Capitolo 2 - Prima parte

1.5K 103 47
                                    

Le giornate cupe sono l'unica cosa capace di farmi sentire meno sola.

Guardare il cielo grigio sormontato da grandi nuvole è un po' come guardarsi dentro.

Non sono mai stata brava con le parole o abile a parlare di ciò che provo. Fin da piccola ho sempre escogitato modi per tenere la bocca chiusa e lasciar parlare altro.

Un tempo usavo i miei orribili disegni, ora lo faccio con la fotografia. Ma la situazione è sempre troppo criptica e la gente attorno a me di certo non spreca le proprie forze per decifrare ciò che vorrei dire. Sta di fatto che se qualcuno mi chiedesse "come stai?", e volesse davvero ascoltare la risposta, gli mostrerei la foto del cielo cupo di stamani.

Ci sono giornate in cui semplicemente non puoi non farti travolgere dalle cose che ti sono capitate, soprattutto se una delle cause ti parla a telefono. Ha la voce squillante mia madre ma non riesce a farsi sentire, non più, almeno. Potrò stare anche ore a sentirla parlare, a raccontarmi di come il suo compagno la stia trascurando - rammentandomi i miei sbagli indirettamente - a darmi consigli che non seguirò, a fingere di preoccuparsi di cosa sto combinando in questi giorni e a lamentarsi perché non sto combinando un bel niente ma appena riattaccherò mi scorderò tutto.

Arrivi ad un certo punto in cui anche le persone che erano la tua vita smettono di farti effetto. Nel senso che se morissero non ti farebbe né caldo né freddo. Sono consapevole di aver preso da lei tutti i difetti e le ansie, odio me stessa e non potrei non farlo con lei visto che mi sento un po' come uno specchio. Che frammenterei in tanti piccoli pezzi. E più vuole farsi sentire e più vorrei diventare sorda. È colpa sua e di tutti quei ragazzi che ogni volta mi vuole rifilare se adesso sono costretta a pagare con quel poco che guadagno facendo la cameriera nel weekend l'affitto ad Ally. "Camila, dovresti venire a questa cena, veramente. Ci sarà molta gente carina, magari lo trovi un altro come Austin. Una personcina così a posto."

"Non lo voglio un altro come Austin." Affermo con voce pacata. "E non verrò."

"Perché no? Tesoro, lui avrà commesso i suoi errori ma sappiamo bene che non sei stata la migliore delle fidanzate, lui è un ragazzo così serio!" Sbuffo ma continua col suo monologo. "Non puoi gettare via un anno e tre mesi di fidanzamento, tesoro."

"Lui ha gettato nella merda un anno e tre mesi, cara mamma. E se per "serio" intendi "con i soldi" non mi interessa minimamente." Ricalco le parole che per me hanno più rilevanza. "Ricordati. Lui ha rovinato la nostra storia, fottendosi, in modo così serio, quella troietta che ha nel suo ufficio." Per qualche secondo non parla e appena sta per ricominciare col suo mare di stronzate poggio il telefono sulla cornetta e sospiro, infilandomi le mani nei capelli. È così straziante solo sentire la sua voce. Ed oggi mi sento divisa in due parti, una grossa percentuale in me ha voglia di provare ad andare a quel sorteggio, l'altra sente pesantemente che è una perdita di tempo.

Ally entra in fretta e furia nella stanza, si spoglia e io la fisso. Deve essere un po' inquietante visto da fuori. Infatti dopo un po' scoppia a ridere. "Mi stai spaventando. Che succede?"

"Ti devo dire una cosa." Mormoro col solito tono piatto.

"Oh mio Dio! No, Camila.. se sei innamorata di me non dirmelo." Mi fa ridere la sua espressione, sa benissimo che non potrei mai innamorarmi di lei ma ci scherza sempre. "L'altra sera, alla gara, ho visto un volantino che parlava di un sorteggio per fotografare una band." Abbandona quello che stava facendo e si getta sul letto. "Seriamente?" Annuisco. "Si chiamano Red eyes. Tu li conosci?" Scuote il capo.

"Ma chi se ne frega, Camila. Avrai modo di cimentarti nella fotografia, aspettavi da tanto una cosa del genere. Non è meraviglioso?"

"È un sorteggio, non ho già vinto. E si terrà domani. E io comunque so di non avere le competenze adatte."

AmnesiaWhere stories live. Discover now