24 ᗪIᑕEᗰᗷᖇE ᑭT2

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Erano le quattro del pomeriggio, mi alzai dal letto mentre egli ancora sonnecchiava e andai a darmi una sistemata. Spesso mentre dormiva emetteva dei suoni, un po' come dei lamenti, forse ogni tanto anche lui faceva brutti sogni. Presi carta e penna. Ero pronta per uscire ma non avevo alcuna intenzione di disturbarlo così pensai di lasciargli un biglietto nel quale dicevo che sarei uscita con Thomas proprio come egli mi aveva gentilmente suggerito di fare.
Scesi le scale e andai nel salone, l'autista era fuori che stava lucidando l'auto in attesa che andassi da lui per dirgli di portarmi a fare un giro. Egli sicuramente doveva avergli detto che nel pomeriggio avrebbe dovuto portarmi a fare un giro per la città o dovunque io desiderassi andare. Non avevo idea in quale parte della città farmi portare ma pensavo di sfruttare quelle ore per vedere qualche posto che ancora non conoscevo. Mi feci portare al parco più grande della città. Non vi ero mai stata e sapevo che proprio lì, all'angolo vi era una delle più buone cioccolaterie del paese. Avrei voluto potesse venire anche egli ma, a quanto pare, oggi aveva da fare.
Arrivati a destinazione Thomas mi disse: "il mio signore mi ha espressamente orinato di non perderla di vista per un secondo. Non vuole che le accada alcun che" ed io risposi: "va bene, se così ha deciso" e gli sorrisi. Mi sedetti su una pancina, accanto a me vi era Thomas, alquanto silenzioso, sicuramente non era una di quelle persone che si impicciavano delle questioni altrui. Rimanemmo in silenzio per qualche minuto poi, dopo avermi vista alquanto pensierosa, voltò il suo sguardo verso il mio, mi sorrise e domandò, in tono un po' curioso: " a cosa pensa Mia Signora?" io risposi: "per prima cosa non mi piacesse essere chiamata così" con un leggero sorriso divertito sulle labbra che subito fu interrotta dalla sua seguente affermazione: "il Mio Signore così ha detto che io debba chiamarla" ma io risposi, molto divertita: "tu di al tuo signore che decido io come preferisco essere chiamata". A quel punto mi domandò: "dunque come desidera io la chiami?" ed io, dopo averci pensato su per un'istante dissi "Serena va benissimo" e gli rivolsi un'enorme sorriso. "Signorina Serena, se sente freddo qui vicino fanno una deliziosa cioccolata con tanti buoni dolci. Potremmo portarne qualcuno al suo signore se desidera" disse improvvisamente, ed io risposi: "in effetti non è molto caldo qui. Puoi anche darmi del tu se preferisci e chiamarmi soltanto Serena" gli sorrisi e rispose: "forse potrei ma non penso che..." non treminò la frase che dovetti interromperlo domandandogli curiosa: "tu esegui sempre alla lettera gli ordini di Nate?" replcò: "un bravo autista non disobbedisce agli ordini del suo capo" ed io: "non credo avrà nulla in contrario su ciò e casomai gli dirò che è stata una mia idea" e sorrisi nuovamente.
Mentre io e Thomas eravamo diretti alla cioccolateria, egli e Lucas stavano preparando a mia insaputa, la cena romantica per questa vigilia di natale.
Egli avrebbe voluto festeggiare nel gazebo in giardino ma il tempo non lo permetteva. Avevano previsto forti nevicate durante la notte e avremmo sentito freddo. A casa nel salone, davanti al camino sicuramente si sarebbe stati più al caldo. Il salone era molto grande e vi era un tavolo dove ci stavano addirittura dodici persone. Lucas l'aveva apparecchiato facendo attenzione ad ogni minimo dettaglio. La tovaglia era color panna con dei ricami rossi e i piatti dello stesso colore. Al centro vi era una Yankee candle profumata accesa che odorava di Lake Sunset, una fragranza che ricordava un tramonto al lago. Egli era già vestito di tutto punto. Aveva una camicia bianca, una giacca, un paio di pantaloni beige e delle scarpe marroni. Elegante come sempre.
Arrivammo alla cioccolateria e ci sedemmo. Dopo aver ordinato entrambi una cioccolata con panna e qualche pasticcino chiacchierammo un altro po'. Le persone particolarmente silenziose mi mettevano una gran curiosità. Ad un certo punto gli domandai: "dove vive la tua famiglia? Abita lontano?" mi rispose: "Signorina Serena vedo che è molto curiosa della mia vita privata. Il Mio Signore non le ha mai parlato di me suppongo" io: "non parla molto del suo personale fatta eccezione di Lucas. Lui si è preso cura di egli, per questo spesso lo menziona nei suoi discorsi" poi aggiunsi: "le persone silenziose mi incuriosiscono molto. Coloro che spesso stanno in silenzio ad ascoltare e osservare il mondo anziché parlare sempre penso abbiano molto più da raccontare degli altri" Thomas: "lo credo anche io. Lei, Signorina Serena, sicuramente avrà molto da raccontare. È una persona piuttosto tranquilla" io: "lo sono, ma non quanto tu" Thomas: "il Mio Signore mi ha insegnato una cosa importante. Non conta quanto si parla, ciò che è più rilevante è quel che si vuole trasmettere alle persone. Si potrebbe anche parlare per ore e finire per dire cose inutili oppure conversare con qualcuno soltanto qualche minuto e dire argomenti molto più salienti" ed io: "concordo ma ancora non so della tua famiglia" Thomas: "Signorina lei è davvero molto curiosa" e mi sorrise poi aggiunse: "i miei familiari abitano qui vicino. Quando posso vado a trovarli. Non ho fratelli o sorelle, sono figlio unico. Mi sarebbe piaciuto avere qualcuno più grande di me con il quale confrontarmi durante la mia adolescenza ma la vita così ha voluto". Il suo sguardo era un po' triste. Gli dissi di voler tornare a casa da Nate, prendemmo qualche dolcetto e ci avviammo all'auto.
Arrivata a casa lo vidi comodamente seduto sul divano ad aspettarmi. Sentì la porta di ingresso chiudersi, si voltò e mi vide. Ero sulla soglia di casa, mi venne vicino e improvvisamente mi bacio sulla bocca. Le nostre labbra si toccarono per qualche istate poi, indietreggiò di qualche passo, sorrise e disse: "già di ritorno?" io: "fa freddo fuori" e sorrisi poi gli porsi il sacchetto con dentro i dolcetti che gli avevamo comprato e dissi: "per te". Mi fissò stupito poi rispose: "cosa c'è?" io: "non sapevo cosa regalarti per Natale, lo so, dovrei aspettare mezzanotte però se te li do ora potremmo mangiarceli dopo cena" egli: "dolcetti?" io: "si. Io e Thomas li abbiamo presi alla cioccolateria al grande parco apposta per te" e feci un'enorme sorriso. Egli contraccambiò, mi si avvicinò nuovamente e disse ridacchiando: "se non li mettiamo via subito potrei finirli prima di cena" e risi anch'io. Volevo andare a mettermi qualcosa di comodo ma egli disse che così sarei stata fantastica per questa serata. Rimanemmo un po' tranquilli nel salone, entrambi seduti sul divano. Il suo braccio avvolgeva il mio collo. Ogni volta che lo faceva mi sentivo protetta e al sicuro.
Arrivò in fretta l'ora di cena  e andammo a sederci al tavolo che egli aveva fatto accuratamente preparare. Mi fece accomodare dopo di che si sedette. Il cibo non era particolare poiché i miei gusti erano abbastanza semplici ed egli se n'era reso conto. Vi erano alcune pizzette di pasta sfoglia farcite con della mousse al salmone e ai formaggi come antipasto, una capasanta ciascuno, una discreta porzione di risotto di mare e per secondo un carpaccio di salmone con patate arroste. Durante la cena eravamo abbastanza silenziosi. Io ero persa in certi pensieri egli, probabilmente, avrebbe disiderato avere con noi i suoi cari. Interruppi quell'imbarazzante silenzio e dissi: "ti manca la tua famiglia..." ma egli non rispose. Abbassò il volto. Era un po' imbarazzato, non era solito essere cosi malinconico. Una piccola gocciolina d'acqua scese lentamente sul suo volto. Mi avvicinai, gli baciai dolcemente le labbra e dissi: "anche se loro non sono più qui saranno sempre nel tuo cuore" egli rispose: "vorrei potessero vedere ciò che sono e che sto diventando" io: "sono sicura che dove loro sono possono vederlo anche se tu non puoi vederli" ed egli mostrò un'enorme sorriso.
Ciò che mi rendeva davvero felice era vederlo sorridere e ciò che rendeva appagato egli era vedere contenta me.
Passammo il resto della serata distesi sul divano a vedere un film. In parte vi era il camino acceso. Egli stava disteso con la schiena poggiata al divano e un braccio che avvolgeva il mio collo. Io gli ero davanti. In quell'atmosfera mi sentivo come fossi a casa. Ormai quella era la mia abitazione.
Dopo aver mangiato qualche dolcetto si fece mezzanotte. Egli salì in camera e andò a prendere il mio regalo di Natale. Sicuramente il mio era stato niente in confronto a ciò che egli mi avrebbe dato ma dalla sua reazione era stato di suo gradimento. Mi si avvicinò, mi fissò e dopo di che lo vidi estrarre dalla schiena un pacco. Lo guardai e in seguito disse: "per te Mia dolcissima Principessa" mostrando un'enorme sorriso. Continuai a fissarlo poi risposi: "per me?" egli: "certo" ed io conclusi: "oh grazie mille tesoro mio". Mi avvicinai sempre più, lo baciai improvvisamente ed egli rimase un po' scioccato. Feci un ghigno poi aprii il mio regalo. Era un diario segreto. Lo osservai stupita e in seguito dissi: "potrò scriverci tutto ciò che mi passerà per la mente" egli: "ho notato il tuo essere silenziosa alle volte. Ho pensato che coloro sono particolarmente taciturni debbano avere molto di cui raccontare. Suppongo tu possa scrivere di tutto ciò di cui non proferisci" e mi sorrise nuovamente.
Sicuramente avrei avuto molto da raccontare.

ᔕEI ᑕOᗰE ᒪᗩ ᑎEᐯEحيث تعيش القصص. اكتشف الآن