Capitolo 22

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Ieri sera ho miseramente ceduto alla mia Venere dai tratti moderni.

Non è stato dettato dalla situazione e neppure dalle mie condizioni psicologiche, non c'entra l'erba. Lo volevo e ricordarlo stamattina mi ha appesantito il mal di testa.

Ero esausta prima di accettare questa vacanza, essere morti sarebbe stato più gratificante all'esistenza che stavo conducendo negli ultimi mesi.

Sono state troppe le volte in cui credevo di non riuscire a tirare un altro respiro, troppo le volte in cui ho pensato di sottomettermi, alzare sù la cornetta e sentire la sua voce, tornare a baciarlo... ho superato Austin convinta che sarebbe stato impossibile.

Ma com'è che si dice? Guarisci da qualcosa ammalandoti di altro?

Sono certa di aver trovato la mia nuova malattia.

Non ho mai avuto problemi ad accettare la mia bisessualità, faccio parte di quella piccola percentuale di persone che l'hanno presa come una cosa normale, senza fare drammi.

Crescendo ho iniziato ad analizzare tutto ma durante l'adolescenza erano poche le cose a cui davo un peso.

Ho baciato una ragazza a sedici anni, non ne ho mai parlato con mia madre. In quel periodo le sue attenzioni erano anche rasenti allo zero, per qualche motivo che non ricordo. E non mi è mai interessato dirglielo. Con Lauren la situazione è diversa, nonostante la sua instabilità e il rapporto che stiamo creando è tutto così serio.

Forse solo per me. 

 La verità è che dovremmo essere protetti da ciò che vogliamo perché la cosa che più desideriamo ci rende vulnerabili.

Tutto ciò che desideriamo ha un potere inestimabile: è in grado di scalfirci con poco.

E, se si tratta di una persona, soprattutto non facendo nulla.

Ed è così che mi sento stamattina, quasi priva della mia esistenza, quasi mi chiedo se sono diventata un fantasma mentre mi ritrovo con Lauren che mi gira intorno, ma non mi calcola minimamente.

Capirei l'imbarazzo, ma il suo comportamento è dovuto semplicemente all'importanza che da a ciò che è successo su quella moto.

Voleva togliersi lo sfizio, le ho dato l'opportunità. E torniamo a comportarci come i primi giorni. Anzi, magari come i primi giorni, almeno lì si interagiva.

Ora è come se non esistessi.

E non sono paranoica, è vero respiriamo lo stesso ossigeno da soli 10 minuti, ma so riconoscere quando qualcuno finge di non vedermi.

"Ragazzi, mi raccomando. Non fategli gli auguri." Sussurra Louis sedendosi a tavola. Dinah gli passa lo zucchero da mettere nel caffè ridacchiando. "Che infame."

"Lo sai che ci odierà, vero?" Gli rammenta Liam che tiene la testa sulla spalla di Zayn, un'espressione piuttosto seria sul volto. "Sarà contento stasera." Dice col tono piatto.

Alza lo sguardo su di me e quando aggrotto le sopracciglia guarda altrove. Lauren sta fumando e io mi perdo ad osservarla come al solito.

La sto detestando, mi sento usata e inesistente. Ora come ora la brucerei nell'acido solforico. Si sporge per spegnere la sigaretta nel posacenere che sta delicatamente vicino al mio braccio.

Lascio che si sporga sul tavolo e non glielo passo.

È stupido ma se lei finge che io non ci sia, farò lo stesso. Mi guarda per un secondo, come una pioggia di meteoriti mi ritorna in mente il modo in cui mi toccava e leccava il collo, vorrei sparire.  

Harry fa il suo ingresso in cucina. È piuttosto assonnato, i ricci sparpagliati poco elegantemente sul capo ma che gli danno quel fascino in più, il petto nudo e i pantaloncini stropicciati.

AmnesiaWhere stories live. Discover now