Capitolo 45: Crisi sentimentale

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La città di New York si stava svegliando pian piano. Un timido sole illuminava le strade, i vicoli, le vetrine dei negozi e i Diner cominciavano a preparare caffè, frittelle e pancakes, ogni volta che scendeva di casa molto presto, Chris rimaneva inebriato da questo gioco di luci e sapori. Forse per questo motivo amava vivere in una città come New York. Quella mattina però tutto era diverso, i sapori e gli odori della Grande Mela non avevano lo stesso gusto. La telefonata da parte di David lo aveva scosso profondamente; sapere che l'amore di Michael era disteso su un letto di un ospedale e che il suo destino era bilico, aveva provocato un senso di nausea. In quel momento mentre si vestiva freneticamente e si preparava indossando la prima cosa che era nell'armadio, Chris sentiva un peso in petto, un macigno che gli impediva quasi di respirare. "Potevo essere io" si ripeteva "Nonostante Michael ha scelto Adam, non si merita di soffrire in questo modo" e si aggiustò i capelli che caddero confusi sulle sue spalle.

Credere un giorno di poter riavere Michael tutto per sé era diventato un pensiero fisso, ma ora Chris si sentiva ancora più disturbato, ancora più incazzato con il mondo intero per tutto quello che era accaduto al suo dolce e ingenuo giornalista. Il racconto di David lo aveva scosso fin nel profondo, immaginare che un ex fidanzato geloso potesse arrivare a compiere un gesto del genere, era un qualcosa di inimmaginabile. Chris non conosceva Josh, come non conosceva neanche David personalmente, ma era convinto di una cosa: il ragazzo era una persona terribile, un cancro da debellare, una persona che nasconde molto bene il suo lato oscuro, che non doveva stare vicino a Michael.

Quasi si convinceva a farsi da parte, Chris pensava che aiutare Michael a guardare oltre il bel viso di Josh fosse un atto dovuto, una sorta di espiazione, un modo per far intravedere una parte di lui che neanche il giovane aveva mai conosciuto. Forse Chris, espiando i suoi peccati, poteva finalmente volgere lo sguardo da un'altra parte e ricostruire la sua vita amorosa. Si doveva tentare anche questo, ma per prima cosa, c'era Michael da salvare, prima di tutto Chris doveva distruggere quel filo che si era legato fra i due e impedire che il giovane potesse cadere fra le braccia dell'uomo sbagliato. Chris era una persona navigata, sapeva inquadrare le persone quasi subito e, solo sentendo il racconto di David, aveva capito che di che pasta era fatto Josh. Quei profondi occhi azzurri nascondono un vero demone egoista e assetato di sangue, per questo motivo Chris si vestì in tutta fretta e corse in ospedale, per salvare il salvabile, per far capire a Michael che lui aveva già fatto una scelta e che non poteva tornare su i suoi passi "Se proprio deve almeno potrebbe riconsiderare il nostro rapporto" pensò egoisticamente mentre scendeva di casa "Ma questo non sono io, o forse non lo sono più. Michael non si merita questa sofferenza e se posso essere artefice della sua felicità allora ..." dovette prendere respiro, non aveva aria nei polmoni, Chris non si rese quasi conto dei pensieri che gli frullavano nella testa. Era disposto a farsi da parte pur di assecondare la felicità di Michael. "Sarà un modo per dichiarare il mio amore" e salì in sella alla sua motocicletta nera fiammante, parcheggiata accuratamente nel vialetto antistante al palazzo. Mentre sfrecciava fra le vie semi deserte della città, con la voce del navigatore che gli indicava la strada, Chris si convinse che stava facendo la cosa giusta, Michael si meritava la felicità, sia in campo lavorativo che in campo sentimentale. Aveva già fatto mesi fa la sua scelta, e forse Adam era il ragazzo adatto lui, Josh lo avrebbe solamente ucciso per la seconda volta. In poco meno di 10 minuti arrivò al Mercy Hospital Centre, parcheggiò la motocicletta e, con un far deciso, si passò una mano fra i capelli mentre posò il casco nel sellino. Prese dalla tasca il cellulare e inviò un messaggio a David.

***

Sorseggiò svogliatamente l'ultimo sorso del suo caffè, una brodaglia melensa che permise però a Michael di restare sveglio per tutta la notte. Adam era stavo trasferito in Sala di Rianimazione, ma i medici ancora non si esprimevano sul suo stato di salute, l'intervento era riuscito ma aveva perso molto sangue; una macchina con uno strano "bip", monitorava il battito del suo cuore e Michael, seduto su una scomoda sedia in corridoio, sperava e pregava come non mai che il suo Adam potesse riaprire gli occhi. Non era da solo, Josh era vicino a lui, il quale silenziosamente, si beava della situazione. Era felice, ma non doveva darlo a vedere, il suo piano era riuscito alla perfezione, o quasi. Doveva sperare che Adam non si svegliasse più o altrimenti avrebbe riconosciuto il suo aggressore, ma in quel momento Josh scansò l'ipotesi di finire dei guai. Era con Michael, finalmente, poteva godere di nuovo della sua presenza. Con una mano sfiorava in continuazione i suoi capelli perfetti, così lisci e lucenti, e con lo sguardo ammirava il profilo perfetto di Michael, contrito però in una mossa di dolore. "Non vuoi andare un po' a casa?" disse ad un tratto "Magari per una doccia o per cambiare i vestiti?" domandò "Il cellulare vibra in continuazione, sicuramente tua madre è in apprensione"

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