ˡᵃ ˢᵗᵃⁿᶻᵃ ʳᵒˢᵃ

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Alcuni raggi del sole riusciamo a sbucare dalle numerose nuvole che coprivano il cielo, quella fredda mattina.
Più osservavo il cielo e più avrei voluto avere delle ali, un aereo, un qualcosa che mi permettesse di scappare da lì, così da toccare quelle nuvole, spostandole, dando scena al sole.
Toni, mi manchi tanto, sai?
Dopo aver pregato con le suore e tutta la comunità, l'unica cosa che avrei voluto era il caffè, quello stesso caffè che si rivelò una delusione, essendo freddo quasi quanto quella mattinata.
Un'altra cosa fredda erano le mani della signora che mi prese per il polso trascinandomi di forza nella sala rosa.
Così la chiamavano nonostante fosse interamente grigia.
Da quella stanza durante le ore notturne si sentivano urla a non finire.
Aiuto, dicevano.
Basta, urlavano.
Poi improvvisamente le urla venivano in un certo senso ascoltate e finalmente, silenzio.
Non ero la sola in quella stanza.
C'era una ragazzina che sembrava molto più giovane di me.
Due treccine dorate le ricadeva sulle spalle, era molto magra, così magra che se mi sarei avvicinata per sussurrarle qualcosa sarebbe volata via.
Le suore educatrici ci avevano lasciate per un attimo da sole.
«..Ciao»sussurrai alla ragazzina.
Non volò.
Ci mise un po' per alzare lo sguardo verso di me e salutarmi a sua volta.
«Io sono Cher-»
«..sta zitta!» bisbigliò guardandomi spaventa.
«...Non voglio farti nulla, voglio solo sapere che cosa sta succedend-»
«Sta zitta! Zitta! ZITTA!» urló tappandosi le orecchie con le lacrime agli occhi.
La guardai ancora più confusa di prima, poggiando una mano sulla sua spalla «rilassati».
«Rilassati? Mi stai dicendo "rilassati" ? Mia zia mi ha chiusa qui senza un apparente motivo! Sono qui fin da quando avevo dieci anni! I miei sono morti due anni dopo la mia nascita..
Ed ora sono qui! E tu mi dici di rilassarmi? Rilassarmi?»
«Silenzio!» tuonò una suora panciuta avvicinandosi alla ragazzina.
«Dovresti saperlo cara, in questa stanza si deve far regnare il silenzio...perché parlavi? Stavi approcciando con lei?» tuonò nuovamente lanciandomi un'occhiataccia.
«N-no signora, no..»
«Capisci ciò che hai fatto? Hai interrotto la quiete ed il silenzio, hai disturbato la pace della sala. Complimenti. Ora seguimi insulsa ragazzina!»esclamò prendendola per l'orecchio sinistro.
La ragazza dalle treccine bionde si dimenava, cerca di sfuggire a quel mostro che dall'orecchio passò a trascinarla per i meravigliosi capelli.
«No! Si Fermi! È colpa mia se ha iniziato a parlare, io volevo socializzare!» risposi fermando quello scempio.
La suora panciuta e la ragazza mi fissarono allo stesso momento :«è vero ciò che dice?» domandò la suora, «Si!» risposi togliendo alla ragazza l'opportunità di controbattere.
«Perfetto, quindi signorina Blossom si prepari a salutare la sua amica sedia!» urló trascinandomi fuori dalla stanza rosa mentre la ragazzina mi fissava con graditudine, allo stesso tempo, con rimorso.
Avevo fatto la cosa giusta, pensai, poi mi fecero sedere su quella dannata sedia ed improvvisamente cambiai idea.
La scossa era decisamente più potente dell'ultima volta, così tanto che per me calò prima il buio.

~~~

Ero cosciente ma ancora troppo debole per aprire gli occhi; ci riuscii solo pochi minuti dopo.
La prima cosa che vidi fu il soffitto che era estremamente diverso dalla mia camera, ma allo stesso tempo era abbastanza conosciuto.
Mi alzai a metà busto e riconobbi immediatamente la stanza rosa.
Rosa.
Rosa come i capelli della mia ragazza preferita.
Soffici, profumati, nei ora quali vorrei affondare il viso.
Al solo pensiero mi si stringe la gola mentre delle lacrime mi rigano il viso.
Perché ero in quella dannata stanza?
«Non sentirà nulla signorina Blossom» mi sorrise una donna che mi mostrò una cintura sorridendo come se fosse la cosa più bella del mondo.
Istintivamente indietreggiai da seduta, su quel letto che ricordava una barella di uno ospedale.
È tutto iniziò.
Durante la notte certe volte non riuscivo a prendere sonno per le grida provenienti dalla sala rosa,ora invece ero io quella che non faceva dormire.

~~~

Quella tortura durò mezz'ora, la mezz'ora più brutta e lunga di tutta la mia vita.
La signora mi lasciò in quella stanza completamente da sola, sul pavimento.
Non riuscivo a muovermi ed ormai avevo consumato le lacrime.
Le cosce mi facevano malissimo e quel dolore mi impediva di alzarmi.
Avevo segni rossi ormai su tutto il corpo e nulla avrebbe mai più cancellato quel ricordo assurdo.
Persi i sensi, forse per lo stress, forse per il dolore subito o forse per la stanchezza, infatti fu subito giorno quando aprii nuovamente qui occhi.
La notte passò in un battito di ciglia mentre il dolore rimase ancora lì, inciso nella mia pelle e ben presto anche nell'anima.

Le ore passavano molto lentamente.
Arrivò una donna che mi portò a fare colazione con tutti i disgraziati come me e stesso lì, tra un biscotto secco e l'altro vidi la ragazzina dalle trecce dorate.
Mi si avvicinò senza dare nell'occhio e mi continuò a ringraziare.
Pensavo di aver fatto la cosa giusta, in effetti l'avevo fatta per davvero.
Il pomeriggio lo passai a leggere in camera mia, su quel letto simile ad una barella da ospedale, dove la Bibbia sembrava la cosa più interessante di questo mondo; idea al quanto sbagliata dato che la cosa più
interessante di questo mondo è la ragazza dai capelli rosa.
Ogni volta che la penso senza rendermene conto inizio a piangere come una bambina che si ritrova a dormire senza il suo amato peluche, ed a quel punto mi sento morire.

Poi c'è quel nodo alla gola che ti lega con chi vuoi restare;piano piano si stringe lasciando quel segno chiamato nostalgia e ti senti soffocare.

~~~

Dopo cena decisero di dividere noi disgraziati, in poche parole, misero in una stanza tutti quelli malati dal "peccato".
Sono malata dal peccato di amare Toni Topaz.
Sul proiettore partì un video, così tutti guardammo il muro bianco animato.
Era sbagliato amare Toni secondo quel video, però il video non mi dava un motivo per il quale tutto questo dovesse essere sbagliato.
C'era chi piangeva, chi si stringeva alla sedia tenendo gli occhi chiusi.
Io li avevo aperti anche se le mie lacrime mi avevano annebbiato la vista, quindi seguire il video fu quasi impossibile.

«Cheryl!»

Ꮍou're  Տensational Where stories live. Discover now