Capitolo trentuno.

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Valila è viva.
Non posso crederci, Raymond ha tagliato male volutamente.
Evidentemente voleva che lei sentisse e che morisse lentamente e in modo agonizzante, fortunatamente Lucifero è intervenuto immediatamente.

Già... Lucifero.
È strano quanto sembri lui ma in realtà non è completamente lui.
Ha confessato che degli Inferi non gliene frega proprio niente, non mostra compassione verso nessuno e sembra essere bloccato in uno stato d'apatia totale. Certo, è il Diavolo, ma conosco il mio Lucifero, colui che era così per la condanna.

E se di lui fosse rimasta solo la condanna?

Non mi stupirebbe affatto, anzi. Il problema è che non saprei se questo sia un bene o un male tremendo, da un momento all'altro potrebbe annoiarsi ed ucciderci tutti.

Esco dalla doccia e una volta che mi sono asciugata i capelli e vestita, esco fuori dal bagno, quasi convinta ci fosse colui che occupa i miei pensieri da quando l'ho conosciuto.

Aveva detto che doveva parlarmi, aveva usato anche un modo parecchio sbrigativo e quando entrambi siamo entrati in camera gli ho detto che prima mi sarei fatta una doccia, perché in quelle condizioni non potevo stare.

Mi stendo sul letto in un respiro profondo, sembra che non ci vada da una vita.

Le parole di Raymond d'un tratto rimbombano nelle mie orecchie, facendomi chiudere gli occhi come se stessi ricevendo uno schiaffo.
Non sono una Regina degna. Questo tormento mi soggioga da sempre, ma come posso fare mai la Regina se poco dopo la mia incoronazione, l'uomo più importante della mia vita e colui che doveva guidarmi a questo ruolo, finisce in coma per via di un essere maggiore del quale conoscevo solo leggende.

Il ricordo di Lucifero prima di quel attacco sembra così lontano, come una sfumatura impressa nella mia mente.
Piano piano ci sto facendo l'abitudine, non ci penso molto, ma quando accade il dolore non fa' che logorarmi.
E mi ritrovo tutto tra le mie mani, ogni cosa.
Forse Emachiele è così tormentato perché sa' che non ce la posso fare da sola, lo sa' ma non può dirmelo. Ha sempre quello sguardo truce su di me, come se la compassione non lo lasciasse mai, oppure è il semplice sentimento che prova nei miei confronti.

La porta si apre di colpo ed io non posso far a meno che saltare su' in piedi, in posizione di difesa.

Mio marito è lì che mi guarda con uno sguardo tanto freddo quanto parzialmente divertito, guardando la mia reazione.

Non dice una parola, chiude la porta alle sue spalle, si avvicina di poco e dopo che ho rilassato i muscoli lo vedo armeggiare con le tasche dei suoi pantaloni.
Ne tira fuori un anello, per poi buttarlo sul letto.

Alzo un sopracciglio e mi giro per raccoglierlo.

Quando capisco di cosa si tratta, spalanco gli occhi.

-Dannazione... È vero. Quando tu eri in coma lo diedi a te.- Il ricordo di un sogno che feci ormai tante settimane fa' dove ritraeva Lucifero in salute, io e lui in un campo a parlare del motivo per il quale il Diamante Infuocato mi facesse vedere certe immagini. Mi chiese di mettergli l'anello al dito e così feci; avevo proprio rimosso.
-Lo avevi tu... Perché non me lo hai dato?! Poteva esserci utile per Valila.- Sbotto, adirata.

Alza le spalle. -Mi annoiavo.- si passa una mano fra i capelli, un gesto che non ho mai visto fargli. -Vedere tutte quelle cose mi ha tenuto per un po' impegnato, ho anche capito alcuni trucchetti che si possono fare con esso.- Fa' con disinvoltura, sedendosi su di una poltrona davanti al fuoco.

D'un tratto mi sale il sangue al cervello. -Belzebú lo stava cercando! Potevamo sventare prima l'attacco se avessimo avuto la minima idea su chi si aggirasse negli Inferi!- sbotto, fuori controllo, vedendolo alzare gli occhi annoiato. Non risponde, decidendo di ignorarmi bellamente.
Metto l'anello in tasca, promettendomi che dovrà sparire il prima possibile.

Infiltrata nei ricordi. (INM3)Where stories live. Discover now