La mia anima affine

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Stava sistemando una nuova collana di libri quando Niall si apprestò a lui e gli sussurrò, da dietro, con voce che trasudava fermento, «ehi, piccolo, diamoci dentro». Louis trasecolò, era pronto a sbattere in faccia un libro su «come darsi piacere autonomamente» in faccia a chiunque lo stesse disturbando in modo impertinente, fino a fargli sputare la saliva e fargli ruotare il capo per metà. «Niall, porca puttana», si fermò di colpo con un'arma improvvisata sul momento, la sua mano era a mezz'aria. Non era divertente, quello scherzo. Sospirò e posò il libro sullo scaffale. «Eri così assorto» che hai pensato di rompermi i coglioni, sbuffò. «In ogni caso» continuò il collega, avvicinandosi al suo orecchio, «c'è il cliente della volta scorsa, sembra insistente» Louis fece una smorfia confusa, intontito e «non credi che il tuo ragazzo si possa ingelosire?» capì di chi si trattava. Il pomposo idiota che conosceva ogni buco di culo della Terra. Borbottò mentalmente. Non aveva bisogno di essere infastidito da quel demone, era già snervante il suo, che peggiorava di giorno in giorno. Era un ammasso di muscoli tesi e parole non dette, perciò, demone onnipotente o meno, lo avrebbe preso a manrovesci se lo avesse importunato. «No, lui è molto maturo», distaccato. «Buono a sapersi», rispose Niall, prima di darsi una scrollata e sfoderare tutto il suo charme, morsicando il labbro; aveva notato una possibile preda, a quando pareva e ci teneva a non farla fuggire. Si allontanò dal giovane senza dire nulla, in posizione d'attacco contro una «pel di carota». «Ciao, dolcezza». Questa volta Louis non si spaventò. «Elric» bofonchiò scocciato. Un libro non entrava nello scaffale, tra gli altri tomi, a causa della sua grandezza, ma Louis si era intestardito e ci sarebbe entrato con le buone o con le cattive. «Ti fa sentire meglio, fingere di equivocare il mio nome?» domandò in un sussurro elegante, tentando di abbacinare Louis con la sua sensualità. «Può darsi», se lo avesse guardato, il più giovane avrebbe cominciato a percorrere i suoi lineamenti mascolini, grossolani e maestosi. Tanto Harry se ne sarebbe fregato, cosa gli impediva di ammirare un po' di genuina bellezza? Difatti, scaltro, lo scrutò. Non sarebbe scivolato troppo nella sua ragnatela, magari avrebbe immerso solo un piede, così da riuscire a scappare. In più, la sua bambinesca tempra puerile gli gridava dietro di lasciare Harry in balìa del terrore, magari pensando che lo avrebbe sostituito e che lo avrebbe mandato nel limbo a prosciugarsi lo spirito. Probabilmente non sarebbe riuscito a tirare fuori da lui la gelosia, ma terrificarlo, consapevole delle sua egoista natura infernale. «Hai visto qualcosa che ti piace?» domandò il demone puro, con un malizioso ghigno. Louis ci pensò su. No. «Le tue labbra, raffinate». Il demone divenne più borioso di prima, mentre la sua autostima senza limite si innalzava accuratamente. Il giovane tornò a cercare di far entrare quel maledetto libro tra gli altri. «Hai pensato alla mia proposta?». Nemmeno per un secondo ma, se i demoni si divertivano a giocare con lui, perché lui non poteva fare lo stesso? Perché gli uomini dovevano essere considerati inutili e miseri, ingannati dalle forze malefiche? Per una volta voleva essere lui a muovere i fili, ingannando persino se stesso così da confondere le idee al suo demone. Avrebbe imparato come impedirgli di leggere la sua anima, prima o poi - l'altro lo faceva con tale facilità da lasciarlo spiazzato. Era una violazione di sé e lo rendeva stressato. Sapere che qualcuno potesse divorare ogni suo pensiero più profondo, o uno fortuito, magari un pensiero peculiare che non desiderava uscisse fuori, eppure, prima di Harry, si era sentito così immune, capace di poter pensare qualcosa di orrido od osceno senza essere giudicato. Ricordava l'ultima volta che aveva pensato alla sua fantasia più bizzarra, Harry l'aveva deriso per giorni e da fantasia più ambita era diventata quella odiata. «Può darsi». Sentì una botta al petto, furente. «Riflettevo sul fatto che deve essere davvero spettacolare essere il demone della conoscenza, mm?» ammiccò, leggermente. Inutile, era complicato fingere di essere interessato a qualcuno. Per lo meno, la sua bellezza esteriore compensava il suo pomposo carattere, ma con Harry, Louis aveva ben imparato che non contava la bellezza esteriore. Harry avrebbe amato la sua anima devastata anche se fosse stata in un corpo bitorzoluto o rinsecchito, poiché era un legame inderogabile il loro. «Potresti assaggiarne i privilegi, sai?» domandò, leccandosi le labbra, «ti darò la conoscenza illimitata per ventiquattr'ore e alla fine deciderai se legarti a me». Louis avrebbe voluto vomitargli sulle scarpe, ma il suo stomaco era vuoto da un paio di giorni. Percepiva l'imboscata, forse lo avrebbe asservito con quella conoscenza fino a costringerlo ad accettare il patto, oppure avrebbe fatto scoccare le ventiquattr'ore proprio mentre Louis sarebbe stato sul punto di scoprire qualcosa di indispensabile, ancora non sapeva cosa, e ciò lo avrebbe portato a supplicarlo di diventare il suo demone. No, Louis non si fidava più di tanto di se stesso, sapeva che la sua mente ballonzolava e, visto che si trovava in quel momento di lucidità, era meglio ricusare. Dopo aver lasciato Londra, Harry si era portato un Louis «mezzo svenuto» a Leeds, così da appiopparsi gli abiti più rinomati e costosi di tutta l'Inghilterra, acquistando qualcosa anche al suo compagno. Ma tutto si era mutato. La freddezza controllata di Harry era tornata, con tanto di cappello, e l'infelicità dell'altro era sempre più evidente, non interessandosi a quelle frivolezze comuni, come gli abiti o altro. Anche se si era scordato di star comprando vestiti nuovi, dopo anni. Se la sua parte conscia si fosse resa conto di ciò, sarebbe calato il panico su di lui, abbrancandolo con risolutezza. «Ehi, Lou» spuntò la testa di Liam, da uno scaffale. Quell'odioso ragazzo divenne una benedizione, per la prima volta. Non poteva crederci che la sua invadenza sarebbe risultata meritevole prima o poi. «È iniziato il mio turno, se vuoi, puoi andare a casa». Finalmente, Louis era riuscito a far entrare quel libro tra gli altri, con un po' di olio di gomito. «Con molto piacere» disse laconico, prima di salutarlo con un cenno del capo e vederlo lanciare un'occhiata torva al demone inquietante, poi ritirarsi. Liam era solito preoccuparsi per un nonnulla, era una delle sue caratteristiche portanti, l'apprensione. Lo guardò andare via, velocemente, verso la cassa. Si volse non appena udì la voce del demone, era mutata, più famelica.

Nero CherubinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora