprio quando stava valutando l'ipotesi di andare a dormire, il telefono aveva iniziato a squillare. Era Luca. Il panico lo aveva assalito in toto e prima di rispondere si era affrettato ad accendere lo stereo quasi al massimo.
"Luca!" aveva quasi urlato in un tono gioioso che dimostrava le sue sottovalutatissime doti da attore. Dalla cornetta aveva sentito il rumore della strada.
"Ciao Fuffy, buona vigilia" aveva soffiato quello avvolto in uno strano silenzio. Raffaello si era chiuso in bagno e la musica ora risultava ovattata.
"Anche a te! Scusa, mi sono appartato, sai come sono le feste in famiglia, con la musica e il casino..."
"Sei a Milano?"
Raffaello aveva taciuto per giusto due secondi. "Sì" – aveva risposto con decisamente troppa verve – "Sì, sai, mia madre ha deciso di portare un po' di gente qui"
"È bello che tu abbia ristabilito un rapporto vero con lei"
"Già. È davvero molto bello, sai ora mi sento bene. Davvero bene"
Luca era rimasto in silenzio, ma aveva sorriso attraverso la cornetta. Aveva alzato lo sguardo verso la finestra di Raffaello e aveva buttato la sigaretta a terra. "Tu dove sei?" aveva chiesto quello. A Luca veniva da ridere.
"Oh, sono per strada. Sai, i regali dell'ultima ora"
"Oh! Capisco, ricordo i tuoi cugini e i tuoi racconti su di loro"
"Raffa, lo sai che io non ho smesso di preoccuparmi per te, vero?"
"Certo. Lo so, sì che lo so, ci sentiamo sempre e– ci vediamo! Ci dobbiamo organizzare, ma in questo periodo ci vediamo. Adesso con le feste di mezzo è difficile, ma ci risentiamo e ci organizziamo"
Nel petto di Luca qualcosa si era appena rotto. Aveva tratto un sospiro profondo e aveva cercato le parole per rispondere ad una chiara promessa di circostanza. Avrebbe voluto urlare che si era veramente scocciato di non parlare, che voleva spaccare un po' tutto, che voleva disperarsi, anzi no, solo sedersi a casa sua, anche se non la conosceva e gli sembrava una cosa da matti, per buttare sul tavolo della sua cucina tutto quello che stava pensando e tutto quello che non aveva dimenticato.
"Luca, tutto bene?"
Il ragazzo era tornato alla realtà nel giro di qualche secondo. No, Raffaello, tutto male.
"Sì, sì tutto bene. Buon Natale, Fuffy"
"Buon Natale anche a te" – aveva soffiato sconfitto – "buona serata"
"Già, sì, anche a te. Davvero"
I due avevano chiuso la telefonata così e dopo qualche secondo Raffaello era tornato in salotto per spegnere lo stereo. Si era seduto sul divano giusto in tempo per sentire una macchina partire proprio sotto la sua finestra. Si era affacciato, ma non c'era nessuno. Doveva saperlo, no?

Luca, comunque, era già tornato in albergo. Sembrava che avesse appena perso la guerra.

La mattina del 25, Raffaello era sceso di casa come tutte le mattine. Aveva risposto a qualche telefonata di auguri e lui ne aveva fatte altre. Un messaggio di Luca campeggiava fra le sue chat di whatsapp, ma non aveva fatto in tempo ad aprirlo che aveva notato un pacchetto informe nella sua casella postale. Lo aveva recuperato in fretta e lo aveva scartato incerto. Un pupazzo – probabilmente un cane – che era sicuro si aver già visto in quel videogame di Super Mario che aveva provato nella Casa del Grande Fratello. Quello non era un cane qualunque: era Fuffy. Il biglietto, scritto in una grafia alquanto adolescenziale, recitava "Lo apriamo insieme? (it's okay, it's okay, Fuffy way!)".
Luca era stato a casa sua e tutto quello era folle. Luca era stato a casa sua ed erano due grandi coglioni. "Fammi sapere quando lo apri. Da te non voglio niente, giuro. Le tue finte promesse hanno reso chiaro il messaggio". Raffaello non aveva avuto il coraggio di rispondere a quel messaggio, ma si era seduto sulle scale del palazzo e aveva iniziato a piangere.

Angolo autrice: Lo so. Lo so.
Pubblico stasera per dirvi – dirci– che non è finita, che ci mancheranno ma che sono sicura che li rivedremo presto. Che avranno difficoltà ma che devono parlare e le circostanze rendono anche molto chiaro di cosa. Ci siamo divertiti tanto tutti insieme per loro e sono sicura che in un modo o nell'altro continueremo a divertirci. Questo capitolo è al momento il mio preferito, ve lo consegno con piacere. Resta un capitolo per questa storia, ma vi giuro che altre cose su di loro sono nelle mie bozze.
Grazie di tutto e grazie anche a loro, che ci hanno divertiti, emozionati, fatti commuovere e resi partecipi di cosa sia l'amore, anche se non sbandierato nei salotti tv, anche se tenuti per un "dopo-riflettore"
State con me, stiamo tutti insieme
Vostra
Gab

Questo mi fa stare bene solo con teWhere stories live. Discover now