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Quella giusta non è lei, ma nessuna mi distrugge e mi riaggiusta come lei.



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La pelle di Idie era qualcosa di prezioso.

Paulo ne era certo.
Brillava, come in quel momento, sul divano di pelle e solo con la luce della cucina accesa.
Era polvere di stelle, e lui la stava sporcando con tutti quei morsi.

Era ancora arrabbiato, (Idie lo sapeva) un po' perché odiava la domenica sera, un po' perché aveva ancora tutti i flash della partita in testa.

Ma restava il fatto che era bastata una mezz'ora e lui aveva afferrato le chiavi dell'auto ed era corso da lei.

Vieni? Ti aspetto

Era stato il messaggio giusto al momento sbagliato.
Se non ci fosse stata lei, probabilmente si sarebbe rinchiuso nel -solito- silenzio, e solo dopo avrebbe urlato contro qualcuno senza nessun preciso motivo.

Ora, invece, Idie aveva la testa incastrata nel suo collo e continuava a sospirare e a tremare.

Si passò la lingua lungo il labbro inferiore prima di mordere quello di Idie.
«Come ho fatto per tutto questo tempo?»

Non lo stava chiedendo a lei, ma a se stesso, a quell'uomo che aveva ancora la faccia da bambino e gli occhi vispi.

«Come ho fatto io per tutto questo tempo?» ribatté lei, senza fiato e cercò ancora una volta le sue labbra.

Il sapore di Paulo era un misto tra caramello e latte in polvere, ogni tanto sapeva di tabacco o di mate.
Ma indipendente da tutto, restava comunque il sapore migliore al mondo, forse proprio perché era il suo.

"Come farò dopo?-avrebbe voluto chiederle- quando te ne andrai? Quando me ne andrò? Quando non basteranno le tue labbra per calmarmi?"

Non lo chiese. Si limitò a sospirare ancora, a stringere ancora la sua pelle, a marchiare e a toccare, a cercare di calmarsi come se lei fosse una dose di Xanax.


L'appartamento era ancora spoglio e Idie era pienamente convinta che avrebbe potuto benissimo viverci lì, anche senza Olga e senza i suoi disegni.

C'era ancora la luce bianca della cucina accesa, la felpa nera di Paulo a terra e il pacchetto di sigarette sul tavolino di vetro.
C'erano ancora loro due sul divano perché non avevano voglia di andare nella stanza da letto, e quindi restavano stesi con le gambe ancora un po' intrecciate e il respiro più rilassato.

Paulo aveva messo su una canzone -orrenda- in spagnolo, uno di quei remix che aveva sempre la stessa metrica e che Idie non capiva, ma si era resa conto che il testo dovesse essere abbastanza esplicito.

«Credo- iniziò a dire dopo averci pensato un po' su- di aver visto tuo fratello allo stadio»

Aveva la voce roca e continuava a rigirarsi la collana con il numero dieci tra le dita «Credo anche che sappia chi sono, o almeno è quello che mi è sembrato»

Paulo si mosse al suo fianco impercettibilmente, e smise di canticchiare la canzone.

«Ah si?» le chiese con indifferenza.
In realtà avrebbe voluto saperne di più, ma allo stesso tempo non aveva la forza necessaria per affrontare quel discorso.

«Lui..sa qualcosa?»

«No- ribatté risoluto- Ma l'ha capito» disse poi, quando la canzone era terminata.

𝕿𝖗𝖚𝖊 𝕮𝖔𝖑𝖔𝖗𝖘|| P.DHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin