Capitolo 10: Confessioni

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Rientrarono a casa e Zen salì di corsa in camera sua. Ego la seguì, ma non sapeva cosa dirle perché per tutto il viaggio era stata silenziosa e il suo sguardo aveva espresso delusione. La bionda sentiva il nervosismo aumentarle nel petto e non capiva perché l'amica avesse avuto quella reazione. Era stata lei ad avere una minaccia di aborto, non Zen, e per questo non aveva nessun diritto di comportarsi così. 

<<Vuoi dirmi che succede?>> chiese all'improvviso sbattendo la porta. 

<<Niente.>> rispose togliendosi la giacca e buttandola con fare sbrigativo sulla sedia. 

<<Non prendermi per il culo, ti conosco.>> 

<<E va bene, ma non pensare che non alzerò la voce solo perché sei incinta e non puoi subire stress. Non me ne importa un cazzo ed evidentemente neanche a te.>> 

Ego la guardò attonita. Non l'aveva mai vista in quel modo, lei che era sempre stata così tranquilla e quieta. Ora il filo spinato sulla tempia pulsava e il piercing al naso le tremava. 

<<Sei venuta a piangere davanti alla mia porta, mi hai gettato la tua valanga addosso, ti ho ospitata a casa mia. Ti ho tenuto i capelli ogni volta che stavi male, ho ascoltato le tue lacrime per notti intere, ti ho abbracciato quando ne avevi bisogno. E l'ho fatto volentieri, Ego, davvero. L'ho fatto per te e il bambino, l'ho fatto perché ho visto quanto hai lottato contro Mad e i tuoi genitori, l'ho fatto perché tengo a te e tu cosa cosa fai? Te ne fotti e continui a fare come se niente fosse.>> aveva urlato tutto il tempo, respirando appena. Aveva il viso paonazzo e aveva gesticolato parecchio, perciò il tatuaggio appena fatto le mandò un lampo di dolore. 

<<Zen, io ti ringrazio per tutto questo, ma non puoi dire che non mi importi del bambino.>> il suo tono era pacato, ma dentro era irrequieta. 

<<Il fatto che tu lo abbia quasi perso dimostra il contrario>> ribatté duramente. <<E non fare quella faccia, so che può capitare spesso, ma tu non hai fatto niente per cercare di evitarlo.>> 

<<Non so nulla di gravidanze, neonati o giocattoli. Non so badare a me stessa figurati se posso prendermi cura di questa vita che mi sta crescendo dentro. Zen, ho diciotto anni, vorrei vivere una vita normale e non posso, cerca di capirmi.>> replicò esasperata. 

<<Ti capisco, viviamo insieme da due mesi e ormai sembra di essere incinta anche a me. Non stai affrontando tutto questo da sola, chiaro? Mi hai coinvolta e ora devi tenermi così come sono, pesante e ingodibile>> le disse tentando di non gridare troppo. <<Se non ti sta bene puoi tornare dalla tua famiglia.>>

Calò il silenzio, Zen si sistemò i capelli e prese a camminare su e giù per la stanza. Aprì e chiuse la bocca come se volesse aggiungere dell'altro, ma poi scosse la testa e rimase zitta. 

<<Mi stai aiutando perché sono tua amica o perché pensi che in questo modo tu possa sentire meno la mancanza di tua madre e di tuo fratello?>> le domandò Ego incrociando le braccia al petto. Sapeva di aver toccato un tasto dolente, ma anche lei aveva usato parole pesanti ed era stata ingiusta nei suoi confronti. 

La ragazza chiuse gli occhi per un momento, deglutì a forza e sfiorò il tatuaggio sul collo.

<<Ah quindi siamo amiche?>> era come se tutto quanto fosse diventato nero. 

<<Che cosa dovremmo essere?>> 

<<Non lo so, ma dal modo in cui mi hai scopata in queste settimane non si direbbe che siamo solo amiche.>> sottolineò quest'ultima parola facendo le virgolette con le dita. 

ThreeWhere stories live. Discover now