Quel giorno il vento le scompigliava i lunghi capelli rossi con alcune ciocche bianche, mentre le macchine sfrecciavano sulla strada, come stelle comete nel cielo. Ecco quello che pensava Sakura Yamato, una ragazza di sedici anni, con un passato dimenticato, e con un presente confuso.
Abbandonata in un orfanotrofio dai suoi stessi genitori, non sapeva chi fosse e men meno per cosa dovesse vivere.
Lei non capiva, era troppo piccola per capire. Si ricordava ancora le parole di sua madre quando erano davanti al grande edificio bianco.
Mamma: Sakura promettimi che sarai coraggiosa e vivrai la tua vita come fosse l'ultima, promettimi che sarai sempre gentile, promettimelo... Sakura?!.
Sakura: te lo prometto mamma...ma perché?
Chiese la dolce bambina confusa, incapace di capire quello che stava succedendo.
Mamma: Sakura non importa, tu devi stare al sicuro. Però adesso la tua mamma e il tuo papà devono andare via.
La madre non riusciva a trattenere quelle lacrime, ma doveva farlo. Sua figlia, l'unica che aveva, e l'unica che amava con tutto il cuore, doveva stare al sicuro, lontano dal suo destino. La strinse tra le sue braccia, con tutte le forze che aveva, e le diede un bacio sulla fronte. E senza nemmeno guardarla in faccia, si avviò verso la strada, dove il padre l'attendeva, incapace di guardare la figlia, per poi non lasciarla.
Suo padre non aveva lacrime, ma una parte di sé non c'era più. Stava lasciando la sua unica ragione di vita per sempre.La piccola bambina li vide scomparire nella foresta oltre la strada, per poi ritrovarsi nella solitudine totale.
Si guardò intorno, in cerca di qualcuno, qualcuno che le dicesse che era uno scherzo, che era tutto un gioco, ma non fu così.Rimase minuti, ore, sola davanti al cancello dell'orfanotrofio, a fissare quel punto in cui i suoi genitori l'avevano lasciata da sola.
La pioggia rendeva il tutto più triste e vuoto, e come se non fosse abbastanza, la notte era calata. Indecisa su cosa fare, varcò il cancello e bussò all'entrata, della sua nuova vita, in cui sarebbe cresciuta, in cui sarebbe diventata ciò che l'avrebbe condotta nella casa del suo destino.All'inizio tutto era difficile per lei, per non parlare dei proprietari. La maltrattavano se dormiva in più, se non lavorava abbastanza, e la rinchiudevano in cantina se parlava senza il loro consenso.
Non era un orfanotrofio, era una galera, anzi forse una galera sarebbe stata meglio, quello era un inferno.Quando Sakura compì otto anni la portarono in una nuova costruzione.
Era anch'esso un orfanotrofio, ma i bambini laggiù erano più grandi e i proprietari più gentile. O almeno fu questa l'impressione di Sakura.Ma seppur avesse qualcuno con cui condividere quella solitudine, non potè parlarne con nessuno, non conosceva le parole che avrebbero potuto descrivere quei quattro anni infernali precedenti. E con ciò si chiuse in sé stessa.
Non parlava troppo, per paura che la picchiassero, non dormiva più di sei ore, per paura che la rinchiudessero in cantina, nel buio e nel freddo. Detestava le ombre, il freddo e il timore di poter esser abbandonata crebbe giorno dopo giorno.
Abbandonata da chi? Chi c'era ancora per lei?Ma un giorno conobbe quattro ragazzini. Non ricordava più i loro nomi, ma si ricordava i loro soprannomi, quelli che lei aveva dato ad ognuno di loro.
Erano diventati cinque amici, e lei ne era felice, finalmente aveva qualcuno. Ma tutto fu distrutto quando i quattro ragazzi scapparono dell'orfanotrofio, senza lei. Senza la loro amica.Il suo piccolo cuore venne spezzato: le uniche persone che avevano fatto parte della sua solitaria vita, dopo i suoi genitori, l'avevano abbandonata. Cominciò a detestarli, tentò di scacciarli dal suo cuore, o dai pezzi rimasi di esso, eppure sapeva che era la loro nostalgia a creare tutto quell'odio
Sakura li cercò per quattro anni senza sosta, era scappata centinaia si volte, prendendosi punizioni e notti nel buio. Solo per loro. I suoi amici. Neanche per i suoi genitori avevano corso così tanto.
Non era più sè stessa, non sapeva più chi fosse. E la colpa della sua profonda infelicità fu loro. E se lo ripetè fino alla fine dei tempi.
Ed una notte riuscì a scappare, riuscì ad andarsene. Ma una macchina la investì in pieno, e quando si svegliò dopo parecchi giorni, i suoi ricordi non c'erano. O almeno non tutti. La sua vita ora era diventato un puzzle.
Ne mancavano molti, troppi. Si ricordava il suo nome, i suoi genitori e quattro ragazzini senza un nome, ben preciso. Pensava fossero suoi amici, e che la cercavano, ma non era così e lei con il passare degli anni lo comprese. Era sola.
I ricordi venivano raramente e anche se fossero, lei non riusciva a metterli in ordine.
Quando uscì dall'ospedale una gentile famiglia di aristocratici la adottò. Dissero che assomigliava alla loro defunta figlia.
Quella si che era fortuna.
Avrebbe ricominciato da capo, dimenticandosi tutto.Gli anni passavano e lei cresceva con l'arte e la musica. Amava disegnare, e suonare il pianoforte, leggere e scrivere.
Cosi detto sembrava una ragazza perfetta e dolce, ma in realtà era chiusa, e aveva paura di molte cose. Non riusciva ad avere un rapporto con il resto del mondo, neanche con i suoi genitori, e questo non le permetteva di essere libera, sfogarsi nei momenti più bisognosi, perché lo faceva attraverso la musica e l'arte e a lei andava bene, così com'era.Perfettamente perfetto.
O, almeno perfettamente dimenticato.Era diventata una anima debole, ma non sapeva che presto sarebbe diventata una guerriera.
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Diabolik Lovers || The rose of Demons (IN REVISIONE)
FanfictionSakura Yamato è una semplice ragazza, piena di sogni, con un immensa passione per la musica e per l'arte, ma ha sempre avuto problemi con gli altri. Con un passato pieno di segreti. Non ha amici per il suo carattere timido ma allo stesso tempo puro...