ᵘⁿ ᵖⁱᶜᶜᵒˡᵒ ᶠᵘˡᵐⁱⁿᵉ

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Il cielo era sempre più scuro ed ormai era in corso un diluvio, ma questo di certo non fermò mia madre e la sua ira nei miei confronti.
Si dice che nei giorni dove il cielo è sereno, può accadere di tutto mentre in quelli piovosi le probabilità che qualcuno esca di casa per commettere un peccato siano ridotte.
Che cosa stupida; e se quest'ultima fosse vera allora varrebbe per tutti ad eccezione della cara Penelope.
Nella carrozza pensai a quei poveri cavalli, lí, fuori al gelo a trainare me e quella strega solo per farla felice.
Povero cocchiere, neanche un ombrello lo avrebbe aiutato.
Poi pensai -povera me-.
Povera me.
«Dove stiamo andando?» chiesi a quella strega cercando di restare calma nonostante le mie mani stessero tremando come due foglie.
Penelope non mi rispose nemmeno.
Durante quel tragitto nella carrozza osservai attentamente tutto ciò che era al di fuori di questa.
Era incredibile quanto fosse carina Riverdale anche in periferia.
Sembra una cosa sciocca da pensare, ma in quel momento sarei voluta scendere da lì per abbracciare ogni albero, cespuglio, fiore, per congratularmi per la sua estrema bellezza.
Per non parlare di quei ciliegio alla mia destra.
Si poteva, dal suo colore rosato, notare che la primavera fosse già alle porte.
Quel colore estremamente rosato che mi ricordava qualcosa di altrettanto splendido come i capelli di quella ragazza.
Non è colpa tua se ora sto andando lì, non ti preoccupare.
Non andare in paranoia, ragazza dai capelli rosa.
Non farti prendere dai sensi di colpa perché se amare è una colpa, siamo colpevoli entrambe.
Più passavano i secondi, più la carrozza si spostava e più gli alberi, cespugli e fiori a cui volevo fare i miei complimenti sparivano.
C'erano solo erbacce troppo cresciute ed alberi ormai morti da anni.
La pioggia non si era placata, anzi, scendeva sempre più velocemente.
Oramai le vegetazione viva era sparita completamente «siamo arrivate.. esci forza.. forza!» urlò la strega spingendomi fuori dalla carrozza.
Lei aprì l'ombrello e si riparò dalla pioggia così mi accostai alla sua sinistra, sotto l'ombrello.
«Cosa fai? Allontanati subito essere perverso quanto malato.» così mi spinse sotto la pioggia «Qui ti cureranno» aggiunse entrando nel grande portone grigio ed ormai fradicia la seguii all'intero di quel posto.
La carta da parati aveva bisogno di una controllata, lo stesso valeva per alcune finestre che in quella sala principale erano a pezzi.
Di certo un ispettore sanitario non l'avrebbe mai fatta passare liscia a quel posto.
«Signorina Blossom, ci segua pure..» sussurrò una donna anziana che mi sorrise camminando verso un corridoio terribilmente buio e deserto.
«Va pure Cheryl.. nel frattempo io e questa signora simpatica parleremo accuratamente di te» esclamò Penelope indicando con un capo colei che sembra essere il 'capo' di quella struttura.
Quel corridoio buio metteva i brividi quasi quanto la donna che mi stava guidando verso quella camera.
Da una porta alla mia destra uscirono tre suore in fila indiana e mi resi conto che era un posto estremamente religioso, anche dai crocifissi appesi su ogni angolo delle pareti.
La religione di solito riesce a tranquillizzare, solo nel mio caso non fu così.
«Ecco» disse improvvisamente quella vecchia signora aprendo la porta grigia di una camera «tutta sua signorina Cheryl... fra un po' l' aiuteremo ad avere un abbigliamento più consono.. Certo, però prima deve fare una piccola ed innocente puntura» sorrise tirando fuori dalla sua tasca una grande siringa con un ago che riusciva a farti svenire solo alla sua vista.
«C-cosa?»
«Shh signorina Blossom, si rilassi» sorrise la signora alzandomi la manica del mio braccio destro; dopo quella puntura  fu difficile tenere gli occhi aperti e fu completamente buio.

~~~

Quando aprii nuovamente gli occhi mi ritrovai in una stanza molto cupa ed a primo impatto non riconobbi ciò che mi circondava.
Guardai velocemente intorno e vidi il mio riflesso letteralmente ovunque.
Quella camera al posto delle pareti era provvista ci specchi enormi che mi permettevano di guardarmi in ogni tipo di angolazione.
I miei capelli non era più raccolti da una treccia bensì da due codini alti, mentre i miei vestiti erano tutto pur che del mio genere;erano molto stile ottocentesco.
Abbassai lo sguardo verso le mie gambe che erano legate alla sedia come i polsi.
Improvvisamente alle mie spalle apparve il riflesso di quella donna, quella strega, che mi aveva fatto quella strana puntura per farmi perdere i sensi.
«Shhh, ora mi dica un po', lei è innamorata, si signorina Blossom..?» mi chiese la donna accarezzandomi i capelli.
«..S-si» sussurrai sempre più spaventata e confusa.
«Certo certo, però la sua amata è appunto una signorina come lei... QUESTO È PECCATO!» urlò la befana prima di sparire con il suo riflesso, così una scossa insopportabile passò per tutto il resto del mio corpo.
Strinsi le mani ai braccioli della sedia mentre urlavo come non avevo mai fatto ; solo quando la scossa si placò mi sentii completamente a pezzi.
Gli occhi mi lacrimavano, la fronte mi sudava e la stretta delle mani sui braccioli si era rilassata.
«È peccato» sussurrò la donna ritornando con il suo riflesso alle mie spalle . «Quindi, ripeta...cos'è?..»
«P-peccato» risposi guardandola appena da uno degli specchi.
«Esattamente» aggiunse sorridendomi tirando fuori nuovamente quella dannata siringa e fu nuovamente notte fonda.

~~~

Quando riaprii gli occhi mi ritrovai nuovamente nella 'mia camera', stesa sul letto con un crocifisso tra le mani.
Mi alzai a metà busto guardandomi intorno ancora scombussolata.
Sul comodino alla mia destra c'erano un bicchiere d'acqua e la copia di una Bibbia quasi a pezzi.
La porta di fronte a me si aprì improvvisamente senza neanche un preavviso «Signorina Blossom» mi sorrise ancora quella donna, «Tra cinque minuti può anche raggiungerci nella sala da pranzo, alla sinistra, dove potrà cenare insieme a degli amici del Signore»
«B-bene» le risposi ancora incerta mentre lei chiudeva la porta ancora con quello strano sorriso beffardo.

Se non ero finita in un manicomio ero finita in una struttura più che simile.
-Peccato-.
È peccato?
Era certo!
Ero in quella struttura per curarmi perché ero follemente innamorata di Toni Topaz!
Era più che certo!
Stavo dando di matto e nel restare un altro secondo di più in quel posto avrei perso completamente la ragione.
Toni dove sei?
Forse starai sorseggiando un frappè con un'altra ragazza, tipo la biondina che era seduta sulle sue tue gambe nella mensa della scuola.
Sorso dopo sorso mi avrai già dimenticata,beata, perché io credo di non dimenticarti neanche con mille scosse su quella sedia infernale.

Ꮍou're  Տensational Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora