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Jungkook non era mai stato un ragazzo particolarmente pigro.

Non era estroverso, anzi, era abbastanza chiuso, ma amava muoversi, camminare, fare attività.

Certo, le cose si complicavano quando queste attività dovevano svolgersi con la totale assenza della vista, ma ciò non lo aveva mai fermato, anzi.

Jungkook era un sedicenne dal cuore grande, gentile e puro, nonostante la vita non gli avesse riservato il meglio.

Trovava sempre il bello in ogni cosa.

Erano passati ormai sei anni dall'incidente in cui perse la vista, e da allora non si era mai arreso.

I primi mesi furono per lui traumatici.

Aveva perso il padre in quell'incidente, e si era dato la colpa per giorni.

Aveva perso la possibilità di osservare il mondo intorno a sé, aveva perso la possibilità di vivere davvero.

Osservare ciò che lo circondava era il modo di Jungkook per estraniarsi dal mondo, e senza la vista non avrebbe potuto più farlo.

Ma poi la madre lo iscrisse ad una scuola privata per ciechi, e fu allora, all'età di undici anni, che ricominciò a vivere.

Conobbe quello che sarebbe stato la sua ancora, il suo migliore amico per tutta la vita.

Jimin.

Jimin aveva due anni in più di lui e come Jungkook, aveva perso la vista a causa di un brutto incidente, quando aveva solo 5 anni.

Jimin aveva aiutato il più piccolo a passare quel periodo orribile della sua vita grazie alla sua allegria.

Jungkook gli doveva tutto.

Ma ora Jimin non era più al suo fianco.

Nove mesi prima, grazie all'aiuto di varie aziende che avevano donato soldi, era riuscito con un'operazione di più di dieci ore a recuperare la vista tramite un microchip (*).

Ora ovviamente, dopo un periodo di riabilitazione, era uscito dalla scuola e andava a trovare Jungkook a casa.

Quel giorno Jungkook decise di uscire di casa da solo.

Non era la prima volta che succedeva, e percepiva che fuori ci fosse il bel tempo, così prese il suo bastone ed uscì fuori.

Respirò l'aria a polmoni aperti, indossò gli occhiali da sole ed iniziò a camminare.

Voleva raggiungere il bar, probabilmente lì avrebbe trovato Jimin intento a flirtare con il suo ragazzo.

Era da un po' che non li incontrava, e gli avrebbe fatto piacere parlare con loro.

Quando capì di essere quasi arrivato, ripiegò il bastone e camminò lentamente.

Per sfortuna, o fortuna, inciampò a causa del marciapiede di cui aveva completamente scordato l'esistenza, e cadde.

Cadde addosso a qualcuno ed entrambi furono a terra provocando un tonfo non indifferente.

"Si può sapere che cazzo stai facendo?!" disse una voce profonda, che proveniva proprio da sotto di lui.

Subito Jungkook sentì il suo volto andare in fiamme e cercò di spostarsi dall'altro.

"M-mi scusi, io..."

Il ragazzo caduto di schiena si alzò a sedere, passandosi le mani sui pantaloni.

"Guarda dove metti i piedi, santo ciel-" la voce si bloccò non appena vide un bastone per non vedenti a terra.

"Oh Dio, mi dispiace, non avevo..." il ragazzo gli tese la mano, aspettando che l'altro la prendesse.

La ritrasse subito.

"Dio, che stupido che sono..." disse tra sé e sé, afferrando poi la mano dell'altro che subito si fece aiutare.

"Mi scusi, è colpa mia, dovrei camminare con il bastone" abbassò la testa Jungkook.

"Non darmi del lei, non credo di essere così tanto più grande di te" disse l'altro.

"Quanti anni hai?" domandò Jungkook.

"Diciotto, e tu?" il ragazzo lo osservò, pensando che fosse davvero carino.

"Sedici" rispose Jungkook mordicchiandosi il labbro.

Il diciottenne rettificò: era davvero bello, quel ragazzino.

"Sono Taehyung comunque" disse il maggiore dei due.

"Oh...io m-mi chiamo Jungkook" arrossì l'altro.

"Beh Jungkook, è stato un piacere conoscerti nonostante la botta che si è preso il mio povero didietro. Chissà, magari ci incontreremo di nuovo" sorrise Taehyung.

"O almeno spero" aggiunse poi.

Jungkook non sentì più la sua voce, ma i suoi passi che si allontanavano.

Rimase immobile per vari istanti.

Quel Taehyung gli aveva appena detto che sperava di incontrarlo di nuovo?!

Scosse la testa, e continuò a camminare, cercando di non pensarci, fino ad arrivare al suo amato bar.

(*) la cura contro la cecità data dal microchip esiste, l'ho letto

Non so come abbia fatto a scrivere il primo capitolo, pensavo che non l'avrei mai fatto ed invece eccomi qui.
Boh mi andava, e spero davvero che possa piacervi come storia!
Ditemi cosa ne pensate
All the love xx
Clau

𝐵𝓁𝒾𝓃𝒹 [𝓀.𝓉𝒽+𝒿.𝒿𝓀]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora