26. Il germe della vendetta

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«Ma ne sei proprio sicura?».
Evander si immobilizzò mentre sellava il cavallo, sorpreso di sentire la voce di una ragazza sconosciuta farsi all'improvviso così vicina.
«Ti ho già detto che non si può fare».
Ancora più sorpreso, Evander riconobbe la voce di Jayden, che suonava a metà tra il divertito e l'infastidito.
«Sicura-sicura-sicura-sicura-sicura...?».
«Taide, la vuoi piantare?!».
Evander si nascose dietro il cavallo che stava sellando, quando due ombre femminili sbucarono fra i deboli raggi di luna che filtravano attraverso la tettoia delle stalle.
«Neppure se mi nascondo nella stiva? Nessuno se ne accorgerà».
«E come pensi di sopravvivere, segregata nella stiva per tutta la durata della spedizione?» rise Jayden.
Evander avrebbe voluto andarsene senza farsi vedere, ma le due ragazze si sedettero proprio di fronte all'unica uscita, bloccandogli il passaggio. Poteva vedere distintamente le loro sagome contro luce.
«Ah, senti un po'... Quel tuo amico capitano di cui mi hai dato gli appunti, come si chiama?» stava dicendo la ragazza di nome Taide.

Evander stava per uscire e palesare la propria presenza, quando sentì una frase che lo convinse a non farlo.
«Non è proprio un mio amico, è il capitano della mia spedizione di laurea. Perché? Sono stati utili?».
«Cavolo, ma li hai letti?! I suoi appunti sono miracolosi! Al nostro addestratore sono piaciuti un sacco: li sta usando per le nuove reclute. Io me li sono studiati a memoria. E ho deciso che non
voglio diventare pilota come te, ma capitano come lui! É grazie a questo tuo non-amico, se riuscirò a eguagliare la preparazione accademica di voi altri studentelli».
«Mi fa piacere. Forse farebbe piacere anche a lui, ma non posso certo dirglielo... Li ho copiati di nascosto. Che cosa non mi fai fare, Taide!» esclamò Jayden, fingendosi arrabbiata.
«Su, su! Pensa che stai compiendo una buona azione per dei poveracci» disse Taide, con un tono piagnucoloso chiaramente falso.
«Non fare la sceneggiata!» rise Jayden.
«Comunque, per tornare serie...».
«Da quando sai anche essere seria?!».
«...Non sono venuta qui solo per implorarti di portarmi di nascosto alla tua spedizione di laurea o per farti gli auguri».
«Ah, no?!».
«No. Me lo ha chiesto il Sommo Monaco. Ha pure insistito sul giorno e sull'ora! Vai a capire perché».
«Ma che dici? Perché dovrebbe volere che tu venga da me?».
«Non lo so, ma quando il Sommo Monaco dice di far una cosa, bisogna farla».
«Ok, e ti ha detto di riferirmi qualcosa?».
«Sì, vuole che tu sappia che il principe Alekym è vivo».
Jayden stette zitta. E, non potendola vedere in volto, Evander non capì la sua reazione.
A quel punto della conversazione, avrebbe davvero voluto dileguarsi nel nulla. Ma non poteva sbucare all'improvviso, o le due ragazze avrebbero creduto che lui le stesse origliando volutamente sin dall'inizio.
«E, se tu non ci credi, vuole che ti dica che...» continuò Taide.
Evander trattenne il fiato.
Non sapeva bene neppure lui di cosa aveva paura, ma ciò che poteva saltar fuori dalle parole di quella misteriosa ragazza lo metteva in ansia.
«... che lui stesso ha visto morire la madre adottiva del principe. Mi ha spiegato com'è andata, ed è stata davvero una cosa orribile. Lei si è data fuoco quando ha visto arrivare gli endar».

Evander smise di respirare.

«Ha bruciato l'intera casa in un rogo e si è chiusa dentro, perché loro non potessero torturarla e venir così a sapere dove si trovasse il principe. E poi, perché quest'ultimo, vedendo il fumo, non si avvicinasse alla casa dove gli endar gli tendevano un agguato. Lord Cassian era presente, se vuoi la conferma».
«Sì. So che mio padre era presente, ma non ha mai voluto raccontarmi cosa ha visto...».

Evander deglutì il dolore che quelle parole inconsapevoli gli avevano inflitto: sapeva che Constance era morta a causa sua, ma avrebbe preferito non averne mai avuto la conferma. E, soprattutto, una conferma così agghiacciante.
La sua madre adottiva era morta suicida in un rogo, e solo per salvare lui.
Le ginocchia gli si piegarono e, incurante di far rumore, Evander si accasciò al suolo, soffocando un'esclamazione di rabbia con la mano premuta sulla bocca.


«Cosa è stato?» esclamò Jayden, allarmata.
«Nulla, un cavallo».
«Questi discorsi mi mettono i brividi...».
«Ho anche qualcos'altro da riferirti».
«E cosa?».
«So tutto di come è andata quando il principe è scomparso. A quanto pare, a ordinare che il bambino venisse ucciso è stato l'imperatore Leandros, che poi ha rimosso il ricordo!».

Evander ascoltava ogni parola, e ogni sillaba lo feriva come un coltello. Suo padre aveva ordinato la sua morte. Perché?!

«Ma questo è assurdo! Io non ci credo» esclamò indignata Jayden. Evander la vide scrollare le spalle e scuotere la testa.
«Non è colpa sua. L'imperatore Leandros è stato circuito dall'Alto Profeta, che è un impostore: quest'ultimo gli ha detto che Alekym, una volta cresciuto, sarebbe stato la causa della fine dell'Umanità e così l'imperatore ha dovuto dare ordine di sopprimerlo. Il tutore del principe, il Lupo Grigio, però, si è rifiutato e, con l'aiuto del Sommo Monaco, ha portato in salvo il principe».
«E ti ha detto dove si trova ora Alekym?».
«Certo che no. Dice che non è ancora arrivato il momento».
«Fantastico».
«Ma aspetta, non ti ho ancora detto tutto».
«E cos'altro può esserci?! Mi hai già detto un sacco di cose orribili che preferivo non sapere... Se penso a quel povero ragazzo!».
«Ebbene, ora arriva la cosa più importante: l'Alto Profeta era in combutta con qualcuno. Indovina con chi? Chi ci guadagnava, con la morte dell'Erede?».
Dopo qualche istante di silenzio, Jayden diede voce al dubbio che aveva assalito anche la mente di Evander:
«Vlastamir?! Ma Vlastamir aveva solo diciotto anni! Vuoi dirmi che era già capace di progettare un simile crimine?! Di mandare a morte il suo stesso fratellino, e far impazzire il proprio stesso
padre?!».
«Sì. Ma si è fatto aiutare da Yvnhal, promettendogli che lo avrebbe fatto diventare Capitano Supremo degli endar e che gli avrebbe conferito un potere che nessuno dei suoi predecessori aveva mai posseduto. E, infatti, è andata proprio così, se ci pensi...».

Suo fratello lo aveva mandato a morte per rubargli il trono.
Ora che la verità gli veniva in quel modo spiattellata in faccia, Evander capiva di averlo sempre saputo, ma di essere stato volutamente cieco.
Scosse la testa con rabbia e si alzò: non poteva più stare lì, zitto e muto come una tomba, mentre tutte le sventure che avevano costellato la sua infanzia venivano sciorinate in quel modo da una
perfetta sconosciuta.
Senza guardare le due ragazze, che lo fissarono come se avessero appena visto un fantasma, passò in mezzo a loro per uscire dalle stalle. Non le degnò neppure di uno sguardo. Non ascoltò Jayden che gli gridava di fermarsi. Sperò che con quel buio non lo avesse riconosciuto.
Cercò di cacciar indietro le lacrime che gli infiammavano gli occhi e, quando non fu più in vista, corse via, lontano dalla verità.
Gli endar gli avevano portato via non una, ma ben due famiglie.
Senza contare Reymond.
Avrebbero dovuto pagarla cara, per tutto ciò che gli avevano fatto. E Vlastamir... sarebbe dovuto morire con loro.

Triplania- il predestinatoTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang