Capitolo tre

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L'azienda Hale si occupava principalmente di alimentazione, provvedevano a sfamare buona parte della California e avevano come minimo un ufficio in tutti e cinquanta gli Stati, più una filiale in Europa. Potevano dire di passarsela bene, avevano delle ingenti entrate e una bella casa dove vivere. Tutti avevano un posto nell'azienda di famiglia e Derek non vedeva l'ora di andare al college per laurearsi in economia per poi prendere le redini dell'attività che Laura gli aveva gentilmente ceduto per fare qualcosa di meno impegnativo che le permettesse di prendersi cura della sua famiglia.
Non per questo però i loro genitori li avevano viziati, tutto al contrario piuttosto, se volevano qualcosa dovevano meritarselo e nessuno di loro si era mai lamentato. I soldi non li rendevano migliori degli altri e sua madre fin dal principio dava il 20% dei suoi guadagni alla città, investendoli in progetti per migliorarla e lavori di manutenzione.
Derek sapeva di poter permettere a Stiles una vita decorosa, mai gli avrebbe fatto mancare qualcosa. Gli avrebbe regalato il suo stesso cuore se non gli servisse a tenerlo vivo.
I suoi genitori lo stavano guardando con espressione preoccupata dal divano color panna, un bicchiere di vino per persona e un tavolino con dei dolci sfiziosi alla sola vista. Sembravano non voler parlare, aspettando magari che fosse lui a iniziare il discorso, ma si rifiutava categoricamente di farlo in quanto avevano l'idea completamente sbagliata della situazione.
Il ticchettio dell'orologio rendeva solamente doppiamente imbarazzante quel momento, tutti e tre che si rendevano conte dello scorrere del tempo, guardandosi negli occhi comunicando con le sopracciglia come a spronarsi a prendere la parola. Era ridicolo e Derek quasi desiderò avere lì Laura a smorzare la tensione; sfortunatamente Cora era troppo obbediente per provare a origliare dopo che loro madre le aveva espressamente detto di chiudersi in camera e non uscire.
Il ragazzo allungò una mano per afferrare uno dei dolcetti, ma la mano del padre lo bloccò e il giovane alpha sbatté le ciglia confuso. L'uomo si tolse gli occhiali passandosi stanco una mano sopra gli occhi, lasciando un respiro talmente pesante che l'odore del vino che aveva bevuto riempì la stanza « Vuoi dirci qual è il problema, Derek? » chiese esausto, come se non fosse la prima volta che porgeva la domanda. L'alpha lo guardò confuso, senza realmente sapere cosa rispondere, indeciso se lasciar credere ai genitori di essere interessato ad un altro alpha o raccontargli di aver trovato un omega senza rivelare la sua identità, cosa impossibile in quanto sua madre lo avrebbe costretto ad invitarlo al Ballo di Primavera.
« Io non ho niente da dirvi, veramente. » rispose alzando le spalle, cercando di non far accelerare il proprio battito cardiaco e di non far sentire la bugia ai genitori. Prese un lungo sorso di tea caldo, desiderando trovarsi in camera sua per poter messaggiare tranquillamente con Stiles. Voleva raccontargli degli allenamenti di basket di quel pomeriggio e leggere di quello che aveva fatto lui. Magari sarebbe arrivato a tanto da fargli una videochiamata, solo per vedere il suo delizioso viso costellato da nei e i fantastici occhi color ambra che sapevano trasmettergli mille emozioni.
Quel pomeriggio erano stati bene insieme, nascosti sotto le tribune della palestra, poteva ancora sentire le sue labbra sfiorare le sue dita per prendere un pezzo del panino che gli aveva preparato. Il cuore gli si scaldava al pensiero di quanto Stiles fosse talmente premuroso da avergli portato il pranzo, un pasto delizioso come nessun altro sarebbe mai riuscito a fare.
Thalia sospirò posando il calice, le gambe accavallate tese sotto il lungo abito rosso. Il viso perfettamente truccato era leggermente corrugato, preoccupata per il futuro del figlio. Voleva solamente il meglio per la sua stirpe, le si spezzava il cuore vedere il suo unico figlio maschio essere così restio nel trovarsi un buon omega e mettere finalmente su famiglia come sua sorella Laura che attendeva già il primo bambino dopo tre anni di Legame.
Sospirò posando una mano sulla gamba del suo alpha, capendo che non avrebbero ricavato un ragno dal buco, pressarlo lo avrebbe solamente allontanato ancora di più da loro e Thalia voleva evitarlo. Aveva sempre saputo che Derek sarebbe stato particolare, non si sorprendeva poi tanto nella sua anima restia nel Legarsi con qualcuno.
« Vai a dormire, Derek. » disse la donna suonando dolce, notando la tarda ora che si era fatta. Era stata una lunga giornata, meritavano tutti di andarsi a fare un lungo sonno e schiarirsi le idee.
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Stiles annuì nonostante sapesse che il padre non poteva vederlo, essendo al telefono « Capisco, allora ci vediamo domani pomeriggio. N–non affaticarti troppo. » rispose cercando di non mordersi la lingua, trattenendo le lacrime ben sapendo che quella era la peggior notizia che il padre potesse dargli. Suo nonno sarebbe rimasto lì con lui per chissà quanto tempo e Stiles stava letteralmente morendo di fame e desiderava ardentemente andare al letto e poter dormire.
Sentiva ogni singolo osso del suo corpo dolere per quanto suo nonno lo aveva spinto oltre il limite durante quel pomeriggio. Aveva dovuto lavare ogni singola mattonella del sentiero che collegava la porta sul retro al magazzino al limitare del loro giardino usando una spazzola talmente piccola che aveva più volte fregato le dita contro la dura superficie facendosi del male, le falangi ora ricoperte da cerotti. Aveva preparato la cena, del pollo al forno con contorno di patate, e sapeva già che quando sarebbe tornato in cucina avrebbe dovuto servire il pasto al nonno e rimanere in piedi al suo fianco, senza avere il permesso di sedersi ed essere sempre pronto a riempire il bicchiere dell'anziano.
Fino a tre giorni prima era tutto così diverso, quando ancora non era un omega, poteva sedersi a tavola e consumare il suo pasto senza problemi. Poteva tornare da scuola e non essere costretto sulle ginocchia a pulire, uscire con Scott senza ricevere quello sguardo disgustato da parte del nonno.
Sentiva lo stomaco brontolargli, aveva mangiato così poco in due giorni e già si sentiva morire, non sarebbe durato a lungo di quel passo e voleva evitarlo. Non voleva dispiacere suo nonno, continuava a ripetersi, voleva renderlo per una volta fiero di lui e guadagnarsi un sorriso.
Guardò dolorante la pila di lettere scartate dal nonno per il Ballo, la maggior parte venivano dal clan McCall e Raeken, una solamente da quello Hale e purtroppo non era da parte di Derek. Sapeva che l'alpha non avrebbe inviato nulla, era parte della loro relazione segreta, e non aveva idea di come gli avrebbe spiegato che sarebbe andato con qualcun altro a quello stupido Ballo senza dirgli che era stato suo nonno a costringerlo.
« Ho trovato il tuo alpha. » dichiarò Elias pulendosi le labbra secche con l'angolo del tovagliolo azzurro. Il cuore dell'omega si fermò, proprio in gola, timorosa di sapere chi tra tutti avesse meritato il rispetto del nonno tanto da permettergli di accompagnarlo a quell'evento ufficiale.
L'anziano Stilinski si alzò e andò ad aprire un cassetto dal quale estrasse una delle buste rosse. Si girò sorridendo, come raramente accadeva, ma non aveva nulla di dolce, era più un sorriso soddisfatto e freddo « Matt Daehler, del nostro clan, suo padre lo conosco ed è un alpha per bene: viene sempre agli incontri dei conservatori e sono sicuro che avrà educato nel modo adeguato il suo ragazzo. » disse tirando fuori della carta gialla per scrivere la risposta all'invito.
Stiles spalancò la bocca, incredulo a quello che le sue orecchie avevano appena sentito. Matt Daehler era uno tra i peggiori della Beacon Hills High School, era silenzioso ed inquietante, sempre con la macchinetta fotografica in mano pronto a scattare foto e Stiles lo aveva più volte colpo con l'obbiettivo puntato su di lui e Scott, specialmente durante gli allenamenti di lacrosse. Non gli piaceva per niente, una ragazza aveva provato ad uscire con lui l'anno precedente e non era durata nemmeno un mese, dicendo a tutti che Matt era asfissiante, voleva avere il controllo su tutto e non portava un minimo di rispetto, proprio come il padre.
Doveva avvertire Derek, dirgli che si sarebbe presentato con un altro alpha e sperare che non si sarebbe arrabbiato. Non voleva perderlo, anche se non poteva stare con lui totalmente per i prossimi due anni poteva rincuorarsi al pensiero che lui lo amasse e che lo aspettasse.
« Dirai a Noah che hai letto le lettera da solo e che hai scelto lui. Chiaro? » ordinò passando la penna al nipote, pronto a dettargli cosa avrebbe dovuto scrivere al giovane Daehler. Vide Stiles prendere la penna lentamente, tremando leggermente, ingoiando a vuoto chiedendosi cosa sua nonno avesse in mente. Si portò una mano sullo stomaco sentendosi male, aveva una fame tremenda e la prospettiva di poter perdere Derek non lo faceva certamente sentire meglio.
« Ti ho chiesto se è chiaro. » ripeté l'anziano dando un colpo con la mano sulla testa del nipote, facendogli quasi sbattere la testa contro il muro. Gli omega dovevano rispondere sempre alle domande dei loro alpha, senza dovergli far ripetere.
Stiles annuì « Ho capito. » rispose con voce piccola, chinando la testa, spaventato anche solo a far contatto visivo con il nonno. Questa volta ricevette uno schiaffo su una natica « Non ho capito bene. » disse prendendolo per i capelli costringendolo a guardarlo dritto negli occhi, lo sguardo duro delle sue iridi celesti contro quelle spaventate color ambra.
Il giovane capì dove volesse andare a parare e si sentì umiliato, sua madre si sarebbe vergognato di lui in quel momento, completamente sottomesso al nonno, e fu per questo che sentì del vero dolore fisico mentre pronunciava tre semplici parole « Ho capito, alpha. ».
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Scott scorse la home di Facebook leggendo distrattamente le varie news che gli venivano offerte, sentendosi particolarmente annoiato. Non riusciva a togliersi dalla testa l'odore di Isaac Lahey.
Aveva provato di tutto, perfino sniffando Allison mentre si salutavano davanti alla sua auto, ma non gli era parso nulla di speciale. Fece scorrere il dito verso il basso per tornare in cima dove si trovava la lente per le ricerche. Scrisse velocemente il nome del ragazzo, venendo in un attimo inondato da persone che portassero il suo stesso nome. Nonostante ciò non riuscì a trovare l'omega, nessuno dei profili coincidevano con il ragazzo e Scott si sentì particolarmente demoralizzato.
Aveva già capito che fosse un tipo riservato, sempre sulle sue, ma non credeva che non avesse un profilo Facebook.
Sospirò posando l'avambraccio sulla fronte, chiudendo gli occhi per cercare di fare chiarezza nella sua mente. Aveva sempre amato Allison, fin da bambino, non aveva fatto altro che correrle dietro immaginando il giorno in cui finalmente si sarebbero Legati. Aveva già pronti i nomi per i loro bambini. Non poteva credere che un semplice odore riuscisse a cambiare tutto, un odore che era stato così flebile da essere appena sentito.
Saltò spaventato quando sentì qualcuno bussare alla porta della sua camera. Tirandosi a sedere vide la madre guardarlo con un sorriso caldo, adatto ad un'infermiera « Tesoro, tutto okay? » domandò entrando, prendendo posto accanto al figlio per poterlo guardare meglio.
Scott corrugò la fronte, insicuro se rivelare i suoi dubbi alla madre e farla preoccupare « Sì, sono solamente stanco. Oggi il coach ci ha massacrati. » rispose tirando le labbra in un sorriso che non aveva nulla di naturale, ma Melissa se lo fece andare bene, ben sapendo che era un periodo particolare per suo figlio. Non era da tutti i giorni scoprire la propria natura e farne i conti, era per un momento come quello che desiderava il ritorno di Rafael, per poter guidare e consigliare il loro bambino che era un alpha come il padre.
« Allora riposati, buonanotte. » disse posando le labbra contro la fronte di suo figlio, annusando appena l'odore di preoccupazione. Non voleva stressarlo ulteriormente, sapeva che quando sarebbe arrivato il momento Scott ne avrebbe parlato. Doveva solamente portare pazienza.
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Erano le dieci di sera passate quando il campanello di casa Stilinski suonò riempendo il silenzio. Stiles guardò verso la porta dalla sua postazione sul pavimento, accanto al divano, seduto sulle ginocchia mentre guardava la TV insieme al nonno che se ne stava spaparanzato sul sofà con una lattina di birra in mano.
Il ragazzo si alzò sentendo le gambe indolenzite, cercò di non cadere mentre ad ogni passo sentiva un dolore indescrivibile. Era stato in quella posizione per quasi due ore, senza avere il permesso anche solo di fare il più piccolo movimento perché i bravi omega sanno stare immobili ai piedi dei loro alpha.
Aprendo la porta si ritrovò davanti alla meravigliosa Laura Hale, ventre gonfio in bella vista e un sorriso capace di illuminare l'intera casa « Ciao Stiles! » salutò calorosamente prendendolo per le spalle, avvicinandolo in modo da poterlo baciare sulle guance « Sei solo? » domandò lanciando discretamente un'occhiata all'interno della casa. In quel momento apparve il nonno, birra ancora in mano e un'espressione altamente scocciata « Ci sono io con lui questa sera. » rispose portando il ragazzo dietro alla sua schiena, allontanandolo da quell'essere che non reputava degna nemmeno di mettere piede nel suo territorio. Ricordò quasi con amarezza quando era lui a guidare il clan, nessun licantropo o chimera aveva messo piede lì.
Laura non fece notare il disappunto nel trovare il vecchio nell'abitazione del suo futuro cognato e senza perdere il sorriso si allungò per prendergli la mano per saluto, scuotendola verso l'alto ed il basso « Un vero piacere. Sono venuta qui per chiedere una cosa a Stiles, comunque. » disse posando una mano sul ventre gonfio, letteralmente stanca anche solo per dover rimanere lì ferma in piedi « Ho un problema a casa ed il mio omega non c'è, sfortunatamente me ne serve uno e so che solamente Stiles riuscirà ad aiutarmi. » farfugliò velocemente, non facendo capire quasi nulla ad Elias.
Il ragazzo si morse il labbro, timoroso della reazione del nonno, se gli avesse impedito di andare Laura si sarebbe insospettita ben sapendo i buoni rapporti che legavano le loro famiglie. Guardò l'anziano sentendosi la testa scoppiare nel tentativo di trovare una scusa per non far credere a Laura che suo nonno lo stesse trattando male.
Elias alzò un sopracciglio incrociando le braccia al petto. Odiava ricevere visite fuori programma, e sicuramente lo infastidiva oltre ogni limite anche solo pensare di lasciare quella nullità di suo nipote uscire a quella tarda ora con un alpha. Per quanto poteva saperne quella licantropo poteva corrompere la purezza del ragazzino e rovinargli la reputazione, mandando a monte i suoi piani di farlo Legare con il figlio di Jacob Daehler.
Doveva però considerare che quella donna non avrebbe certamente taciuto con Noah se non avesse lasciato andare Stiles, facendo scoprire a suo figlio che aveva passato la serata in casa sua senza il suo permesso e certamente finendo ad interrogare il nipote per sapere cosa stessero facendo e sapeva che per quanto quel ragazzino fosse fedele alla sua parola non avrebbe resistito con il padre.
Si spostò lentamente facendo tornare nella visuale di Laura il giovane omega, riluttante si schiarì la gola per prendere parola « Appena avrà finito di aiutarla, signora Hale, le sarei grato se lo riportasse immediatamente qui. » rispose prima di voltarle le spalle sentendosi disgustato da sé stesso per aver dovuto parlare con un cane.
Stiles spalancò gli occhi sorpreso, non credeva minimamente a quello che aveva appena sentito. Era un sogno finalmente sfuggire alle grinfie di suo nonno, anche solo per mezz'ora e per di più con Laura Hale. Prima che Elias potesse cambiare idea Stiles corse al piano di sopra a prendere una felpa e una sciarpa, purtroppo non aveva l'odore di suo padre addosso e non si sentiva abbastanza al sicuro da uscire di sera con la gola scoperta.
Una volta nell'auto di Laura Stiles ebbe il coraggio di parlare « In cosa devo aiutarti? » domandò chiedendosi quale abilità speciali avesse in confronto a tutti gli omega del clan della donna. Certo, gli faceva piacere che avesse pensato a lui, praticamente si conoscevano da sempre, ma non riusciva a non trovare strana quell'improvvisa visita a casa sua.
Laura fece partire l'auto sorridendo compiaciuta, nonostante il piccolo intoppo stava andando tutto secondo i suoi piani e non si sentiva minimamente in colpa per aver mentito ad uno degli esponenti di un clan di confine, certamente una sciocchezza del genere avrebbe potuto creare una guerra civile se a capitanarla ci fosse stato Elias, ma aveva la certezza che Noah non avrebbe mai fatto nulla del genere. La pace regnava a Beacon Hills da anni ed era fiera di dire che era merito alla generazione dei suoi genitori.
Era grazie a loro se gli alpha, beta ed omega avevano gli stessi diritti, era merito loro se si potevano attraversare i confini senza fermarsi ad una dogana ed essere sottoposti ad interrogatorio, era merito loro se Beacon Hills era migliore e se Laura in un futuro avrebbe dovuto far fuori qualche vecchio conservatore per il bene di suo fratello lo avrebbe fatto senza pensarci due volte.
« Hai detto che è una cosa a cui ti servo specialmente io... uhm, cos'è? » domandò ancora il ragazzo sbattendo le lunga ciglia confuso, talmente adorabile che Laura dovette trattenersi dal pizzicargli le guance e stringerselo al petto per riempirlo di baci lasciando segni del rossetto rosso ovunque.
La donna allungò una mano verso quella di Stiles e la prese, stringendola dolcemente « A fare felice mio fratello. » rispose guardando verso la strada, cercando di sembrare cool come nei film con quella frase ad effetto. Laura Hale era semplicemente speciale.
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Isaac asciugò l'ultimo piatto e lo posò sul tavolo. Velocemente posò il canavaccio al suo posto e corse a sedersi sulle ginocchia accanto al muro, la tesa china e lo sguardo puntato verso le sue mani chiuse a pugno sopra le cosce.
Suo padre entrò nella stanza tenendo una bottiglia di vodka nella mano, il passo leggermente irregolare e un fastidioso singhiozzo che faceva ben capire quanto fosse ubriaco. Era sempre così, ogni giorno dopo la scuola il signor Lahey si chiudeva nella sua stanza a bere mentre Isaac guardava sconsolato il frigo vuoto se non ber bottiglie di alcolici e qualche verdura appassita.
Aveva dovuto inventarsi qualcosa per la cena e fortunatamente era riuscito a presentare un piatto digeribile, anche se suo padre ne aveva buttato metà nel cassonetto. Non poteva farci nulla se non lo lasciava andare a fare la spesa da solo, però si rifiutava di accompagnarlo. Voleva che fosse il perfetto omega ma non gli dava i mezzi per esserlo.
Il giovane capiva che forse non sapesse come comportarsi, infondo sua moglie ed il figlio maggiore erano risultati dei Beta, non si sarebbe mai aspettato un omega in famiglia. Isaac cercava di giustificarlo, dicendosi che non era colpa sua, semplicemente non era preparato.
« Questi sono puliti, omega? » domandò con disprezzo, prendendo uno dei piatti che aveva lucidato per bene, tanto da potercisi specchiare. Da giorno della Rivelazione suo padre non lo aveva più chiamato per nome, appellandosi al suo status sociale, ogni volta uscito fuori dalle sue labbra con un tono di disprezzo sempre più accentuato.
« Sì, alpha. » rispose senza alzare lo sguardo per controllare, non gli era permesso. Doveva guardare sempre verso il basso, in qualsiasi circostanza, davanti ad un alpha lui non poteva incontrare il suo sguardo. Era così stressante, quella mattina aveva fatto uno sforzo indicibile per non incontrare gli occhi di Scott McCall, non poteva ignorare nemmeno volendo gli ordini di suo padre perché era sempre con lui, a scuola e a casa.
Non aveva un attimo per essere se stesso, per poter essere un omega con dei diritti, invidiava molto Stiles Stilinski che nonostante tutto il padre lo lasciava fare come voleva, permettendogli di guidare un'auto e farci salire sopra un alpha. Lui non aveva preso nemmeno la patente, non gli era stato permesso di farlo prima della Rivelazione perché per suo padre solamente gli alpha potevano essere degni di avere una licenza di guida, nemmeno sua madre e suo fratello avevano potuto conseguirla.
Odiava quel mondo, odiava suo padre, odiava tutti e odiava sé stesso. Se avesse avuto il coraggio avrebbe preso una valigia e se ne sarebbe andato dall'altra parte del Paese. Sapeva di quanto a New York fossero ancora più aperti rispetto a Beacon Hills, il loro sindaco era un omega delle campagne del sud Texas di origini messicane. Nelle grandi città non importava a nessuno di che genere eri, bastava essere sé stessi e Isaac desiderava fuggire da quella cittadina così asfissiante.
L'impatto del piatto contro il muro sopra alla sua testa gli fece scoppiare il cuore quanto era stata forte la paura. Istintivamente si portò le mani sopra la testa, perdendo la posizione, ma fu troppo tardi. Più cocci caddero lungo il suo viso, alcuni graffiandolo in modo da sanguinare. Il padre non si fermò, prese tutto quello che era sul tavolo e continuò a lanciare gridando come un pazzo. Isaac era sicuro si sentisse anche all'esterno e la consapevolezza che nessuno sarebbe arrivato a salvarlo gli fece accettare la sua posizione.
Doveva rimanere lì e prendersi la sua punizione.
Doveva rimanere lì e sentire suo padre insultarlo.
Doveva rimanere lì e lasciarsi ferire.
Doveva rimanere lì ed accettare il fatto che fosse un omega.
Doveva rimanere lì e sperare di morire.
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Derek giurò che mai più sarebbe andato a dormire senza spegnere il cellulare, perché c'era qualcuno che lo stava chiamando insistentemente da una decina di minuti e non sembrava intenzionato a mollare.
Scocciato buttò in un gesto di rabbia le lenzuola e la coperta leggera per terra e con passo pesante andò alla scrivania per recuperare il malefico cellulare che sembrava chiedere pietà per quanto tempo aveva vibrato.
Sapeva che era preso per un adolescente, nessuno andava a dormire prima delle dieci, ma i suoi genitori lo avevano fatto disperare con quel discorso imbarazzante che aveva pensato che una bella dormita non gli avrebbe fatto certamente male.
Del male avrebbe sentito certamente Laura che lo aveva chiamato ben trentasette volte, lasciando anche dei messaggi in segreteria e su WhatsApp. Sbloccò lo schermo con il semplice movimento del dito, pronto a richiamarla e dirle che come minimo doveva star per partorire per disturbarlo in quel modo.
La donna fu più veloce a richiamarlo e questa volta Derek rispose « Dimmi che stai per partorire o ti stacco la gola a morsi. » rispose suonando minaccioso, per quanto amasse sua sorella non poteva fare a meno di essere d'accordo con quelle persone che la definivano strana.
« Fratellino adorato! Affacciati alla finestra. » rispose la voce squillante di Laura e Derek sospirò, chiedendosi cosa mai ci fosse fuori la sua finestra. Spostò con la punta dell'indice la tenda cobalto e si sentì il cuore in gola quando si accorse che nell'auto di Laura c'era anche Stiles Stilinski.
« Mi vesto e scendo. » disse concludendo la chiamata, correndo a prendere dei vestiti decenti perché non avrebbe mai permesso al ragazzo che amava di vederlo in pigiama, soprattutto non uno con sopra scritto "Re delle dormite". Si infilò i calzini scendendo per le scale, rischiando di cadere e rompersi l'osso del collo, ma ne valeva la pena per raggiungere Stiles nel minor tempo possibile. Infilandosi le scarpe senza pensare nemmeno di allacciarle aprì la porta cercando di tenersi in equilibrio e togliersi il sonno dalla faccia e per di più il segno del cuscino.
Sentiva l'odore dell'imbarazzo del suo omega e sperò che Laura non avesse detto qualcosa di troppo, non le avrebbe mai perdonato se avesse rovinato l'unica speranza che aveva di poter coronare il suo sogno d'amore. Non arrivò nemmeno all'auto che Laura vi uscì sorridendo radiosa, come se non avesse organizzato un incontro clandestino in piena regola.
« Der–bear sei stato veloce. » disse divertita « Ora che finalmente ti sei svegliato e sei qui prendi queste. » lanciò qualcosa e Derek lo prese solamente grazie ai suoi riflessi da licantropo, sentì sul palmo qualcosa di freddo e quando guardò l'oggetto lo riconobbe come la chiave dell'auto di sua sorella « Nel bagagliaio c'è il necessario per un picnic. Portalo nel nostro posto speciale e appena avrete finito di fare i piccioncini torna qui e riaccompagnerò Stiles a casa sua che c'è il nonno ad aspettarlo. » spiegò alzando le spalle sconsolata per l'ultima parte.
Derek aggrottò la fronte continuando a fissare la chiave e poi la sorella « Perché? » domandò senza capire a cosa dovesse quel gesto altamente generoso. Il solo pensiero di poter passare la serata con Stiles lo elettrizzava e spaventava allo stesso tempo. Non sapeva come comportarsi, fino a dove poteva spingersi, cosa dire; era come tornare bambino e non sapergli chiedere come se avesse voglia di giocare con lui.
Laura gli prese il volto tra le mani « Perché meritate di essere felici. »




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