one

2K 85 11
                                    

La sua testa è sul mio addome, sento il mio battito sbattere contro la sua testa dolcemente. Incastro la mia mano nei suoi capelli così morbidi, ma mi accorgo dell'orario e balzo di scatto, alzandomi, infilo velocemente i boxer e una canottiera.
«Oliver, Oliver svegliati è tardi.»
cerco di svegliarlo in tutti i modi possibili.
Gli butto addosso un cuscino, ma niente. Gli prendo un braccio e lo tiro più che posso, con tutta la forza che ho ma non si sposta di una virgola.
«Chiamami con il tuo nome, Oliver.» mi sussurra, aprendo lievemente gli occhi, ha un espressione buffa in volto.
«Alzati ora. È tardi. Faremo tardi.»
Finalmente si alza, non riesce nemmeno a tenersi in piedi dalla tanta stanchezza, si stropiccia gli occhi e si starnicchia. «Facciamo colazione, ci facciamo una doccia e poi siamo pronti per andare, d'accordo?»
Si sposta dietro di me, faccio per girarmi ma mi afferra e mi solleva senza fare un minimo sforzo. "Coraggio, andiamo.» Apre la porta per andare giù, ma scalcio affinché possa lasciarmi andare. «Cazzo, Oliver. Lasciami, ci vedranno.» scoppia in una grassa risata. Gli tappo la bocca per evitare di fare rumore. Posiziono il piede sulla parete della stanza e con una spinta lo faccio tornare indietro, indietreggia velocemente, mi dimeno e molla la presa. Chiudo lentamente la porta e lo catapulto sul letto. Sono sopra di lui con una mano sopra la sua bocca. «Ora, andiamo giù, senza far storie, altrimenti faremo tardi e tu starai fermo.» Gli dò un bacio a stampo, e lo lascio libero dalla presa. Allungo la mano e lo faccio alzare.
«Un bacio è quello che mi ci voleva.» dice scherzoso, ridacchiando sotto voce.
Appena scendiamo di sotto, vediamo mia madre che è occupata ad apparecchiare per la colazione. «Buongiorno ragazzi, avete dormito bene?» «Molto bene signora, la ringrazio.»
«Ora cerchiamo di sbrigarci o faremo tardi.»
Io e Oliver abbiamo deciso di fare una vacanza non troppo lontano da qui. Abbiamo deciso di spostarci a Roma, in un albergo. Dopo la colazione, e dopo la doccia, diamo un'ultima controllata alle valige per poi caricarle nel bagagliaio.
«Chiamateci spesso, ok?» «Certo papà, non staremo lì per molto tempo. Vi voglio bene. A presto.» Salutiamo i miei e saliamo in macchina. Mettiamo in moto e cominciamo a partire per la bellissima Roma.
«Ahh, accidenti. L'Italia è qualcosa di bellissimo, è magica.» Mi prende la mano e leggo nei suoi occhi la spensieratezza. Indossa un paio di occhiali da sole, che gli donano davvero un sacco, ogni tanto lo vedo alzarli sulla testa e mettere in mostra quei bellissimi occhi azzurri, e li rimette poi, abbassandoli quando il sole è troppo forte.
«Elio, hai portato la chitarra?»
«Sì, certo perché?» «Suonami qualcosa»
La afferro e decido cosa suonare.
«Hai un talento pazzesco.» [...]

CMBYN ⠀ོDove le storie prendono vita. Scoprilo ora