ᔕOTTO Iᒪ ᐯIᔕᑕᕼIO

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Mi guardai intorno osservai ciò che mi circondava e, con lo sguardo perso nell'immensità, mi accorsi che dei fulmini scendevano giù, nell'oscurità.
Era inverno faceva freddo e le foglie degli alberi, incominciarono a tremare.
A un certo punto, arrivò un forte vento ed io, ero lì e osservavo il panorama, seduta su di una panchina, in un enorme parco.
All'improvviso, della pioggia che scendeva e cadde per ore. Io così persa in certi pensieri, restai lì, immobile, mentre quel tutto assumeva un diverso aspetto.
Passarono ore ma io ero ancora là e in quel luogo sarei rimasta per chissà quanto tempo.
Non sapevo dove andare, cosa fare e nemmeno perché mi trovavo in quel posto.
Arrivò lui, come un angelo. Apparve dal nulla, mi venne vicino e mi disse: "Ehi principessa!"
Io rimasi sulle mie e non risposi. Mi chiesi cosa volesse, perché fosse qui e, soprattutto perché cercasse proprio me. Io ero lì, da sola e pensierosa.
Mi si avvicinò ancora e disse: "Principessa, piacere Nathaniel, ma puoi chiamarmi semplicemente Nate."
Io non risposi e lui, capii subito che, non conoscendolo, non volli dargli corda e dunque replicò: "perdono, volevo solo conoscerti e, come ho detto precedentemente, mi chiamo Nate."
Non esitai a rispondergli e lui pensò che fosse il caso di lasciar stare. Fece per andare via, ma a quel punto dissi: "Serena piacere ma se preferisci S."
Rimase immobile e, solo dopo alcuni istanti mi rispose:" dunque tu sei S. Mi viene naturale chiederti il motivo di cotanto silenzio."
Ancora non reagii, quindi disse: "Allora posso anche andare via!" ma dalla mia bocca uscì un secco: "No!" Non te ne andare! Possiamo parlare un po'!" così lui disse: "Ebbene io resto ma parliamo un po'."
Parlammo un po', come due ragazzi qualunque che si conoscono appena, ma purtroppo lui, di sé, non mi raccontò molto e nemmeno io. Avevamo diversi "segreti" che entrambi, preferivamo tenere nascosti.
Della mia famiglia, non dissi nulla, non sapevo neanche cosa raccontare. Del mio passato, non ricordavo nulla.
Dopo aver parlato per un po', rimasi in silenzio per qualche minuto poi, presi la sua mano e, dolcemente, mi accarezzai il viso. Era una sensazione che non avevo mai provato allora, dunque dissi: "Le tue mani sono così morbide." Sorrisi e lui, si accorse di quanto ero felice. A quel punto, dal mio sguardo s'intravide un luccichio di felicità. Una goccia d'acqua scese sul mio viso ed io sorrisi nuovamente.
Sorrise e sorrisi, poi portò dolcemente la sua mano, che poco prima aveva ritratto a sé, sul mio volto e mi accarezzò delicatamente. Sorrisi ancora e lui dunque, iniziò a cantare una dolce e leggera melodia.
Delle lacrime scesero lungo il mio viso, questa volta, di tristezza. Lui sorrise ed io, feci lo stesso, pur essendo triste.
Quando lo guardavo, ero felice, lo ero anche per il modo in cui lui mi guardava, per l'espressione che aveva, i suoi gesti, tutto.
L'atmosfera era magica e i silenzi così vivi. Ero lì, con lui, ed ero felice, quando poco prima, in me, scorsi una vena di dolore.
In quel preciso istante, mentre lui mi accarezzava, mi accorsi che aveva ormai, smesso di piovere ed io, ne ero contenta. Il sole era scomparso già da ore e quelle grigie nuvole, preannunciavano l'arrivo di qualcosa di spaventoso. Avevo paura, ma ero consapevole che, qualora gli fossi stata accanto, non sarebbe potuto succedere nulla.
Quando smise di accarezzarmi, portai dolcemente la sua mano al mio petto e dissi: "Non te ne andare. Sento che se andrai via da me, succederà qualcosa qui! Non andare."
Non capii nemmeno io perché, qualora si fosse allontanato, sarebbe potuto accadere qualcosa, ma quel tutto, mi evocava una brutta sensazione.
Ebbene, dopo innumerevoli silenzi, mi guardò, con occhi immensamente dolci e di un color miele e disse: "Sono giunto sino a qui, poiché ero sicuro di trovarti. Ora che tu puoi essere mia, dubito che andrei altrove, non senza di te."
Non riuscivo a comprendere come fosse giunto sino a qui e, inoltre, come entrambi sapevamo di appartenerci.
Era un'atmosfera molto natalizia, ma non nevicava, per lo meno, non ora. Io ero seduta su di una panchina di legno umida, in mezzo a tutto quel verde, a tutti quei grandi pini che facevano pensare ad un clima di natale. Accanto a me lui, sedutomi vicino, con quei suoi soliti sorrisi stampati sul volto e quella voglia di stupire.
Eravamo entrambi lì, seduti e silenziosi, in mezzo a quel tutto, con una grande voglia di vivere. Eravamo così soli ma felici di essere insieme.
Ad un certo punto, udii uno strano rumore e dunque mi voltai in cerca di un perché. Purtroppo, non lo trovai e dunque dissi: "C'è qualcosa... forse qualcuno!" ma lui non rispose. Dopo qualche lungo minuto, uscì dalla sua bocca una frase: "Non dubitare. Non è niente." quindi dissi: "Se non è niente allora... possiamo anche andare!"
Troppi silenzi, forse inutili, ma tanti da far sembrare tutto ciò misterioso.
Dopo aver udito la mia frase disse, con tono al quanto dispiaciuto: "Perché, non vuoi restare ancora qui!" Rimasi in silenzio, per qualche minuto e lui lo interruppe dicendo: "A che pensi?!" ma non risposi. Ero troppo concentrata a capire il perché di tutto ciò, che neanche mi accorsi che qualcuno mi stava parlando da vicino. Si avvicinò sempre di più a me e rimase in silenzio anche lui.
Restammo così per un po', poi dissi: "Che bello qui. È stupendo!"
All'improvviso, come per magia, il cielo si ricoprì di stelle ed io, ne rimasi letteralmente incantata. Osservai silenziosa quella volta celeste mentre egli era ancora accanto a me, stupito dai miei gesti e da quell'immensità di stelle brillanti, che ricoprivano il cielo lassù.
Di colpo, quell'atmosfera, si fece ancora più incantevole e un dolce fiocco di neve, cadde sul mio volto. Come per magia, iniziò a nevicare. Piccoli fiocchi color bianco candido, incominciarono a scendere lenti, giù dal cielo. Piano piano, quel tutto, incominciò ad avere un diverso aspetto e, quell'atmosfera così cupa e un po' misteriosa, si trasformò in un magico mondo, coronato da tutta questa neve.
Scendeva e scendeva ancora, lenta ma fissa e incessante da, poco a poco, ricoprire ogni cosa.
Dopo un'ora, la neve era caduta senza tregua e, si poteva notare com'era tutto di un bianco candido. Fu a quel punto, che mi sentii felice di essere lì, con lui. Mi sentivo a casa, al sicuro.
In quell'atmosfera natalizia e silenziosa, di colpo arrivò sul mio viso un po' di neve. A quel punto, mi accorsi che lui stava facendo palle di neve che poi, mi avrebbe tirato addosso. Fu così che anch'io, iniziai a tirargli la neve.
Ci ritrovammo per terra a fare gli angeli, muovendo braccia e mani, mentre la neve non cessava di cadere.
Forse era tardi chissà, ma quello spazio e quel tempo, non avevano limiti.
Noi eravamo lì, senza troppi perché, senza una meta e soprattutto, senza fretta. Ciò che contava di più era che fossimo insieme.
Mentre pensavo a tutto ciò, mi venne naturale rivolgergli un enorme sorriso che fu subito contraccambiato.
Incominciò a fare freddo così, pensai che fosse ormai giunta l'ora di tornare a casa ma, purtroppo, del mio passato, ancora non sapevo nulla. Non sapevo dove andare e come avrei fatto senza un luogo in cui potermi sentire a casa.
Mi ero ritrovata lì, senza un perché, senza un vago ricordo del mio passato. L'unica cosa che sapevo, era che io gli appartenessi e con lui sarei stata al sicuro.
Ad un certo punto, mi sfiorò dolcemente il viso con la mano esitò e, solo dopo alcuni istanti disse: "Dove andrai ora!" io: "Ancora non so..." e lui: "Vieni con me!"
Lo seguii per molto tempo finché, arrivammo in un posto magnifico. Stavamo correndo mano nella mano, sorridenti, mentre quella neve ci avvolgeva dolcemente e, di tanto in tanto, finché correvamo, si voltava a guardarmi e mi sorrideva.
Era tutto così bello, la neve coronava ogni cosa. Vi era un'enorme casa con un camino fumante e un grande giardino.
Ci fermammo e disse: "Ecco, questa è casa mia."
Non avrei mai immaginato potesse vivere in un posto così magnifico. A quel punto esitai, poi dissi: "Questa è solo casa tua?!" e lui: "No, è anche tua adesso." Non dissi più nulla finché, mi venne naturale chiedergli: "I tuoi genitori?!" ma non rispose. Aveva un'aria, alquanto triste e pensai subito che la mia domanda gli avesse fatto cambiare espressione quando, poco prima, mi aveva sorriso.
Mi fece entrare e, percorremmo un lungo vialetto prima di trovarci di fronte al portone di casa. Era ancora triste così dissi: "Qualcosa non va!" ma lui :"Io sono qui, a casa mia. Tu sei qui, con me. Perché mai le cose dovrebbero andare in modo riprovevole!" quindi risposi: "Mi sembravi un po' triste e dunque mi ero chiesta se avessi detto o fatto qualcosa che ti avesse cambiato umore." e lui: "Nulla. Non ti devi preoccupare. Spesso, sono così, un po' malinconico o inquieto ma se ti guardo, mi si riempie il cuore di esultanza."
A quel punto mi sorrise e mi fece strada.
Esteriormente, era una grande abitazione di montagna ma dentro, non lo sembrava affatto. A parte il camino, vi erano solamente mobili moderni e di ottima qualità suppongo. Era una vera e propria reggia, per così dire. C'erano tante persone, una delle quali, ci venne vicino e disse: "Buona sera Mio Signore. Ben tornato." e lui rispose: "Buona sera anche a te Lucas. Felice di essere ritornato nel MIO mondo."
A quel punto, pensai che doveva sicuramente essere una persona molto importante. Credevo di non essere all'altezza di tutto ciò. Mi sentivo a disagio, forse perché non ne avevo mai avuto a che fare o magari era successo ed io, non ne ricordavo nulla.
Mi sentivo una ragazza normale, volevo essere libera di poter andare dove volessi non essere rinchiusa in una casa con mille persone che mi controllavano impedendomi di realizzare i mei sogni.
Non avevo capito niente di quella parte di vita. Pensavo fosse un mondo pieno di costrizioni e lo era, ma solo in parte.
Mentre cercavo di capire tutto, mi disse: "Lui è Lucas, il mio maggiordomo tutto fare. Se hai occorrenza di qualunque cosa, chiedi a lui e l'avrai." e risposi, (rivolgendomi al maggiordomo): "Piacere Serena. Serena Parker." e lui: "Il piacere è tutto mio Signorina Serena. Benvenuta nella casa del Mio Signore. Prego, si accomodi, non sia timida."
A quel punto, mi accorsi che forse, quel mondo, non era così brutto come sembrava.
Mi sedetti sul divano, dopo essermi tolta cappotto, berretto, guanti e scarpe e lui fece lo stesso. Mi venne vicino e disse: "Hai fame?!" ed io risposi: "Si, molto." e lui: "Cosa desideri mangiare?" ed io: "Qualcosa di caldo. Fa molto freddo."
Capì subito che avessi freddo e che fossi stanca, quindi mi rispose: "Aspetta qui, torno entro breve. Vado a prenderti una coperta. Intanto, sistemati vicino al camino così starai più calda!" ed io: "Come vuoi."
Quando tornò nel salotto, per meglio dire, salone, disse, rivolgendosi al maggiordomo: "Lucas, Serena desidera mangiare qualcosa di caldo. Prepara una zuppa di verdure." e lui: "Come desidera Mio Signore."
Il maggiordomo, sembrava una persona così gentile e soprattutto diligente, uno di quegli uomini che non ti fanno troppe domande inutili. Mi fu subito simpatico, dal primo momento che lo vidi.
Dopo qualche minuto, vidi arrivare Lucas, con un elegante vassoio sul quale vi erano due piatti di zuppa calda e al quanto deliziosa. Ci venne vicino e disse: "Ecco Mio Signore, la sua zuppa. Proprio come desiderava." e lui rispose: "Ti ringrazio Lucas." poi, prese un piatto e dichiarò: "Tieni ma fai attenzione., scotterà un po'." ed io: "Grazie."
Mangiammo quella deliziosa zuppa poi, si accorse che ero molto stanca quindi, si avvicinò sempre più a me e sussurrò, in tono dolce :"Devi essere molto spossata. Ti accompagno nella tua stanza. Se hai occorrenza di qualunque cosa, non esitare a chiamarmi." e io risposi: "Certo."
Mi condusse nella mia stanza, accese la luce e disse: "Se dovessi avere freddo, anche se ne dubito, ti porrò sul letto un'altra coperta. Io sono nella stanza accanto." Prese dall'armadio un'enorme coperta e la ripose sopra il letto. Fece per andare nella sua stanza ma si fermò poco prima della porta e disse :"Buona notte. Sogni d'oro." Stava per dirigersi fuori dalla mia stanza quando, senza esitare dissi: "Non te ne andare!" e lui rispose: "Sono nella stanza qui accanto. Non mi recherò da nessuna parte senza di te." ma io: "Resta qui. Per favore. Ho paura."
Ebbene, avevo paura che lui si sarebbe allontanato da me. Sarebbe stato tutto al quanto complicato ma non sarei riuscita a stargli lontana nemmeno un secondo. Ero stata fin troppo tempo, là fuori, da sola e, ora che era arrivato lui, sentivo di non voler essere abbandonata, non di nuovo.
Dopo quella mia frase, mi misi a letto, mi venne vicino e disse, quasi sussurrando: "Non devi avere angoscia. Sono qui e per nulla al mondo, ti lascerei sola, in balia di ciò che potrebbe sopraggiungerti. Il solo intelletto di te, immobile, bianca, fredda, afflitta da qualche dolore, mi strugge il cuore."
Rimase immobile, accanto a me per tutta la notte e, quando al mattino mi svegliai, lui era lì, disteso su un fianco, con lo sguardo rivolto verso di me. Lo guardai dritto negli occhi, poi dissi: "Devi essere rimasto così per tutta la notte scommetto." e lui: "Ebbene si, mi hai incantato a tal punto, che non sono riuscito a smettere di guardarti. Non ti inquietare, non sono stanco."
Feci per alzarmi dal letto quando mi disse: "Aspetta, ho una sorpresa per te." ed io risposi: "Me ne hai già fatte alcune, anche essere qui con te, è stata una sorpresa." e lui: "Questa è differente." Chiamò Lucas che entrò con un grande vassoio ripieno di dolci, una tazza di cappuccino, una spremuta di arancia e una graziosa rosa rossa poi, rivolto a me egli dichiarò: "Ecco la tua sorpresa. Spero sia tutto di tuo gradimento." e io: "Dev'essere un'ottima colazione. Da quanto tempo, non mangiavo qualcosa del genere!"
Mi sorrise ed io contraccambiai poi iniziai a mangiare, come non facevo da troppo tempo. Misi in bocca un biscotto dietro l'altro, quasi senza il tempo di respirare e nel frattempo, lui era lì, che mi osservava, stupito e incantato. Quando smisi di assaporare quelle prelibatezze dissi: "Era tutto così delizioso. Ti ringrazio." e lui: "Non è a me che devi esprimere gratitudine, ma a Lucas. Il pensiero della colazione a letto è stato mio ma il resto, lo ha fatto Lucas." ed io: "Allora ringrazierò chi devo."
Era molto tempo che stavo fuori casa, avevo bisogno di una doccia calda, dei vestiti e di altre cose quindi dissi: "Avrei bisogno di fare una doccia calda e... mi servirebbero dei nuovi vestiti. Non ho nulla da mettere e..." Non riuscii nemmeno a terminare la frase che mi disse, sussurrando e con un tono di voce incantevole: "Non devi preoccuparti. Per i vestiti ci penso io, il bagno è in fondo al corridoio a destra. Domanderò a Lucas un accappatoio."
Quando ritornai nella mia stanza lui era lì ma io, dovevo cambiarmi quindi dissi: "Dovresti uscire se non ti dispiace. Dovrei cambiarmi." e lui rispose: "Vieni un attimo con me."
Mi portò in una stanza, un'enorme camera da letto e disse: "Non ho mai permesso a nessuno di entrarci, nemmeno a Lucas, la persona più fidata in questo casa, ma con te, sento che è diverso. Questa era la stanza di mia madre, qui, troverai tutto ciò di cui hai bisogno. Quando sarai pronta usciremo, così ci recheremo a comprare qualcosa da vestire che possa fare al caso tuo." e io risposi: "Sei molto gentile." ma lui non disse nulla, mi sorrise soltanto.
Quel suo modo di fare, era così sorprendente non sempre aveva bisogno delle parole, bastava anche un suo semplice sorriso a rendere tutto così perfetto.
Dopo aver trovato degli indumenti da indossare mi diressi in camera mia e mi cambiai.
Stare accanto a lui, mi rendeva felice come non lo ero da chissà quanto tempo. Avevo passato interi giorni e notti domandandomi quando sarebbe venuto il momento in cui mi sarei sentita veramente contenta di essere al mondo.
Quel momento era arrivato, ed io, non avrei desiderato per nulla al mondo che, qualcosa o qualcuno, nemmeno noi stessi e le nostre insicurezze, potessero rovinarlo.
Era tutto quanto perfetto. Lui era sempre impeccabile, nel suo dire e nel fare, sapeva esattamente come farmi sentire a mio agio. Avevo intuito da subito quanto fosse speciale.
Ero decisamente pronta e contenta di uscire all'aria aperta e di respirare atmosfera natalizia.
Lui era nel salone, seduto comodamente nel divano, ad aspettarmi, senza porsi troppi perché, sul quando sarei scesa da quelle lunghe e luccicanti scale.
Lo feci attendere un po', domandandomi il motivo per il quale non venisse a cercarmi. Pensai che probabilmente aveva capito che avevo anch'io, come altre persone, bisogno dei miei spazi.
Scesi dalle scale e, quando arrivai all'ultimo gradino, lui era lì, accanto a me, che mi porgeva la mano.
Non ero vestita troppo elegante ma, penso che il mio abito lo avesse colpito, infatti disse: "Sei incantevole." io: "Ti ringrazio." e lui rispose: "Desideriamo andare bellissima?!" e io dichiarai: "Certamente."
Oggi non faceva molto freddo ma era ancora tutto quanto come il giorno precedente, pieno di neve. Non vi era il sole a illuminare quella giornata, era tutto così grigio e triste ma io, ero ugualmente di ottimo umore.
I negozi erano tutti aperti e si respirava aria natalizia. Molta gente si affrettava a comprare regali anche se i saldi, non erano ancora arrivati.
Io, per natale non desideravo nulla, di ciò che non avessi già. Per anni, avevo desiderato di essere amata da una persona che fosse in grado di prendersi cura di me e finalmente l'avevo trovata.
Stavamo camminando, mano nella mano ed eravamo entrambi felici. Purtroppo, vedere quelle famiglie contente, non ci era di grande aiuto ma noi due, eravamo insieme e pensare a questo, ci fece capire che, nonostante i nostri cari non fossero lì, noi potessimo comunque essere contenti.
Quel giorno, fu stupendo. Mi portò in diversi negozi, tutti quelli che più mi interessassero e mi aiutò nello scegliere i capi che più convincessero entrambi.
Quando iniziai a sentirmi un po' stanca, mi rivolse uno sguardo, mi sorrise, come sempre e disse: "Immagino tu sia affaticata. Qui vicino c'è un ottima cioccolateria. È la più deliziosa di tutta la città." io: "Ebbene, sono stanca. È da molto tempo, che non faccio di queste cose! Mi farebbe molto piacere assaggiare una cioccolata calda." e lui rispose, sempre con quel suo tono dolce e adorabile: "Perfetto."
La cioccolateria, non era molto distante da dov'eravamo ed era in un posto meraviglioso, un po' fuori da tutto.
Durante quel tempo, mi accorsi di quanto lui, fosse conosciuto da tutti e dunque, di quanto fosse importante in sé, e per gli altri. Le persone, in un certo senso, sapevano di poter contare su di lui e credo che questo, lo facesse sentire fondamentale.
Ad un certo punto, mi venne naturale domandargli: "le persone, ti ritengono molto importante. Come mai!" e lui disse: "come avrai notato, sono un ragazzo nobile. La gente confida in me, in quanto sa che io, possa risolvere i loro problemi ma non è a conoscenza del fatto che, non ho tempo solo per loro ma vorrei anche del tempo per me. Per questo, ho delle persone fidatissime che, qualora non sia disponibile, ne fanno le mie veci." ed io: "ti fidi veramente di loro?!" lui: "li conosco da quando sono nato. I miei genitori erano fiduciosi nei loro confronti. Non li hanno mai traditi ed io, confido pienamente in loro. Un po' di fiducia non guasta! Se mai dovessero tradire la stima che posseggo verso di loro sono certo che con me, non avrebbero più a che fare. Sanno perfettamente, che non mi devono ingannare, forse è proprio per questo che sono sempre così diligenti."
Pensavo non sarei mai riuscita a provare qualcosa per qualcuno, e invece, con lui era tutto diverso. Lui non era come gli altri ragazzi della sua età, non giocava con le ragazze, ne tanto meno con i loro sentimenti ma era maturo e sapeva già il fatto suo. Era sorprendente, vedere come un ragazzo alla sola età di sedici anni fosse già un vero e proprio galantuomo e aiutasse le persone nel risolvere i loro problemi.
Devo dire che è stata una fantastica giornata.

ᔕEI ᑕOᗰE ᒪᗩ ᑎEᐯEWhere stories live. Discover now