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Vacanze Romane~
Manca ormai poco all'arrivo a Roma, abbiamo viaggiato costantemente, senza soste. Per tutto il viaggio siamo stati eccitati all'idea di restare in quella città anche solo per due o tre giorni. Il tempo sembra essere migliorato, le nuvole sono sparite e il sole è caldo più di prima, l'aria è afosa. Osserviamo i paesaggi, e la città in lontananza.
«Eccoci arrivati. Dobbiamo trovare solo l'albergo. Sei stanco?» Mi chiede, penso che lui dovrebbe essere stanco, dopo tutto è lui che ha guidato fin qui senza nemmeno una pausa. «Io? No. Tu più che altro sei stanco?»
Sbadiglia dicendo «Sì, voglio solo trovare un letto al più presto.»
Facciamo davvero fatica a trovare un parcheggio, Roma è incredibilmente affollata.
Scendiamo ed entriamo in questo bellissimo albergo.
«Buongiorno signori, cosa posso fare per voi?»
«Abbiamo prenotato una camera doppia l'altra settimana. Può darci le chiavi?»
«Siete i signori Oliver ed Elio Perlman giusto? Queste sono le chiavi.»
Entriamo nella prima ascensore che ci capita e saliamo fino al terzo piano.
«Allora.. Terzo piano.. Camera 104..perfetto.
Eccola. Su entra.» mi intima sussurrando.
Appena apre la porta, si sfila la maglietta, lascia a terra il borsone, e si butta a peso morto sul letto a pancia all'ingiú. «Chiudi la porta e vieni qui, sono stanco morto.»
Con una mossa veloce chiudo a chiave la porta, e mi sdraio accanto a lui.
Passano alcuni minuti, in cui il silenzio regna sovrano.
Ha una faccia stanca e si nota benissimo, gli occhi non reggono e cadono giù chiudendosi da soli. Ha un volto angelico, e starei lì a fissarlo per ore, nonostante la bocca aperta piena zeppa di saliva.
Salgo sopra di lui, lo faccio girare con la pancia verso l'alto, pongo le mani sul suo addome, sul suo petto e proseguo verso l'inguine, per poi risalire e scendere nuovamente. Gli prendo il viso con le mani baciandogli la fronte, mi sposto verso i suoi capelli. Scendo giù sul suo petto di nuovo e cerco di sentire ogni suo odore, ogni suo profumo. Stringo il lenzuolo fra le mani, un lungo sospiro e mi alzo. Afferro un lembo di coperta, e copro alla meglio Oliver che è appena crollato.
Mi avvicino alla finestra spalancandola, mi siedo sull'enorme davanzale e accendo una sigaretta. Stringo le ginocchia al petto e penso a quanto possa essere fortunato ad aver trovato la mia metà, esatta metà.
Elio... Elio... Elio...  [...]

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