20. Quando il passato ritorna (terza parte)

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Finale seconda parte:

"Cosa vuoi?" ringhio per essere stato messo di nuovo alle strette da lei.

 "Non ti intromettere nelle questioni dell'azienda, se non per quella stupida presentazione con quella stupida ragazza che è finita con te sulla prima pagina di tutti i giornali di gossip" se non la conoscessi abbastanza, penserei che sia gelosa "Ma soprattutto ridai a Pietro quello che gli appartiene. Hai tempo fino al Galà di beneficenza dell'azienda, se non riconsegni ciò che non è tuo la bomba scoppierà proprio in quella serata" si alza dalla sedia e si avvicina "Se ci sarà altro mi faccio sentire io" mi sorride mettendo in mostra i suoi denti perfetti "Fai la scelta giusta Dimitri Ferrero" mi lascia un bacio sulla guancia che mi disgusta prima di andarsene. 


Dimitri


Compongo il numero di Ale e porto il telefono all'orecchio "Andiamocene" dico semplicemente prima di chiudere la chiamata.

Sono venti minuti che sto camminando per il campo da golf, - dopo che me la sono presa con la prima quercia che mi è capitata a tiro - , con le mani tra i capelli per capire come diavolo sia potuto succedere. 

Pietro e Arianna insieme, non è la coppia che scoppia, ma quella che mi farà scoppiare. Imbocco il viale di mattoni che porta all'ingresso e mi chiedo come diavolo ne uscirò questa volta.

"Dimitri" la voce di mio fratello mi arriva da dietro le spalle "Che cosa è successo?"chiede preoccupato quando mi volto verso di lui. Capelli tirati, occhi iniettati di sangue e nocche spaccate – di nuovo, aggiunge la mia coscienza – non sono per niente rassicuranti.

"Nulla, per quanto riguarda l'assemblea ti faccio sapere. Ho bisogno di pensare" dico freddo e coinciso.

"Dimitri" spegne la sua sigaretta e si avvicina a me "Sono tuo fratello, dimmi che diavolo sta succedendo. Mi stai spaventando" mi stringe le spalle.

"Voglio solo andare a casa, non è successo nulla che tu non sappia già" sfoggio il mio miglior sorriso finto, ma lui non ci casca.

"Sei pronto?" la voce di Ale, grazie al cielo.

"Sì, andiamo via" annuisco guardando il mio migliore amico appoggiato alla sua Audi.

"Sono serio, se hai bisogno di qualunque cosa, chiama" Gioele mi blocca quando mi avvio verso l'auto.

"Grazie, ma me la dovrò cavare da solo questa volta" gli sorrido tristemente prima di raggiungere il mio migliore amico. L'ultima cosa che vedo è il suo sguardo preoccupato e il telefono al suo orecchio.

* * *

"Non è finita.  Sono ancora dentro" esplodo quando abbiamo percorso una quindicina di chilometri nel completo silenzio.

"Che cosa?" urla il moro piantando una frenata che fa suonare i clacson delle macchine dietro di noi.

"Non ne voglio parlare ora" ammetto sincero mentre mi lascio andare con la testa contro il finestrino "Ne parleremo poi, avevo solo bisogno di dirlo a qualcuno"

"Puoi dirmi solo una cosa?" chiede cauto.

"Dimmi" chiudo gli occhi mentre lo stomaco si contorce dallo schifo in cui sono coinvolto.

"Ne fa parte anche lei?" parla mentre mantiene lo sguardo fisso sulla strada.

"Sì, non so da quanto, ma ne fa parte ed ora è tutto più complicato" ringhio.

Le mosse del destinoWhere stories live. Discover now