always on my mind

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« Nonno, queste le teniamo ? Le ho trovate in soffitta dentro ad uno di quei tanti cofanetti che non usi più da secoli ormai. Ai tuoi tempi si usava ancora scrivere le lettere vero. Ma quante sono ! Non le hai mai spedite ? Non hanno nemmeno l'indirizzo a guardarle bene.. sono buste ingiallite con un solo nome.--
Mh, nonno ! Mi stai ascoltando ?! »

Rotto dagli anni, il viso contorto in un'espressione malinconica e le rughe segnate dal tempo che iniziavano a formarsi all'improvviso agli angoli della bocca, indecisa se sorridere o stare al suo posto. Immobile. Ancora taciturna eppure solita a raccontare dei giorni in cui i petali dei fiori di ciliegio andavano a posarsi ancora tra le mani giovani e forti. Mani che toccavano tuttora l'impasto per fare i classici biscotti al burro che i nipotini amavano tanto. Più esperte e meno impacciate di una volta.
Gli occhi furtivi, non osavano posare lo sguardo su quei vecchi pezzi di carta appartenenti ad un tempo perduto e lontano. Occhi che erano soliti rispecchiare la luce angelica del paradiso che andava ad avvolgere la sua figura colpita dai raggi del sole in quell'aula troppo grande che sapeva costantemente di vaniglia e meringa al limone.

« Chi è Jungwoo ? »

La sua principessa, la più grande delle tre nipoti. L'aveva vista crescere giorno per giorno mentre correva per il suo giardino durante le vacanze estive. Voleva bene a tutte, ma per lei avrebbe sempre avuto un attaccamento speciale. Ormai adolescente, capitava di rado che venisse a trovarlo. La loro famiglia viveva nel bel mezzo della città, lontana dalla campagna, e Yukhei non aveva mai abbandonato la casa nella quale era nato e aveva passato gli ultimi settant'anni della propria vita. Ogni oggetto presente in quella dimora rappresentava un ricordo preciso, custode di segreti e amori nostalgici che al solo pensiero faceva venire la pelle d'oca.

« La nonna si chiamava Joanna, era un tuo vecchio amico per caso ? Non verrà al funerale lui ? »

Si era sposato con una giovane ragazza americana che gli aveva rubato il cuore con i suoi modi di fare ribelli e per nulla femminili. Donna forte, madre protettiva e amorevole del loro unico figlio, il quale aveva fatto carriera come imprenditore e stava pensando di mettersi in proprio. Quando si affacciava alla finestra in cucina che dava al cortile, lo vedeva ancora correre come un pazzo mentre rincorreva la palla da baseball da bambino. Era il suo sport preferito, aveva anche vinto tanti premi essendo giocatore della squadra officiale della propria scuola. Le fotografie che andavano a riempire intere pareti della casa, erano la prova latente di quanto fosse vissuta e custode di ben quattro generazioni.
Tutto ciò sarebbe sparito dopo poche settimane però, il funerale dell'amata si sarebbe svolto da lì a qualche giorno e avevano iniziato già i preparativi per il trasloco.

Petrarca aveva ragione quando scrisse che il tempo trascorre inesorabile e quando un attimo prima pensavi di sapere già tutto di quel che vorresti fare nella tua vita, il castello di carta che ti eri costruito cade in mille pezzi per un'incertezza. Un niente a confronto della grandezza dei sentimenti che si possedevano.
L'amore che pareva la soluzione a tutti i tuoi problemi, non fece altro che crearne degli altri e mille dubbi non poterono che infestare la tua persona.
E quando la sera Yukhei andava a letto, lui ci pensava ancora. Pensava inevitabilmente al suo sorriso dolce come il miele e i baci umidi che sapevano di zucchero filato.
Ricordi che, come vecchi nastri di un film, andavano svanendo e lasciavano l'amaro in bocca.
Perché quando la paura di non poter amare abbastanza, di non poter dare tutto ciò che si è disposti a sacrificare per costruire insieme un qualche cosa di speciale e magico è all'estremo di ogni speranza, la sorte inevitabile di abbandonare alla sua morte il germoglio di passiflora è alla porta.
E nessuno l'avrebbe biasimato, era nato in un tempo sbagliato, troppo presto ma anche troppo tardi, per quel che bramava. La libertà di scegliere chi amare, in una realtà là dove anche la più piccola diversità era vista di malocchio, non era possibile.
Forse avrebbe dovuto combattere invece, ma non c'era più modo di rimediare. Da quando avevano preso ognuno la propria strada, non aveva smesso un secondo di chiedersi cosa sarebbe successo, se solo si fosse sforzato di aprire gli occhi e guardare con attenzione tutti i vuoti che la separazione gli aveva lasciato sarebbe stato ancora in tempo a rimediare.
Ma la vita va avanti, con i ritmi di una società in progresso, non poté che seguire il corso degli avvenimenti e farsi trasportare dalla corrente.
Non avrebbe mai affermato di aver vissuto una vita nel rimpianto. Amava con tutto il cuore la famiglia che si era costruita e non avrebbe cambiato nulla. Nemmeno se avesse voluto.
Perché forse doveva andare così, certi amori sono fatti per esser sperimentati una sola volta, per provare quel sentimento che ti consuma lentamente e ti porta all'estasi più totale con una sola carezza fatta con disinvoltura.
Jungwoo era la sua ancora di salvezza, da un mondo dove sei solamente il frammento di uno specchio rotto che riflette le futili maschere delle persone. Una scappatoia da tutto e tutti, destinata però a lasciarlo andare prima o poi.
L'inizio della loro fiaba era racchiusa in quelle lettere, così usurate dallo scorrere degli anni e dalla potenza delle parole che contenevano. Complici di riflessioni mai dettate ad alta voce e fantasie nascoste. Erano un tesoro inestimabile, che andavano protette da occhi indiscreti di anime corrotte dalle morali mondane.
L'amava. Non era troppo giovane per capire che si era follemente innamorato del proprio professore.
Inutile dire che l'avrebbe amato per sempre. Era il suo primo vero e proprio amore, l'età era solo una convenienza.

Era felice.
Anche senza l'uomo della sua vita.

FINE

ᴍᴇᴍᴏʀɪᴇ ᴅɪ ᴜɴᴀ ᴛᴏʀᴛᴀ ᴀʟ ᴄɪᴏᴄᴄᴏʟᴀᴛᴏ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora