19. Il Minotauro

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Per sua sfortuna, si era ritrovato poco distante dagli altri durante le lezioni di preparazione al secondo test. Infatti, alcune lezioni erano in comune, e il maestro endar non era ancora arrivato. Così Evander aveva dovuto sopportare per tutta la mattina una lezione di chimica ad un metro di distanza dai suoi ex-amici offesi ed arrabbiati con lui. Solo Yan non sembrava avercela con lui, ma Yan non ce l'aveva mai con nessuno.

Chimica, come molte altre materie, ormai non aveva più molte sorprese per Evander. E, poiché anche gli altri quattro non sembravano molto interessati alla lezione, non poté impedirsi di sentire i loro discorsi.
«Se fossi un endar, sceglierei il simbolo di un drago» stava dicendo Allen.
Yan, sorridendo con indulgenza, gli disse: «Non lo scelgono loro, il simbolo. Gli viene dato. Fanno delle sedute di meditazione o di ipnosi o di qualcosa del genere, per sapere qual è il loro animale totemico. Il simbolo che imprimono sul proprio mantello significa molto della loro natura: ad esempio, End Yvnhal ha un ragno perché, prima di uccidere le sue prede divorandole, le intrappola in una ragnatela che tesse con pazienza e astuzia, e ve le lascia a putrefarsi, prigioniere».

Sorridendo fra sé e sé,  mentre scarabocchiava animali sul quaderno degli appunti, Zora si intromise: «Sicuramente, se Allen diventasse un endar, non gli darebbero il drago neanche a pregare. Semmai, un serpente».
«Molto spiritosa. Tu saresti sicuramente una jena ridens» rispose Allen, umiliato.
«No, io sarei un'aquila» rispose Zora, decisa.
La solennità con cui lo disse fece scoppiare a ridere Jayden, che non riuscì a trattenersi.
Zora staccò la matita dal foglio e le si rivolse offesa: «Vorresti esserlo tu, forse?».
«No, anzi. L'aquila è perfetta per te, Zora. Io, invece... io non lo so, cosa sarei» mormorò Jayden, cupa. «Peccato, mi sarebbe piaciuto saperlo».
«Secondo me, saresti una leonessa» disse Evander a bassa voce.

Quelle parole ebbero l'effetto di sorprendere e spiazzare gli altri.
Le aveva pronunciate con tristezza, come se gli dispiacesse doverle dire.
Jayden lo guardò sorpresa. Ciò che la sorprendeva, in quel momento, però, fu tutt'altro che quel tono triste: se non avesse provato imbarazzo, Jayden, in quel preciso istante, avrebbe detto di Evander ciò che lei aveva detto di lui. Pensando a Evander, infatti, le veniva da pensare ad un leone.
Da quel  momento,  continuò a rivolgergli  veloci  occhiate imbarazzate, per svelare il mistero di quella coincidenza e per capire se  Evander con quelle  parole  avesse  voluto  intendere  più  di quanto aveva detto.


«E io cosa sarei, secondo te, visto che sai sempre tutto?!» esclamò Allen, con una rabbia che non riuscì a nascondere.
Evander non si scompose: «Un lupo» disse.
Allen rimase sorpreso da quella risposta, che, suo malgrado, gli piaceva. Chiese: «E Zora? E Yan?».
«Zora è un'aquila, non c'è dubbio. Yan, un albatros».
Zora  sorrise  soddisfatta,  Yan  alzò  le  spalle  e  disse:  «Mi  sta bene».
Allen, allora, esaltato da quel gioco che trovava divertente, chiese ancora: «E tu?».
Evander non rispose.
Dopo qualche secondo, disse: «Io non lo so».
Zora si intromise: «Secondo me, Evander è della famiglia dei rapaci. Sicuramente, è un animale con le ali».
«Per me, invece, è un felino» rispose Jayden.
Yan rise e disse:  «Fantastico,  io invece avrei  detto un animale marino».
«E io un rettile!» concluse Allen, giusto per dir qualcosa.
Evander, che sembrava seccato da quel discorso, alla fine, sbottò: «Il  problema  non  esiste  affatto,  perché  io  non  sarò  mai  un endar!». Detto questo, ripiombò nel mutismo che l'aveva accompagnato in quei giorni costantemente.

Purtroppo non ebbe fortuna: la conversazione sugli endar fu abbandonata,  ma si  passò ad un altro argomento che lo toccava troppo da vicino per mantenere quel voto di silenzio. Ora, infatti, parlavano proprio di lui, Alekym, il principe scomparso, per una veloce associazione di  idee fra i  tatuaggi  dell'animale totemico degli endar e quello che era impresso sul petto di Alekym come segno di riconoscimento per l'erede al trono. Dopo una mezz'oretta, non riuscì più a trattenersi dal mormorare fra i denti:
«Chi se ne frega della profezia?! Solo gli invasati ed i pazzi ci credono».
Tutti si voltarono verso di lui, sorpresi. Zora gli rispose con rabbia: «Allora io sono felice di essere invasata e pazza!». Evander la guardò un momento come avesse voluto risponderle, ma poi tacque.

Triplania- il predestinatoUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum