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Ho bisogno che tu sappia usarmi. Non allarmarti, amarsi è come armarsi . Voltarsi e contar dieci passi.



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Quando varcò la soglia di quel l'appartamento, Idie sentì subito l'odore di nuovo che impregnava quelle pareti.

«Cos'è questo posto?»

La domanda venne fuori spontanea e senza filtri.

Paulo l'aveva fatta alzare presto quel sabato mattina e le aveva spiegato -con una chiamata veloce- che doveva accompagnarlo in un posto.
Non aveva aggiunto altro, aveva premuto il piede sull'acceleratore ed era caduto uno strano silenzio tra loro due.

«È il regalo» le rispose semplicemente.

Idie scosse il capo, «Dai» sbuffò.

«Te lo giuro»

Si voltò per guardarlo meglio.
Paulo continuava a mantenere quell'espressione imperturbabile sul viso da bambino e allora Idie capì che no, non stava mentendo.

Si ritrovò a trattenere il fiato mentre lasciava scorrere lo sguardo sulle pareti candide -probabilmente appena imbiancate- sui mobili in legno chiaro, sì spogli, ma eleganti, sul divano nero -in pelle- che occupava gran parte del salotto.

Era grande l'ambiente,ma non enorme, non come casa sua dove aveva sempre l'impressione di potersi perdere. Non era nemmeno come l'appartamento di Paulo -tutto rigorosamente bianconero- ma era bello, in un modo in cui Idie non aveva pensato potesse essere un semplice appartamento.

«È un po' vuoto, per ora»

Il respiro del ragazzo le arrivò da dietro, e subito -come un promemoria- dei brividi cominciarono a correre lungo la colonna vertebrale e sulle spalle.

Non si voltò per guardarlo, non ci riusciva: manteneva gli occhi fissi sulla cucina in acciaio inox e si rese conto di non sapere nemmeno scaldare il latte senza farlo bruciare.

«Quando mi hai detto che volevi farmi un regalo ho pensato che volessi regalarmi un ciondolo Pandora o un gatto, ma non..- disse continuando a far vagare lo sguardo su tutto il perimetro dell'appartamento- ti ho fatto diventare davvero pazzo» concluse, riportando lo sguardo sul volto del ragazzo.

Se ne stava fermo, appoggiato con un fianco al tavolo, e con un sorriso che spuntava sulle labbra e che non aveva intenzione di nascondere.

Alzò le spalle e si leccò l'angolo della bocca «Non ti piace?»

«Sì che mi piace- sorrise spontaneamente, ma ritornò seria pochi istanti dopo -ma perché?»

«Perché cosa? È il mio regalo»

«E perché un appartamento e non un diamante?»

«Volevi un diamante?» le chiese aggrottando la fronte.

«No,- sospirò mantenendo il punto e non facendosi intenerire dal modo in cui cambiava espressione -perché mi hai regalato un appartamento?»

Paulo stava per ribattere, ma poi si soffermò a guardare il modo in cui Idie si muoveva, il modo in cui si legava i capelli disordinatamente e la postura che stava assumendo.

«Non è per quello che pensi» disse velocemente e si avvicinò a lei come se volesse bloccare qualsiasi tipo di pensiero negativo.

«Non lo sai quello che penso»

«Lo immagino- rispose slegandole i capelli e rubandole l'elastico -dal modo in cui ti leghi i capelli, o dal fatto che continui a stare sulla difensiva»

𝕿𝖗𝖚𝖊 𝕮𝖔𝖑𝖔𝖗𝖘|| P.DWhere stories live. Discover now