Capito undici

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Era il solito giorno di scuola per Camila Cabello: il solito banco in fondo all'aula, la solita professoressa di matematica che faceva lezione, le solite compagne che si fingevano interessante all'argomento, quando in realtà facevano e pensavano tutt'altro. Era l'unica lì dentro a non avere la compagna di banco, era l'unica lì dentro ad essere omosessuale e quindi era l'unica ad essere presa di mira ed esclusa. Eppure Camila era una di quelle ragazze dannatamente attraente e con la passione per quella squadra che tutti in quel paese adoravano, lo United, ma tutte le sue amiche, quelle serate accennate a Lern, in cui giocava a calcio, quella felicità che la caratterizzava, erano scomparse da due anni a questa parte. Camila era lesbica e aveva fatto 'coming out' nella maniera più brutta possibile. E come dimenticarsi quel giorno? Quella mattina in cui, parlando di una delle tante partite della sua squadra, si era lasciata sfuggire dei complimenti un po' troppo spinti verso il capitano, cosa che non era passata inosservata alle sue compagne di classe.

"Aspetta ma sei lesbica?" le avevano chiesto.
E la povera Mila aveva annuito, come se fosse la cosa più naturale al mondo, come se non si aspettava niente di tutto quello che sarebbe successo dopo.
Perchè non c'era niente di male, no? E invece da quel giorno iniziò ad essere allontanata da quelle persone che considerava 'amiche', ad essere picchiata, ad essere esclusa, persino dai Doncaster Rovers, dove era una delle più brave.
Ma a chi importava del talento se c'era qualcuno che poteva far sfigurare la squadra con la sua omosessualità? Ridicolo.

Ma quel giorno, ci fu un rumore che distrasse tutti, professoressa compresa: un qualcuno che stava bussando alla porta, per poi aprirla e fare il suo ingresso. E tutte potevano entrare da essa, tutte mai Camila avrebbe pensato di vedere quella ragazza che tanto amava e seguiva, varcare la soglia della sua classe. Una marea di urla, di grida e di cori si alzarono subito tra le mura di quell'aula, comprendendo anche la professoressa, ovviamente, che per quell'ora aveva detto 'addio'a quelle formule geometriche scarabocchiate sulla lavagna.

Lauren Jauregui, in tutta la sua bellezza, era lì, in quelle mura e Camila non poteva far altro che rimanere paralizzata, mentre la osservava sorridere difronte a quell'accoglienza calorosa.

"Capitano, mi lascia dire che è per tutti un grande onore averla qui oggi." Disse subito la professoressa prendendo la mano della ragazza e stringendola, in un saluto cordiale.

Lauren mostrò un sorriso alla professoressa, ma con lo sguardo analizzava tutte le persone li presenti, alla ricerca della sua CamUnited, che tanto l'aveva colpita.
E quel sorriso si spense nel vedere la sua piccola in fondo all'aula, da sola, che si torturava le mani per l'imbarazzo, mentre una stronza delle tante gli tirava addosso una pallina di carta.

"Tu" disse il capitano, con voce seria, alla stronza di turno, puntandola con un dito.

"Che cazzo fai?"

"Mi scusi capitano, pensavo fosse il cestino" Una risata di gruppo non tardò a scoppiare nell'aula, mentre Lauren guardava la sua Camila che, con gli occhi gonfi, cercava di asciugare alcune lacrime che non era riuscita a trattenere.
E la ragazza non riuscì a sopportare tutto questo, non se era Camila al centro di tutto questo.
Però sapeva che, come aveva detto Ally, lei è famosa, così evitò di prendere a pugni quella deficiente e si avvicinò al banco della mora che, notando la ragazza farsi sempre più vicina, sgranò gli occhi, iniziando a tremare impaurita.

Lauren allora, prese posto sulla sedia vuota accanto alla sua tifosa preferita, aprì le braccia ed avvolse Camila nella sua stretta, creando con il pollice una serie di disegni immaginari sulla sua schiena.

"Ehi, non piangere, va tutto bene" Sussurrò dolcemente al suo orecchio, senza ottenere dei risultati significativi.

"N-no...Io-io...L-Loro"

"Sssh, ci sono io ora, tranquilla" Detto questo, la ragazza asciugò le lacrime dalle guance della sua piccola, per poi alzarsi e parlare a tutta la classe.

"Cam- questa ragazza sta piangendo, mi spiegate il motivo?"

"Capitano, con tutto il rispetto, le consiglio vivamente di allontanarsi da lei." Rispose una ragazza, con un sorriso divertito.
Camila scoppiò di nuovo a piangere, così Lauren gli strinse la mano e

"Perchè dovrei farlo?" Chiese innocentemente.

"Capitano, quella ragazza è omosessuale ed è innamorata di lei da parecchio tempo" Ne aggiunse un altro.

"Scappi, prima di ritrovarsi una sorpresa spiacevole nel fondo schiena" Continuò un'altra ancora.

Lauren rimase allibita di fronte a quella scena: davvero esistevano persone del genere? Davvero la sua piccola doveva affrontare tutto quello?

"Avete dei problemi con gli omosessuali?" Disse allora, continuando a tenere la mano della mora nella sua, stringendola appena per dargli più sicurezza.

"Perchè, sapete anch'io lo sono. Il vostro capitano è omosessuale e voi siete delle stronze."

CONTINUA.....

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