Quattordici

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La sveglia sul cellulare suonò decisamente presto quella mattina, la spense contro voglia e si regalò qualche minuto sonno-veglia prima di alzarsi dal letto.

Infilò le pantofole e si diresse in bagno, quasi inciampando nel groviglio di vestiti buttati per terra nel corridoio.

Afferrò un paio di slip neri tra il pollice e l'indice guardandoli schifato prima di ributtarli a terra.

Si convinse che Harry dovesse avere il gusto dell'orrido per andare a letto con qualcuno che indossasse quei cosi, oppure semplicemente non aveva trovato di meglio.

Draco non gli parlava da qualche giorno, esattamente da quando, dopo avergli ciucciato per bene il gingillo, aveva ripreso a fare lo stronzo e non considerarlo.

Si era quasi illuso che si fosse creata una sorta di intimità fra di loro, un po' di complicità, infondo avevano condiviso un momento forte insieme, invece il nulla.

La conferma che ad Harry non gliene fregava nulla di lui fu proprio quella notte, quando si portò di nuovo un ragazzo a casa.

Draco pianse quasi tutto il tempo fino a singhiozzare nascondendo il viso nel cuscino per non farsi sentire,poi si addormentò in un sonno senza sogni.

Si guardò allo specchio dopo la doccia, aveva ancora gli occhi gonfi e lucidi. La sua immagine proiettata allo specchio ritraeva un ragazzo coi rimorsi di coscienza per quello che aveva fatto.

Ed era inutile nasconderlo: si era illuso sperando che donandosi un po' a lui, magari gli avrebbe fatto perdere la testa.

Ma Harry era esattamente come si descriveva, una macchina del sesso priva di sentimenti, e lui ci era cascato.

Lo sapeva sin dall'inizio che sarebbe stato pericoloso, che non sarebbe mai stato capace di scindere il desiderio di imparare qualcosa e fare esperienza, alla sbandata che si era preso per il suo coinquilino.

Poteva arrabbiarsi quanto voleva, ma Harry infondo di colpe non aveva perché non gli aveva mai promesso nulla.

Indossò un paio di jeans neri cort ialle caviglie, la sua camicia di seta bianca preferita ed un maglioncino di lana rosa cipria che gli calzava alla perfezione.

Voleva essere perfetto per quel giorno.

Andò in cucina per prepararsi un caffè, ma cambiò idea quando vide Harry ai fornelli cucinare qualcosa.

Afferrò al volo il cappotto, prese la valigetta coi colori e si precipitò ad aprire la porta di casa.

"Hey! Non fai colazione?"

Draco si arrestò sull'uscio.

"No, sono di f-fretta."

Harry si avvicinò osservandolo dalla testa ai piedi.

"Dove vai a quest'ora vestito così elegante?"

"Da quando te ne importa?"

Si morse la lingua, voleva mostrarsi indiferente, non arrabbiato, così quando vide il moro corrugare la fronte riprese: "Vado a lezione, oggi iniziano i corsi."

"Oh, già, scusa, me ne ero dimenticato..."

"Non avevo dubbi..." sussurrò Draco tra se per poi "Senti Harry d-devo andare, non v-voglio fare tardi " e chiudergli la porta in faccia.





L'istituo d'arte da fuori sembrava una struttura imponente e dentro lo era ancora di più: strutturato su tre piani, l'ambiente era davvero caotico, pieno di scale,pianerottoli e corridoio che portavano ovunque.

Cherry lipsWhere stories live. Discover now