fever

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« Ancora qui, signorino Wong ? »
« Mi chiami Yukhei, professore.. »

L'oggetto delle mie più avide fantasie mi sorrise dolcemente, alzando a malapena gli angoli di quella bocca così invogliante, appoggiato a braccia conserte al tavolo davanti al mio. Sentivo i suoi occhi fissi su di me, il battito accelerare e le dannate farfalla nello stomaco.

Quel giorno, mi ero dovuto fermare dopo le lezioni a sistemare da solo il bancone. Di solito scappavo subito via ed era Kun colui che si occupava di tutto, ma questa volta dovetti restare. Ho degli impegni, ci sentiamo. Disse semplicemente.
Alla fine ci trovammo solo io e lui in quella grande aula illuminata dai raggi solari di un tardo pomeriggio d'aprile, senza nessun'altro a rovinare l'occasione della vita. Gli alberi in fiore che scorgevo dalla finestra, erano imparagonabili alla bellezza dei suoi lineamenti effeminati. Avrei voluto recitargli un passo della Vita Nova, per quanto fossi esaltato.

« Vuole che la aiuti ? Così finisce prima e torna a casa. »
« Non mi dispiace stare qui. »
« Mh ? »
« ..ah, n-nulla. Faccia finta che non abbia sentito. »
« Devono piacergli tanto i dolci. »

Si sbaglia, a me piace lei.
Erano passati ormai due mesi da quando iniziò tutto. Questa corsa sulle montagne russe non sembrava avere una fine. Più il tempo passava, più la mia persona diventava vulnerabile sotto il suo sguardo. Ed io mi nascondevo dietro all'indifferenza. Avevo paura che potesse cogliere tutti i miei segreti più intimi e rivelarli al mondo. Temevo in un rifiuto dettato dal disgusto verso i sentimenti che provavo nei suoi confronti. Nonostante sperassi che lui fosse a conoscenza del contenuto della mie lettere, continuavo a pregare che non le leggesse mai. Probabilmente era vergogna e imbarazzo, ma sicuramente il desiderio di consegnarle era inferiore rispetto a quello di bruciarle in un falò sotto il chiaro di luna.

« Professore.. »
« Mi dica, Yukhei. »
« Ha mai pensato di baciare un'altro uomo come lei ? »

La domanda uscì così spontanea e fu talmente improvvisa che ne restai più sorpreso io per averla posta che lui. Anzi, con tutta la calma del mondo, scoppiò a ridere. La sua risata era così cristallina e innocente, avrei voluto registrarla e ascoltarla ogni mattina per iniziare bene la giornata.
Ad ogni modo, con gesto delicato si portò la frangia all'indietro e limitò lo spazio che ci separava, piazzandosi davanti a me. Essendo poco più basso in altezza, alzò lo sguardo per fissarmi negli occhi, con quell'espressione di beatitudine dipinta sul viso.
Ero nei guai, fin sopra la testa.

« Probabile, perché ? »
« Non lo trova.. strano ? Non ne è schifato ? »
« Non vi è motivo per me avere certe opinioni. L'amore è un sentimento come tutti gli altri, non è speciale solo perché è tra un uomo o una donna. Prenda l'esempio dall'odio. Tutti possono odiare tutti, allora perché non è possibile per un uomo amare un altro uomo ? E poi, se è solamente curiosità quel che anima la sua domanda, non penso ci sia nulla di sbagliato aver avuto almeno una volta queste fantasie. Sono più grande di lei di poco, quattro anni forse ? La sua spensieratezza è ciò che caratterizza la sua persona, Yukhei e la invidio. »
« D-deve essere per forza.. amore ? »
« Cos'altro vuole che sia, pura perversione ? »

Gli avrei levato volentieri quel sorrisetto malizioso che si formò sulle sue labbra dopo la mia domanda. L'atmosfera si stava facendo soffocante e i feromoni erano vivi nell'aria, mischiato all'inebriante retrogusto di dolcezza della sua persona.

Come finii contro la parete del muro non saprei come spiegarlo. Lui continuava ad avvicinarsi e io non potevo far altro che indietreggiare al suo volere. Si stava prendendo gioco di me, era evidente. La schiena era fredda, le mani sudate e il respiro pesante. Nemmeno nei miei sogni avrei mai immaginato un'eccitazione tale davanti ad una situazione del genere.

« Signorino Yukhei.. non ha ancora risposto alla mia domanda però. Perché desiderava sapere se avrei mai baciato un uomo.. come lei. »

Stavo scoppiando, il rossore sulle mie guance doveva essere evidente. Avevo completamente perso il controllo del mio corpo, che stava andando letteralmente a fuoco e lui non sembrava voler fermarsi.
Completamente paralizzato, non osai aprire bocca e quando il suo profumo di biscotti alla vaniglia si fece ancora più vicino al mio viso, chiusi gli occhi.

« Mi chiami Jungwoo, comunque. È il mio nome dopotutto.

" Professore " mi fa sentire avanti con gli anni. Torni a casa ora, è tardi.
Oh e mi perdoni.. ma era troppo delizioso. »

Fu ciò che le mie orecchie udirono in lontananza, prima di ritrovarmi immerso in un silenzio tombale che iniziò a diventare pian piano confortante. Aveva lasciato l'aula, regalandomi l'ennesimo sorriso per quel giorno con tanto di occhiolino da capogiro, portandosi via la sua borsa e il mio cuore.

Strisciando sulla parete, mi trovai seduto sul pavimento cercando di ricostruire lo scenario di pochi secondi addietro del quale fui protagonista. Dire che ero scioccato è poco. Ero anche confuso, poiché non capivo se scegliere di gioire al suo gesto oppure allarmarmi del fatto che fosse a conoscenza del mio segreto.

Perché non appena chiusi gli occhi, Jungwoo, mi lasciò un piccolo amorevole bacio sulla fronte.

ᴍᴇᴍᴏʀɪᴇ ᴅɪ ᴜɴᴀ ᴛᴏʀᴛᴀ ᴀʟ ᴄɪᴏᴄᴄᴏʟᴀᴛᴏ Where stories live. Discover now