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La cena fu la cosa più imbarazzante che potesse capitargli. Come un ossessivo segreto da dover mantenere. Jungkook era convinto che avrebbero dovuto parlarne, almeno con Jin o con Namjoon, alla fine erano sicuri che almeno non gli avrebbero giudicati. Taehyung invece ci era passato, giudizi infondati e assurdità che si diffondevano, inoltre Jungkook non aveva una bellissima reputazione tuttavia la sua situazione era migliorata dopo le loro frequenti uscite.
Il loro rapporto filava incurante, dovevano soffocare qualsiasi aggettivo romantico e cercavano di respingere qualsiasi contatto fisico tra di loro perché sapevano che sarebbero finiti a lasciarsi prendere la mano. Jin aveva sin da subito avuto dubbi sulla loro semplice amicizia e cercava di andare a fondo alla questione.
Taehyung aveva fatto tanti quadri. Alcuni mozzavano il fiato ogni volta che Jungkook li vedeva. Ogni pomeriggio insieme finiva al solito, a far sfiorare le loro labbra con il timore che qualcuno spalancasse la porta, sotto le coperte nella speranza che nessuno notasse nessun tipo di rumore. Da essere qualcosa di Casto ed estremamente limitato si era trasformato in un rapporto possessivo e passionale che non riusciva a fermarli al semplice "fare i compiti ed ascoltare musica insieme".
Jungkook pensava stessero esagerando. Se fosse accaduto qualcosa di grave non avrebbero potuto tornare semplici amici. Taehyung sosteneva fosse tutto frutto della sua paranoia e che sarebbe andato tutto per il verso giusto, eppure anche lui era diffidente nelle sue stesse parole. Alcune notti andava in panico, si chiudeva come un riccio su se stesso e dondolava intonando qualche melodia che faceva parte di qualche disco che puntualmente era finito impolverato nella sua libreria. Le sue crisi erano sempre più frequenti e cercava di nasconderlo dietro quel sorriso sempre più forzato. Jungkook cercava di spronarlo ad ammettere che aveva bisogno di una cura.
"Non ho bisogno, io sto bene" si imponeva mentre, senza maglietta, girava nella stanza della casa di Jungkook, preferivano vedersi lì, era più intimo e riservato dato che era sempre vuoto.
"No che non stai bene. Per favore"
Tae si era seduto rimanendo con la schiena in avanti e le mani incrociate di fronte agli occhi
Jungkook si inginocchiò di fronte a lui prendendogli delicatamente le mani
"Mi hai già salvato, ora permetti di ricambiare il favore... se in una crisi succede qualcosa ne sarò colpevole a vita"
Cercava di guardarlo negli occhi ma l'altro si rifiutava
"Taehyung guardami, è importante"
Fece cenno di no con la testa stringendo gli occhi ma poi rinunciò e la alzò.
"Qualsiasi cosa decida di fare..."
Deglutì, non riusciva a compiere un discorso lineare
"Io ti amo Taehyung. E non posso farci niente. Mi terrorizza che tu possa uscire dalla mia vita e non posso nemmeno pensare a come sarebbe la mia esistenza senza di te. Quindi, ti prego, permettimi di pagarti le cure"
Taehyung si sentì scosso da un brivido, dalle costole al collo.
Prese un profondo respiro
"Allora va bene... se questi tre mesi lontano da voi mi aiuteranno davvero voglio farlo"
Jungkook stava iniziando a piangere. Non voleva che andasse via. Non lo voleva nemmeno lui. Ma certe volte, lasciare qualcuno fa meno male che tenerla stretta. È il paradosso dell'amore. Questo è l'amore. Essere felici sapendo che gli altri saranno felici.
"Jungkook promettimi due cose prima che entri lì dentro" aveva detto mentre lo teneva per le spalle. Quando lui piangeva con alle spalle gli altri ragazzi
"Permettimi di essere felice" e per la seconda fece avvicinare la sua bocca all'orecchio
"E permettimi che quando tornerò, in qualsiasi forma tornerò, tu non cambierai. Sarai sempre il mio piccolo e amorevole Jungkook"
Era rimasto in silenzio. Jungkook aveva così tanta voglia di baciarlo nonostante la notte precedente. La sera prima non era accaduto nulla. Nulla di esaltante, diciamo. Si erano coricati e semplicemente avevano lasciato che i sentimenti prendessero il sopravvento. Si sfioravano delicatamente, i loro corpi danzavano lentamente al buio e i loro occhi erano costantemente a contatto. Tanto amore in quegli occhi. Ora gli occhi erano ricolmi di lacrime. Scendevano come la neve quel giorno pieno di tristezza. Lentamente, candide. Poesia. Quella neve era un suono. Un urlo disperato e una richiesta d'aiuto. Come le gocce che bagnavano le guance dei due. Jin dovette tenerlo stretto per farlo calmare. Taehyung si era lasciato la porta alle spalle, accolto da degli infermieri che lo aspettavano con una cartella in mano. Prima che la porta non lasci nemmeno uno spiraglio Taehyung gli aveva fatto un occhiolino. Jungkook cadde in ginocchio sulla candida velatura bianca che copriva l'erba sul suolo. Non voleva muoversi. Dovettero intervenire in quattro per smuoverlo.
Durante il tragitto per andare a casa era rimasto a fissare il vuoto. Jin rischiava di fare un incidente per tutte quelle volte che si girava a guardarlo. Persino Yoongi era preoccupato per lui. Addirittura la sua ragazza andava a casa di Jin per distrarlo o anche solo per fargli compagnia quando era solo. Era sempre distratto, non riusciva a seguire una conversazione per troppo tempo senza sbottare esausto. Stava lacerando. Il suo cuore stava lacerando lentamente. Tutta l'ossessività dei ragazzi nel stargli il più vicino possibile lo mettevano a disagio e qualsiasi cosa Non faceva altro che ricordarsi quel viso piccolo rispetto agli occhi e alla bocca. Quelle mani che intrecciava con le sue appena ne avevano la possibilità. Quelle spalle su cui sono state versate tante lacrime e che erano sempre lì, a fare da appoggio a quei giorni tristi. I ragazzi provavano a farlo socializzare con altri studenti ma ogni tentativo affondava come una nave con una falla nella stiva. Jungkook si sentiva come se stesse tradendo Taehyung ogni volta che anche solo si avvicinava ad un altro ragazzo. Certe volte sembrava fossero in contatto. Taehyung, seduto sul suo triste letto dal lenzuolo azzurro, cominciava a cantare una canzone che avrebbe voluto dedicare a Jungkook e lui la finiva pensando che Taehyung gliel'avrebbe dedicata. A volte Jungkook non le conosceva quelle canzoni e andava a cercarle negli scatoloni nella soffitta della casa che aveva preso in affitto per starsene un po' da solo. Erano in un disordine ordinato. Erano mischiati: Jazz, Pop, Rap, Rock, Blues, Hip Hop, Elettronica, Disco Music.. con cantanti che potevano andare da Michel Jackson a Melanie Martinez o da Ed Sheeran a Lana del Rey ma anche cantanti lirici o band degli anni '60. Ma allo stesso tempo erano in una pila in un angolo illuminato da una piccola finestrella, l'unica fonte di luce in tutta la stanzetta.
Altre volte Taehyung non credeva che Jungkook lo stesse pensando e quindi pregava. Era diventato molto religioso, non che prima non lo fosse, ma il suo legame con la religione si era intensificato. Chiedeva dal profondo di ricevere un segno. La prima volta sembrava quasi una cosa sciocca, una tale disperazione da portarlo alla follia. Era sul davanzale della finestra, a piedi nudi, che guardava la neve fioccare lentamente mentre il lumicino dalla scrivania faceva fare riflesso. Appannò il vetro e ci scrisse "너 많이 그리워." (mi manchi tanto/molto) e poi chiese con tutto se stesso di dargli un segno. Una qualsiasi cosa che lo avrebbe fatto rincuorare. Sentì quasi un ticchettio. Pensava fosse alla porta e la spalancò esaltato, rimanendo deluso dal vedere il nulla e udire solo il guardiano che urlava "Va a dormire, stanza 209"
La chiuse e si guardò intorno cercando da dove provenisse il rumore: era solo il ragazzo accanto che faceva rumore con la penna. Sembrava stesse per mettersi a piangere e si sedette sotto le coperte a gambe incrociate tirando su con il naso. Per quanto sapesse fosse una cosa assurda, ci sperava per davvero. Si sentì congelare per un momento. Si tolse la coperta dalla faccia e notò che la finestra era spalancata. "Merda, devo comunicarlo alla segreteria, è la terza volta che gli infissi cedono" disse tra sé e sé. Fece per scendere dal letto ma un fiocco di neve entrò nella stanza. Solo uno. Uno diverso. Fece un giro intorno alla testa di Taehyung e si posò sul labbro inferiore che subito si toccò. Si precipitò alla finestra e sospirò sotto voce. "Ti amo anche io, Jungkook"

𝘿𝙞𝙢𝙢𝙞 𝙘𝙝𝙚 𝙢𝙞 𝙖𝙢𝙞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora